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Editoriale

Via del Dos è una questione tecnica per colpa della politica

L'ultimo mattone di un muro del pianto

Una lunga battaglia che dura da mesi. Incontri, scontri, ricorsi al Tar, esposti alla Procura, promesse elettorali e le ultime scintille di ieri in consiglio comunale. Il caso via del Dos ha dato vita al primo vero e proprio scontro tra il sindaco Rapinese e le opposizioni tutte. La richiesta di sospensione della seduta per incontrare i rappresentanti di Colisseum, negata dal presidente Anzaldo e ribadita dal sindaco, ma soprattutto gli attacchi del centrosinistra e del centrodestra ai quali ha risposto argomentando con fermezza Rapinese.

In buona sostanza non ci sarà nessuna proroga alla scadenza del 31 luglio e i motivi, lo ha spiegato lo stesso Rapinese, non sono di natura politica, altrimenti se ne sarebbe potuto discutere, ma esclusivamente di natura tecnica. In altre parole, come era noto su tempo, solo che ora è stato messo nero su bianco dai tecnici di Ats e del Comune, non sussistono le condizioni di sicurezza per proseguire le attività in via del Dos. Lo stato di deterioramento delle piscinei è tale da richiedere lavori immediati, senza i quali gli impianti non possono essere utilizzati: troppi rischi per gli utenti.

In altre parole la manutenzione, peraltro a suo tempo già richiesta anche da Colisseum, non è più procrastinabile. Non senza dimeticare che anche la sostituzione della caldaia, già programmata ad agosto, non permetterebbe comunque di riscaldare l'acqua nelle prossime settimane. Sembra del tutto evidente, allo stato dell'arte, che nessuno, tanto meno il sindaco, potrebbe assumersi la responsabilità di far proseguire le attività laddove sono state certificate condizioni di non sicurezza.

Difficile pensare che la Procura, alla quale si è appellata Colisseum, possa sovvertire la questione. Certamente esiste il danno per gli utenti, ai quali ora occorre offrire quelle alternative già promesse dal sindaco, ma farne una questione politica per attaccare Rapinese appare quantomeno pretestuoso. Il sindaco, difficile smentire i fatti, ha ereditato un problema sul quale è poi piombata una "sentenza tecnica" difficilmente appellabile o aggirabile.

Il punto è, qui come in altre vicende, che la manutenzione ordinaria è stata quantomeno lacunosa, tanto da diventare straordinaria e non più rimandabile. E insomma via del Dos è una questione tecnica per le mancanza della politica che non ha saputo dare risposte adeguate quando doveva darle. E le promesse in campagna elettorale, pur in buona fede, oggi cascano tutte davanti all'evidenza dei fatti. Via del Dos, alla fine, è solo l'ultimo mattone di un muro, quello degli impianti sportivi di Como, interamente crollato. Rimetterlo in piedi, dopo anni di picconate, spetta, questo sì, al sindaco Rapinese.    

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