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Editoriale

Nuove cartoline da Como

La provocazione di Don Giusto occasione per riflettere

Ci voleva Don Giusto Della Valle, un prete che non si è mai tirato indietro, per tirare un nuovo schiaffo alla città. E non poteva esserci immagine più eloquente di quella scelta da un uomo che per molti ha rappresentato a Como l'ultimo rifugio possibile. Se Gesù è davvero nato per abbattere muri, allora la foto cartolina inviata da Don Giusto, non a caso nel giorno di Natale, porta con sé più di un messaggio.

Se anche un luogo quasi abbandonato come l'autosilo Valmulini ha bisogno di recinzioni e filo spinato per allontanare un pugno di disperati, forse è tempo che questa città inizi a meditare profondamente, a riflettere, a ritrovarsi guardando oltre le pance intolleranti. Farlo è sì compito delle istituzioni ma il fallimento di una società civile è il fallimento di tutti. Perché Como e il suo lago, abituati a mostrarsi patinati e simbolo nel mondo di un turismo luccicante, da mesi hanno conquistato le cronache nazionali e internazionali per motivi che non le hanno certo fatto onore. 

Prima l'irruzione degli skinheads, che ha portato a Como i big del Governo, presidente della Camera in testa, istituzionalmente ignorata dal sindaco Mario Landriscina, poi l'ordinanza anti-accattonaggio e il conseguente maldestro divieto di offrire colazioni ai migranti che ha innescato, nei giorni a ridosso di Natale, una prima protesta a San Francesco e una seconda in piazza del Duomo, che hanno visto la partecipazione di centinaia di persone. 

Ma già la rimozione delle panchine a settembreseguito a ottobre sempre in piazza San Rocco dal taglio del tasso, era il primo segnale di una serie provvedimenti atti ad assecondare più i malumori che a risolvere problemi. Perchè il decoro di una città, ancor più a Natale, non lo si misura certo emarginando, ergendo muri o confinando. I problemi esistono e forse si possono risolvere facendo rete tra forze dell'ordine, istituzioni politiche, religiose - che in questo caso insieme a quelle civili hanno dato molto senza chiedere nulla - e cittadini tutti. Occorre fare appello al buonsenso di oguno di noi per resituire presto quell'immagine generosa e solidale che appartiene alla città di Como. 

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