Il segretario nazionale della Fiom Maurizio Landini non starà creando un partito, come ha ripetuto innumerevoli volte anche oggi a Como all'attivo dei delegati della Cgil. Ma un dato di fatto c'è: mezz'ora di discorso così intrinsecamente politico e così unicamente diretto a contestare il governo Renzi e le sue politiche del lavoro, oggi forse non si sarebbe sentita nemmeno da Silvio Berlusconi o Matteo Salvini.
Ad ogni modo, il leader della Fiom è arrivato alla Biblioteca di piazzetta Venosto Lucati accolto come una star. O come un leader di partito vecchio stampo: ali di folla, nucleo di giornalisti, strette di mano, sorrisi, foto, acclamazioni. E la sala prenotata dal sindacato era - cosa rara - stracolma. Lui, anche se un po' di fretta ("Scusate, ma senò perdo il treno e devo tornare in serata a Roma"), ha dunque sfoderato le sue armi migliori (almeno per i sostenitori): voce alta, vorticoso gesticolio e una grande piattaforma politico-sindacale a sostegno della sua nuova creatura, la Coalizione sociale. "Non è un partito - ha subito risposto Landini ai cronisti - Certo, è un modo per fare politica ma per riunire il mondo del lavoro, per allargare la rappresentanza del sindacato oltre i lavoratori dipendenti, anche alle partite Iva e persino ai datori di lavoro che ci staranno. Fare politica è una cosa, ma fare un partito è diverso. Tutti fanno politica, ma è il momento di farla per coloro che oggi non hanno rappresentanza in Parlamento, che lavorano e pagano le tasse, che grazie al Jobs Act vedono aumentare la precarietà e diminuire le tutele e i diritti a causa delle politiche del governo. E diciamocelo chiaro: o le leggi le cambia il Parlamento, oppure si devono trovare altri strumenti. Anche il referendum se necessario".
Infine, ecco l'appello alla mobilitazione per l'iniziativa già in programma il 28 marzo prossimo in piazza del Popolo a Roma ("Dovremo essere tantissimi") e l'invito anche alle stesse Fiom e Cgil a cambiare pelle: "Deve esserci un ricambio, le nostre risorse si devono muovere, si deve tornare sul territorio. Anche il sindacato deve cambiare".