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Maurizio Pratelli

Collaboratore

La magnifica Italia del "tuca tuca"

Il sigillo europeo firmato Mancini

Dopo questi Europei,il catenaggio all'italiana si può definitivamente lasciare ai ricordi del secolo scorso. Roberto Mancini, nel silenzio operoso del suo calcio educato, ha saputo costruire una squadra regina del passaggio corto. Un asfissiante "tuca tuca" continuo che partita dopo partita è arrivato a conquistare l'ombelico d'Europa a Wembley, giocando la finalissima contro una squadra che aveva dalla sua tutti i favori del pronostico. E invece, anche a Londra, a casa  Brexit, gli azzurri hanno giocato 120 minuti senza mai perdere la testa. Nemmeno dopo la doccia fredda di un gol arrivato troppo presto.

Come nulla fosse, con una freddezza nordica, l'Italia piano piano ha imposto il suo gioco. Sfoderando, soprattutto nel secondo tempo, tutte le sue qualità e arrivando ad un soffio dalla vittoria anche prima dei calci di rigore. E qui, va detto, c'è stato un giocatore che per furia agonistica ha ricordato il Cannavaro dei mondiali del 2006: Giorgo Chiellini. Il capitano è stato lo straordinario collante di una squadra che ha dimostrato di avere il suo top player nel collettivo. 

A turno, tutti gli azzurri schierati da Mancini si sono dimostrati necessari. Se non nelle giocate, nel sacrificio. Se ieri non hanno brillato Barella e (ancora) Immobile, ci hanno pensato prima Chiesa, a tratti devastante anche senza trovare la via del gol, e infine un gigantesco Donnarumma. E così, passati indenni anche dai due tempi supplementari, dove non abbiamo smesso di giocare a calcio, siamo arrivati ai rigori con la stessa serenità che ci aveva portato a battere in semifinale anche la Spagna.  

Ed è qui che quello del calcio si è rivelato ancora una volta lo sport più bello di tutti. Come già successo contro le furie rosse, il pallone decisivo è toccato a Jorginho. Eravamo già tutti in piedi pronti ad esplodere in una nuova e definitiva esultanza europea. Ma è stata una delusione che non è durata nemmeno il tempo di accasciarci sul divano con le braccia perse. Abbiamo stretto i pugni fino al tuffo di Gigione Donnarumma, quando le sue manone (le nostre manone) hanno respinto il tiro di Saka portano l'Italia in trionfo. 

Una vittoria meritata, sigillato da nuovo abbraccio commosso tra Vialli e Mancini. Un Europeo che ricorderemo a lungo anche grazie a loro. Perché mai con in questa occasione, insieme quella tricolore, ha sventolato la bandiera dell'amicizia. Uno splogliatoio granitico, senza rivalità e polemiche disturbanti, guidato da un Signor Coach. Quasi tutto troppo bello per essere vero in questa Italia eternamente divisa. Grazie Mancio, il merito è tutto tuo. 

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