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Maurizio Pratelli

Collaboratore

L'era del passaporto verde

L'obbligo vaccinale sotto la mascherina green

Primi e forse unici in Europa, siamo entrati in una nuova era. Senza green pass, dal 15 ottobre non si potrà fare praticamente nulla, nemmeno lavorare. E allora, almeno fino alla fine dell'emergenza covid, ogni passo della nostra vita quotidiana sarà regolato dal certificato verde. D'altronde abbiamo fatto dell'emergenza, ben prima della pandemia, il nostro inno nazionale. 

Una riflessione va però fatta, soprattutto alla luce delle parole del Premier Draghi, che aveva giustificato l'allargamento del green pass con la certezza che fosse l'unico strumento per garantire alle persone di frequentare ambienti al riparo dal pericolo del contagio. Non è così, lo ha detto chiaramente anche il professor Andrea Crisanti: "Il green pass è un incentivo per la vaccinazione, non uno strumento di sanità pubblica. Sento molti politici dire che col green pass creiamo degli ambienti sicuri e questo non è vero. Perché le persone vaccinate con una singola dose si possono infettare e stare male. Dire che il green pass aumenta la sicurezza nei cinena, nei ristoranti è una bufala pazzesca".

Siccome Crisanti non è certo un pericoloso no-vax ma certamente un autorevole scienziato, va da sè che qui non è in discussione la campagna vaccinale ma il senso errato di sicurezza che si è voluto dare al green pass. Perchè, banalmente, se fosse vero che l'ombrello verde ci mette davvero al riparo dal rischio di infettarci, allora conseguentemente avrebbero dovuto essere eliminate le restrizioni, che invece, guarda caso, permangono esattamente come prima: mascherine, distanziamento, limitazioni agli ingressi. E al netto di chi chiede che vengano tolte con l'avvento del green pass, sembra che il Governo non abbia nessuna intenzione di farlo, contraddicendo di fatto se stesso.

E allora lo si dica chiaramente: non potendo al momento, per ragioni ovvie, introdurre l'obbligo vaccinale, è stato attivato lo strumento più idoneo, giusto o sbagliato che sia, ad indurre anche i piu resistenti a vaccinarsi. Con l'obiettivo, non poi così lontano - visto che l'immunità di gregge, di variante in variante, diventa sempre più difficile da raggiungere - di arrivare al 90% di immunizzati. O meglio, di cittadini che hanno potenzialmente ridotto i loro rischi di ammalarsi gravemente. 

Sarà sufficiente o il covid con i suoi nuovi cappotti invernali, ad esempio la variante Mu, riuscirà ad aggirare le due dosi e il passaporto verde per essere rinnovato avrà bisogno di un altro timbro, il terzo? Molto probabilmente sì, le premesse portano come minimo in questa direzione. E poi? Quando torneremo, non alla vita di prima, almeno a un'idea di normalità? Ad una società capace di vivere unita e non divisa? Quando getteremo la maschera della paura che cova rabbia e cattiveria? Quando green sarà finalmente sinonimo di un mondo etico e non sterilizzato nel cuore? Quando riprenderemo il nostro viaggio fermo alla stazione da quasi due anni. Quando? Forse quando anche Orfini capirà che i dirittti costituzionali non valgono solo per i parlamentari, ma anche, ad esempio, per gli studenti e i lavoratori. 

L'ombra della mia identità
Mentre sedevo al cinema oppure in un bar

Ma spero che ritorni presto l'era
Del cinghiale bianco

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