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Cronaca

Anticorruzione, paratie a un passo dalla catastrofe: 40 giorni di speranza e paura

Esiste la possibilità concreta che il verdetto dell'Autorità anticorruzione sul progetto delle paratie antiesondazione abbia conseguenze catastrofiche sul futuro del lungolago di Como. Starà al Comune, entro i prossimi 40 giorni (ma agosto non...

Esiste la possibilità concreta che il verdetto dell'Autorità anticorruzione sul progetto delle paratie antiesondazione abbia conseguenze catastrofiche sul futuro del lungolago di Como. Starà al Comune, entro i prossimi 40 giorni (ma agosto non aiuta), tentare con un'impresa disperata di produrre controdeduzioni talmente convincenti da far cambiare idea all'Anac su quella che, al momento, è invece la possibilità in assoluto più concreta: l'obbligo per Palazzo Cernezzi di annullare del tutto il contratto in essere con l'azienda Sacaim e indire un appalto completamente nuovo non soltanto per realizzare la terza perizia di variante di cui tanto si è discusso negli ultimi mesi, bensì per tutte le opere che ancora devono essere completate. Per arrivare, insomma, a un azzeramento della situazione attuale e a una nuova gara (a cui, comunque, Sacaim potrebbe partecipare). Uno scenario potenzialmente devastante, che significherebbe - al netto di sempre possibili ricorsi a incancrenire ancora di più la situazione - un allungamento dei tempi incalcolabile e un danno per la città facilmente intuibile.

Ma perché tanto pessimismo? Perché le conclusioni del ponderoso documento giunto oggi da Roma a Palazzo Cernezzi dicono - naturalmente in estrema sintesi - che il lavoro dei tecnici e dirigenti comunali oggi in servizio, gli stessi che hanno elaborato la terza perizia di variante per il ridimensionamento delle vasche di laminazione e per tutta la parte degli arredi di superficie, non presenta grandi criticità né punti deboli. Anzi, in gran parte - come aveva già certificato il Nucleo di valutazione della Regione - è stata realizzata su criteri ingegneristici, tecnici ed economici validi e accettabili. Il vero nodo - sembra dedursi chiaramente dalle valutazioni finali dell'Anac - è che quella perizia potrebbe essere stata realizzata, per quanto bene, su basi precedenti errate e capace di minarne completamente la legittimità.

In pratica, Anac sostiene che il progetto originario - e per originario si intende quello andato in appalto nel 2005 ma realizzato in gran parte già negli anni '90 e successivamente modificato più volte - presentava troppi punti deboli per potervi impiantare una tale serie di ponderose modifiche tecniche ed economiche giustificate con l'ormai celebre "sorpresa geologica", ossia il rischio di danni per gli edifici in caso di prosecuzione del progetto così come ereditato dall'esecutvo Lucini dall'ultima giunta Bruni.

In pratica, il "j'accuse" di Anac sul progetto originario di paratie e nuovo lungolago avrebbe il significato di cancellare l'aspetto della cosiddetta "sorpresa geologica" con cui dal 2012 Palazzo Cernezzi ha giustificato le profonde modifiche progettuali alle paratie e al lungolago. Questo perché - sempre nella tesi che si profila nelle conclusioni dell'Anac - in realtà soprattutto la terza perizia redatta negli ultimi 3 anni verrebbe intesa come una modifica progettuale per sistemare un progetto carente e non come una via che l'amministrazione è stata obbligata a intraprendere una volta trovatasi di fronte a enormi e impronosticanbili imprevisti. La differenza tra modifiche progettuali e sorpresa geologica è dunque il fattore in grado di determinare il futuro della vicenda, poiché nel caso Anac ribadisse anche dopo le controdeduzioni del Comune che la terza perizia di variante rientra nel primo caso (modifiche) e non nel secondo (frutto di sorpresa geologica) allora non si potrebbe più giustificare l'impennata dei costi del cantiere così come conosciuta ora (cifra finale attorno ai 33milioni).

Una situazione potenzialmente paradossale, quella messa nero su bianco dall'Anticorruzione: il lavoro svolto negli ultimi 36 mesi dagli uffici comunali è ritenuto valido, ma è altresì considerato come una modifica progettuale tout-court e non come il necessario adeguamento per cause insorte all'improvviso. E se la seconda ipotesi avrebbe permesso di poter proseguire i lavori come ipotizzato dal Comune finora (permettendo anche un esborso economico quasi "illimitato"), nella prima un rincaro superiore al 20% rispetto ai costi originari determina automaticamente la necessità di un appalto ex novo. E la terza perizia di variante ha "sfondato" la soglia accettabile di rincaro fissata al 20% massimo, quindi, secondo l'Anac, ciò impone lo stop e la ripartenza da zero con una nuova gara per l'intero intervento sul lungolago.

A meno che, come si accennava all'inizio, nei prossimi 40 giorni Palazzo Cernezzi non produca controdeduzioni talmente convincenti da persuadere l'Anac della effettiva validità dell'argomento "sorpresa geologica". Se non sarà così, per il lungolago potrebbero davvero aprirsi le porte dell'inferno.

Appuntamento ai primi di settembre. Con il fiato sospeso.

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