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Cronaca

Maxi frode fiscale sulla benzina per 25 milioni di euro: 3 comaschi arrestati

Operazione della Guardia di Finanza di Perugia: evasa Iva per milioni di euro

Maxi frode milionaria sul carburante, benzina e gasolio, scoperta dalla Guardia di finanza che ha portato all'arresto di 3 comaschi.
Come riporta domenica 25 marzo 2018 la Provincia, gli arresti rientrano nell'ambito di un’operazione contro due associazioni a delinquere specializzate nella compravendita di carburante con l’evasione dell’Iva per milioni di euro.

L'inchiesta

Le indagini, condotte dalla Finanza di Perugia, sono inziate due anni fa: tutto è partito da un’ispezione fiscale effettuata in una società umbra specializzata nella commercializzazione di carburante. Tra le carte esaminate, le fiamme gialle avevano scoperto una serie di fatture con società che presentavano tutte le caratteristiche delle cosiddette “cartiere”, ovvero realtà create solamente con allo scopo di emettere fatture per poi sparire evitando di pagare l’Iva.

Come avveniva la frode

Come riporta la Provincia, i 3 comaschi arrestati compravano carburante (tra il 2016 e il 2017 parliamo di affari per circa 15 milioni di euro) da una società in Croazia, per poi rivenderlo ad alcune società cartiere, tra cui una  amministrata da uno dei comaschi. Il giro d'affari stimato tra 2016 e 2017 sarebbe di circa 15 milioni di euro.
Secono la legge l'iva non viene versata subito quando si acquistano beni sottoposti al pagamento dell’Iva da società estere ma comunitarie. L'imposta va pagata quando il bene in oggetto (in questo caso il carburante) viene acquistato dalla prima società italiana. In questo caso tale società era appunto una "cartiera", che aveva lo scopo di fatturare, girare la merce al cliente finale per poi sparire senza pagare l'Iva.
Secondo l'inchiesta le cartiere riconducibili ai tre comaschi avrebbero addiritta finto acquisti di altri beni da altre aziende simili per pareggiare debiti e crediti d'Iva.

Gli arresti

13 nel complesso le persone arrestate dalla Finanza, di cui 8 in carcere e 5 ai domiciliari. La frode ammonterebbe in totale a 25 milioni di euro. "Un malinteso", così si sarebbero difesi alcuni degli arrestati.

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