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Maurizio Pratelli

Collaboratore

Il ballo (incerto) delle mascherine

Una danza in punta di dubbi tra fobie e strafottenza

Chissà se un giorno guarderemo a questa terribile stagione ricordandola con maggiore lucidità di come l'abbiamo affrontata. Magari partendo da quei pimi mesi delle scorso anno quando le mascherine erano merce rara, rarissima. E allora Fontana diceva che andavano bene anche sciarpe e foulard, l'importante era coprirsi il naso e la bocca. E magari pure gli occhi.

Altri tempi, ora invece le mascherine non solo le possiamo comprare ovunque ma fanno ormai parte del nostro abbigliamento quotidiano. E anche quando non dobbiamo usarle, ne abbiamo sempre una con noi: nelle tasche dei pantaloni o in borsa, sotto lo specchietto retrovisore dell'auto o sotto la sella della moto. Modello chirurgico, Ftp2, alla moda, doppio strato, ognuno ha scelto la propria. Ce le ritroviamo ovunque, anche nella lavatrice o appese tra i panni come le mutande. 

Si è parlato molto in questi mesi dei no-mask ma anche della fobia che ha portato diverse persone ad indossare la mascherina anche quando non era evidentemente necessaria: come ad esempio alla guida della propria auto o durante passeggiate solitarie tra i boschi. Sono i frutti di una pandemia gestita diffondendo più paura che buonsenso, più informazioni emotive che certezze. E in questo clima dissonante, anche l'uso della mascherina ha generato più dubbi che sicurezze, nonostante si sia da più parti certificato che il rischio di contagio all'aperto sia quasi inesistente. 

Ma tra fobici e strafottenti, due categorie che sembrano quasi essersi messe in competizione, c'è stata la stragrande maggioranza degli italiani, quella che merita risposte coerenti, che ha semplicemente rispettato le regole imposte dal governo in questi lunghi mesi di emergenza sanitaria. Ma veniamo al dunque: da oggi, si dice, la mascherina all'aperto non è più necessaria. Tuttavia, anche qui, si cade nell'ennesimo equivoco: perché se è verò che decade l'obbligo, è altrettanto vero che il suo utilizzo all'aperto, almeno dove era possibile mantenere il distanziamento continuativo, non era obbligatorio nemmeno prima.  

Questione di virgole, di parole riscritte diversamente. Di una concessione estiva che in questi termini potrebbe durare anche meno di un arcolbaleno in cielo. E non tanto perché magari saranno in molti a non metterla nemmeno in caso di assembramento, più nelle spiagge che nelle piazze, ma perché su questa stagione infinita ora incombe la vairante Delta. Più contagiosa? Meno pericolosa? Non si sa.

Grazie a Dio, grazie ai vaccini, grazie all'estate, chi lo sa, per ora la situazione sembra essere sotto controllo, se non altro in termini di ricoveri e decessi. Eppure non ci sentiamo ancora al sicuro da un virus che ha travolto le nostre vite. Cosa si debba fare per mettersi definitivamente al riparo da questo futuro invadente è davvero sempre più difficile da capire. Intanto, in attesa di appenderle definitivamente al chiodo, lasciamo le mascherine ad asciugare al sole. E teniamone una in tasca. 

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