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Cronaca

"Agganciata al treno che riparte": incubo notturno (sotto il nubifragio) alla stazione di Albate

Un treno che si ferma di notte nel buio più totale, sotto uno degli acquazzoni più violenti della stagione. Un gruppo di persone, tra i 60 e i 70 anni, costretto letteralmente a saltare dal vagone per atterrare sui ciottoli della ferrovia, in...

Un treno che si ferma di notte nel buio più totale, sotto uno degli acquazzoni più violenti della stagione. Un gruppo di persone, tra i 60 e i 70 anni, costretto letteralmente a saltare dal vagone per atterrare sui ciottoli della ferrovia, in mezzo al fango, lontano dalla stazione. Una donna che rimane incastrata mentre il convoglio sta ripartendo e si libera per miracolo.

Un racconto inquietante. Non fosse tragica realtà, avrebbe i toni e le sfumature di una sceneggiatura.

E' tutto nero su bianco, nella lettera-denuncia di una lettrice. La pubblichiamo integralmente perché, davvero, l'idea di “tragedia sfiorata” non è una brutale sintesi, ma quanto realmente accaduto.

Questa non è una sterile lamentela. E' un urlo, perché vi sia una riflessione.

Sono una signora di 64 anni (residente a Como) cui è capitato un incidente che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia.

Il 15 Ottobre 2015, finalmente, io, mio marito e un gruppo di amici (tutti tra i 60 e i 70 anni) siamo riusciti a andare a Milano per visitare Expo.

Organizziamo la trasferta con le Ferrovie dello Stato. All'andata tutto "relativamente" bene, abbiamo preso il treno la mattina presto, in stazione ad Albate: riusciamo a prendere posto ma nel giro di poche fermate i vagoni si riempiono di gente, molte le persone che devono restare in piedi. Finalmente arrivati passiamo una bellissima giornata tra i padiglioni, restiamo fino a sera per godere lo spettacolo dell'Albero della Vita illuminato.

Alle 21.21 abbiamo il ritorno (in ritardo di 5 minuti ma niente di grave). Arriva un treno lunghissimo con tantissime carrozze. Il convoglio è decisamente più lungo del solito. Abbiamo fatto i biglietti sul treno: era talmente pieno di persone che siamo riusciti a raggiungere il controllore solo a Seregno (il tagliando infatti mostra una sovrattassa per autodenuncia).

Una volta arrivati alla stazione di Albate, siamo pronti per scendere, si aprono le porte e...ecco la sorpresa. Ci troviamo negli ultimi vagoni: non c'è né gradino né il marciapiede della stazione, solo sassi. Il treno “avanza” fuori dalla stazione di almeno tre vagoni. Fuori è buio pesto, diluvia pesantemente.

Mio marito e un amico scendono per primi, un salto di almeno 70 centimetri, così aiutano le donne a scendere prendendole in braccio. Io sono l'ultima, per paura che il treno riparta mi aggrappo alla maniglia della porta e mi butto. Mi rimane il braccio incastrato nelle porte che nel frattempo si si sono richiuse (insomma il treno stava davvero ripartendo). Non so ancora con quale forza sia riuscita a liberare il braccio intrappolato.

Tutto questo, ripeto, in un buio tremendo sotto l'acquazzone, tra sassi e fango, Un vero incubo che avrebbe davvero potuto trasformarsi in tragedia.

Ora, io chiedo come si fa ad aggiungere carrozze così da far diventare un treno più lungo della stazione? E, soprattutto, come si fanno ad aprire gli sportelli senza neanche un gradino? Come può un solo capotreno controllare un convoglio tanto lungo?

Non un fischio di avviso, non una voce che annunciasse l'arrivo in stazione o la ripartenza, non una misera luce per indicare il percorso.

Peccato. Grazie a Dio a me è andata bene. Non voglio nemmeno pensare se, invece del braccio, si fossero incastrate la borsa e la giacca a quella maledetta porta. Non voglio pensarci.

Voglio solo far riflettere ancora una volta sulle condizioni dei nostri treni di Stato.

Lettera Firmata

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