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Venerdì, 29 Marzo 2024
Editoriale Via Milano

Via Milano, quando la cronaca finisce nelle fauci dei social

Un nostro servizio ha scatenato una feroce polemica sui social

Qui non si trattava di essere o non essere solidali con il fenomeno dell’immigrazione. In questo caso, più semplicemente, si trattava di fare il nostro mestiere: i cronisti. Abbiamo raccontato con un articolo, senza inventarci una sola riga, come sta cambiando via Milano alta anche in relazione alle sue nuove attività commerciali. Apriti cielo, sulla pagina Facebook di QuiComo si è scatenata una ridda di commenti che in buona sostanza hanno dipinto quella zona come una “fogna”.

Sappiamo bene, e non siamo certo noi a sostenerlo, che i social vanno presi con le pinze e che ogni notizia è oggi sottoposta ai commenti più feroci. Sappiamo anche che in molti hanno apprezzato il nostro servizio capendone perfettamente lo spirito.

Resta il fatto, e nessuno lo può negare, che in via Milano siamo stati accolti con gentilezza, con sorrisi, con ospitalità, con grande collaborazione alle nostre domande e che in molti si sono fatti fotografare con immediata disponibilità. Resta il fatto che esiste una sostanziosa comunità di commercianti che lavora e che ha saputo integrarsi nel tessuto economico di una piccola città. Resta il fatto, non secondario, che la maggior parte dei clienti di quelle attività sono italiani. Di più, in quella via non abbiamo notato alcuna situazione di degrado degna di cronaca, tantomeno situazioni pericolose. E questo proprio grazie al fatto che i negozi stessi sono simbolo di grande fermento, vitalità e persino sicurezza. Sia venerdì pomeriggio sia sabato mattina c’era infatti un notevole via vai di gente che entrava e usciva dai vari esercizi commerciali.

Via Milano alta è stata per anni una zona morta, abbandonata, senza futuro. Ora un futuro ce l’ha. Che potrà anche non piacere. Non sta a noi giudicare un cambiamento che in questo momento storico tocca l’Europa intera. Ovviamente il paragone con Brixton, che chi scrive conosce benissimo, era una forzatura. Più naturalmente si cercava di far passare quel sapore di ricchezza culturale figlia di provenienze ed esperienze così diverse, che difficilmente si respira con la stessa autenticà in altre zone della città, fatta forse eccezione per via Borgovico vecchia. A meno che non vogliamo rimanere per sempre ancorati all'idea che Como che si possa solo arricchire con i turisti da selfie. Ma quella è tutta un’altra storia. E anche un’altra economia.  

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