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Cronaca

Como, contrabbando d'oro e banconote: denunciati venti "spalloni". Ecco il video

Il capoluogo lariano al centro del traffico tra Italia e Svizzera: maxi sequestro della guardia di finanza“

Nei guai una ventina di persone, due delle quali arrestate e le altre denunciate, per essere a vario titolo implicate nell’indagine Panni sporchi della Procura di Como.
La Guardia di Finanza lariana infatti, dopo approfondimenti durati mesi, ha portato alla luce un sodalizio criminale che aveva lo scopo di riciclare i profitti del commercio abusivo di oro, facendo passare valuta in contanti e monete del prezioso metallo dalla Svizzera all'Italia e viceversa.

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L'operazione ha portato all'arresto di due persone colte in flagranza di reato e alla denuncia a piede libero di altre 19. Sono stati sequestrati 36 kg d'oro in forma di lingotti o di sterline da investimento, 660mila euro in contanti e 5 vetture. L'indagine ha smantellato un riciclaggio di valuta transazionale davvero imponente, che poneva Como al centro del traffico non soltanto perché si trova sul confine, ma anche come crocevia finanziario tra Lugano e Milano. I flussi di contanti e oro, passando dal capoluogo lariano, si diramavano poi in tutta Italia. Proprio nell'episodio che ha infine portato agli arresti per esempio, i due indagati sono stati fermati dei militari all'uscita del casello autostradale di Brescia, dove si stavano scambiando un pacco di banconote - per la precisione 138.500 euro - che un imprenditore lombardo stava passava a uno spallone perché lo portasse in Svizzera.

Poi le indagini, monitorando il flusso di denaro dalla Confederazione verso l’Italia, si sono concentrate su diverse persone che erano sospettate di aver depositato negli anni soldi e oro in Svizzera in modo fraudolento. Il risultato è stato una serie di denunce e sequestri, visto che non venivano effettuate le necessarie dichiarazione in dogana. Ma soprattutto le indagini hanno messo i finanziere nella condizione di poter effettuare maggiori approfondimenti su quei patrimoni all’estero, con il risultato di scoprire dei tesoretti non dichiarati al fisco italiano. Per questa ragione, ulteriori indagini hanno poi coinvolto le province di Parma, Napoli, Genova e Trento.

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I vertici del sodalizio criminale di fatto gestiscono oltre confine degli organismi tipo “società finanziarie”, con una serie di compiti che vanno dalla fiduciaria al cambiavalute, che controllano il flusso finanziario dalla Svizzera al Bel Paese, che provvedono alla monetizzazione, ma anche al ritiro del contante in Italia, al trasferimento oltre confine e infine al deposito nei conti correnti delle banche elvetiche o in cassette di sicurezza affittate sotto falso nome che si trovano negli stessi istituti o più spesso in ufficio di cambio.

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