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Venerdì, 29 Marzo 2024

Maurizio Pratelli

Collaboratore

Nuovo lungolago tra nostalgia e approssimazione: il dilemma dei parapetti

L'ultima incompiuta e il rischio di nuove transenne vista lago

Qualche giorno fa scrivevamo che il nuovo lungolago era quasi pronto a rinascere dopo 15 anni di calvario. Seppure solo in parte, ovvero almeno sino a piazza Cavour, le disgrazie di un tempo, 3 lustri, sembravano davvero alle spalle. Poi, come monito di un'eterna sentenza, è scoppiato il caso dei parapetti. Questione non nuovissima, e mai davvero risolta, che ora si mostra come una falla (l'ultima?) d'un cantiere maledetto, quello appunto delle paratie del nuovo lungolago di Como.

Ma quel è il punto? Innanzitutto che i vecchi amati parapetti, con tanto di simbolici timoni al centro, non sono più a norma. Ragion per cui, dato per certo che gli stessi non sono riadattabili, non possono essere ricollocati sul lungolago così come furono anticamente pensati. Conseguentemente c'è chi li vorrebbe esattamente uguali ai precedenti, anche se uguali è impossibile visto che dovranno essere quantomeno più alti. In questo caso il rischio più evidente è quello di posizionare un falso, una brutta copia senza più alcun senso, né storico né architettonico, solo mossi da una nostalgica suggestione  Per questi motivi, c'è chi auspica, come ad esempio l'architetto Lorenza Ceruti, un nuovo disegno e nuovi materiali visivamente meno ingombranti. Un'idea sensata anche in virtù del fatto che nulla è più come un tempo. Purtroppo, verrebbe da dire. 

Una cosa appare però certa: il lungolago - che non è tornato nemmeno in questo travagliato restyling all'antica tradizione del digradare delle scalinate, se non nell'abituale tratto antistante piazza Cavour - dovrà avere per forza un parapetto per evitare che qualcuno cada accidentalmente in acqua: la normativa vigente prevede persino che i parapetti non debbano essere "scalabili". Pensare di lasciare senza protezione la passeggiata così come è stata pensata e realizzata, con il suo muro a lago, è semplicemente una follia o un invito ai tuffi, volontari e non.

Come se ne uscirà è tutt'altro che chiaro, con il rischio che i tempi (sempre più ristretti) concedano spazio all'accrocchio. Oppure che si ricorra, pur di riaprire quanto prima il lungolago, come promesso da Regione, a una soluzione posticcia: ovvero posizionando delle "belle" transenne provvisorie, alle quali la città sì è peraltro già abituata, basti pensare, ad esempio, a Porta Torre. Tra il serio, il faceto e il provocatorio, avanziamo una terza soluzione: mantenere le piccole paratie sempre alzate. 

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