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Cronaca

Autosili e parcheggi al collasso, Valduce chiuso a fasi alterne: sosta delirio a Como

C'è da augurarsi una cosa (che, fortunatamente, ha buone probabilità di essere vera): che la situazione di oggi sia quella di un "normale" sabato di primavera, per di più nel bel mezzo di un ponte festivo. Il che - per arrivare al punto -...

C'è da augurarsi una cosa (che, fortunatamente, ha buone probabilità di essere vera): che la situazione di oggi sia quella di un "normale" sabato di primavera, per di più nel bel mezzo di un ponte festivo. Il che - per arrivare al punto - significherebbe che il delirio da caccia al parcheggio non sia legato se non in minima parte all'apertura di Expo. Perché se invece così fosse, allora Como sarebbe di fronte a un problema gigantesco: il collasso delle strutture di sosta centrali in città per mesi e mesi. Da stamattina, infatti, per i moltissimi turisti in arrivo a Como trovare un parcheggio è un'impresa titanica, disperata. In particolare, vien da sé, nei due più importanti sfogatoi alle porte della città murata, l'autosilo privato di via Lecco - mentre scriviamo temporaneamente chiuso perché stracolmo - e quello pubblico di via Auguadri, che registra code record dalle 10. Ma c'è di più e i cartelli parlano chiarissimo: alle 16.15, ora in cui sono state scattate le foto, anche i posteggi di via Sirtori e del Valduce segnavano chiaramente "posti zero". Con il conseguente collasso della viabilità attorno e, in generale, nei pressi di tutto il centro.

Qui, dunque, si torna all'inizio: resta da sperare che gli ingorghi di queste ore siano soltanto il frutto "classico" del mix ponte festivo-bel tempo-primavera. Quindi che sia da escludere la possibilità che l'overbooking della sosta derivi in qualche modo legato dall'avvio di Expo e da un afflusso straordinario di gente a Como. Altrimenti - se davvero l'esposizione universale avesse il potere di moltiplicare i visitatori da qui alla sua fine - per il capoluogo, le sue strade, i suoi abitanti e i visitatori stessi si prospetterebbero 6 mesi infernali. Con la necessità assoluta e tassativa, a quel punto, di prevedere in tempi più che celeri un piano straordinario di offerta di sosta.

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