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Maurizio Pratelli

Collaboratore

Rapinese, lezione di stile dopo la battaglia

Si riparte dall'eleganza, con la speranza che il nuovo sindaco confezioni un buon vestito anche per Como

I tanti commentatori seriali, che da destra e da sinistra, non hanno perso occasione per dileggiare il perdente o il vincitore, dovrebbero prendere lezione, questa volta sì, da Barbara Minghetti ed Alessandro Rapinese. Una lezione di stile, che, entrambi, hanno dato non solo ai leoni da tastiera ma anche ai tanti leader politici che non hanno perso occasione per cercare rivincite o vendette usando toni spesso sgradevoli.

Alla misura con cui Minghetti ha accettato la sconfitta, ha infatti corrisposto un'eguale profilo di Rapinese. Un comportamento esemplare sia nella bruciante sconfitta che nella storica vittoria. E se da Barbara Minghetti questo atteggiamento non sorprende, seppure ben comprendo, conoscendola un po', quanta genuina sofferenza l'accompagni in questi giorni, la pacatezza con cui Rapinese si è presentato da vincitore ha un po' felicemente spiazzato tutti.

Dopo tanta attesa, ci saremmo aspettati un approccio più colorato. Invece, già calato nel nuovo ruolo, Rapinese ha fatto della moderazione e dell'eleganza istituzionale la sua nuova cifra. Quasi a voler mandare un primo messaggio a chi immaginava, anche nelle vesti di primo cittadino, un Alessandro furioso. Ma il ragazzo ha studiato sui banchi di Palazzo Cernezzi per diversi lustri e della politica amministrativa conosce forma e sostanza.

Sa bene che l'opposizione è una cosa di cui occorre avere più rispetto che timore ma che il comando è tutto un altro mestiere. Al punto che, lui che il suo sogno lo ha realizzato, ha subito detto che non farà sognare nessuno. Piccoli passi e applausi, volendo, solo ad ogni opera compiuta. In questi giorni si infilerà nel lungo tunnel che porta ai tanti dossier che Como aspetta di vedere realizzati. Rapinese sa bene che tutti lo aspettano al varco, che il campo è minato, che un suo passo falso sarebbe accolto dai partiti da un'ovazione.

Tuttavia, per non fare la fine di Pirro, Rapinese dovrà dimostrare che aver messo alla porta destra e sinistra, per fare "suo" il castello di Como, non si trasformi in un prezzo spropositato per la città. Si dirà, e lì sta una delle ragioni che lo hanno portato coi suoi prodi a Palazzo, che la città il suo debito con le disgrazie urbane lo ha già pagato. Ed è vero. Non di meno siamo convinti, ma soprattutto glielo auguriamo, che Alessandro Rapinese possa essere un buon sindaco. A patto che l'eleganza della nuova stagione alla fine vesta per bene anche la città. Buon lavoro, sindaco.    

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