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Cronaca

Camping di via Cecilio, gli sfrattati vanno a parlare col sindaco. Rapinese: "Smettete di pagare"

Si sono presentati a colloquio con il primo cittadino Fabio Rossi e altre sei persone del campeggio

Il venerdì come da abitudine il sindaco di Como Alessandro Rapinese riceve i cittadini per avere con loro un dialogo diretto. Sarà rimasto sorpreso quando questa mattina 3 febbraio si sono presentati 7 "residenti" del Camping No Stress, la cui vicenda è sulle prime pagine dei giornali locali da giorni. Fabio Rossi, il portavoce degli sfrattati, è riuscito a spiegare la situazione complessa e difficile che stanno vivendo da quando, senza grande preavviso, gli è stato notificato dalla Locale l'avviso di dover lasciare il campeggio. Lo sgombero annunciato non c'è stato ma una cosa è certa: le 58 persone del No Stress dovranno andarsene da lì. 

Il sindaco Rapinese ha parlato di un incontro dai toni cordiali: "Ho consigliato loro di smettere di pagare perché stanno pagando un esercente economico per un servizio che non è autorizzato a erogare. Si tratta comunque di un rapporto tra privati, cioè tra clienti e attività commerciale e mi risulta che siano tutti paganti e quindi non in difficoltà economica. Ad ogni modo noi siamo disponibili ad aiutare coloro che risultano residenti a Como ma, ripeto, finora non mi risulta che ci siano persone prese in carico o segnalate ai servizi sociali. Infine, dall'incontro di oggi sono emerse ulteriori presunte violazioni alle normative che le autorità competenti dovranno approfondire con i gestori del camping."

Anche Fabio Rossi ha parlato di un dialogo di apertura da parte del sindaco. "Ha ribadito -ci racconta Rossi - che il campeggio andrà chiuso e che ci vorrà tempo prima che riapra perché bisogna fare dei lavori straordinari. Gli ho spiegato il problema dei non residenti a Como, che sono persone che lavorano, hanno una busta paga ma che non riescono a trivare case in affitto perché i contratti non sono a tempo indeterminato. Senza promettere nulla ha detto che si interesserà di questo aspetto. Speriamo anche che i servizi sociali cerchino di verificare ogni singola situazione per venirne a capo. Come ho detto al sindaco, per fare un esempio, come fa una ragazza che è residente a Empoli e lavora qui a chiedere aiuto al suo comune?

Abbiamo percepito una certa apertura rispetto a prima, almeno nel voler provare a considerare il problema come sociale e non solo per le 8 persone residenti a Como. Il consiglio che ci ha dato è stato quello di smettere pagare perché l'esercente non è autorizzato a erogare questo servizio. Il problema comunque resta perché sono tante le persone che non saprebbero dove andare".

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