Il piccolo Riccardo, alla nascita solo 460 grammi: una storia a lieto fine
Può finalmente tornare a casa il piccolo Riccardo Raso, insieme a mamma Maria Elisabetta e papà Denis. La sua è la storia di un bimbo prematuro, il più piccolo che sia mani nato all’ospedale Sant’Anna di Como. Alla sua nascita, avvenuta alla...
Può finalmente tornare a casa il piccolo Riccardo Raso, insieme a mamma Maria Elisabetta e papà Denis. La sua è la storia di un bimbo prematuro, il più piccolo che sia mani nato all’ospedale Sant’Anna di Como. Alla sua nascita, avvenuta alla 26esima settimana, pesava appena 460 grammi (peso che poi è sceso ulteriormente per il calo fisiologico a 380 grammi) ed era lungo 28 centimetri. La sua è una storia di speranza e di lotta per la sopravvivenza. Alla conferenza stampa indetta oggi all’ospedale Sant’Anna di Como, a cui ha preso parte la famiglia del bimbo (erano presenti anche i nonni), sono intervenuti anche i medici che hanno curato Riccardo prima e dopo la sua nascita: Mario Barbarini, primario di terapia intensiva e neonatale, Renato Maggi, primario di ostetricia e ginecologia, e la caposala della Tin, Anna Maria Alessi. Una storia a lieto fine: mamma e papà emozionatissimi, non riescono a trattenere le lacrime: Riccardo è nato il 14 marzo scorso ed è rimasto in ospedale per quattro mesi. Adesso pesa tre chili, ed è in buona salute: “Abbiamo potuto tenerlo in braccio la prima volta dopo tre mesi”, spiegano i genitori di Riccardo, i signori Raso, Maria Elisabetta, impiegata di 29 anni e Denis, idraulico di 30.
“I bambini che nascono così sottopeso, possono andare incontro a tante complicanze, da problemi respiratori alla necrosi dell’intestino”, spiega il dottor Barbarini. Le statistiche fornite dai primari, illustrano il dato di sopravvivenza: circa il 2% dei bimbi nati sotto i 500 grammi riesce a sopravvivere senza gravi problemi. Il reparto di Como segue circa 45 bambini l’anno nati con un peso inferiore ai 1500 grammi e sotto le 30 settimane di gestazione, con una sopravvivenza complessiva dell’87.5% nel 2011, rispetto alla media internazionale del 84% circa. Nella Tin vengono ricoverati tutti i bambini che richiedono una stretta sorveglianza clinica. Il reparto adopera diverse soluzioni per permettere uno sviluppo armonico del bambino: la canguro-terapia, ovvero la possibilità per la madre di tenere adagiato sul grembo il bimbo nonostante sia attaccato ai macchinari e una tradizione di “care”, ovvero permette ai genitori di stare sempre a contatto con i propri piccoli per rafforzare la relazione mamma-bambino. Il dottor Maggi ricorda come il caso del piccolo Riccardo Raso abbia certamente creato discussione sul da farsi: “La decisione stessa di fare un cesareo non è facile. Ho consigliato di far nascere il bambino. Abbiamo informato i genitori del possibile rischio ma se avesse avuto anche una sola settimana in meno, non so che cosa avremmo deciso”.