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Editoriale

La lezione (politica) di Fatoumata Diawara a Como

Strepitoso successo per l'artista del Mali in concerto al Sociale

Se dovessimo riassumere in un frase il concerto di Fatoumata Diawara, forse la migliore sarebbe "La mia Africa". Chi l'ha già vista esibirsi in passato, sempre a Como o a Cernobbio, sa che Fatou è un'artista in grado di offrire momenti musicali di grandissima intensità. Questa volta però il suo show è stato diverso, e non solo perchè ieri sera aveva un nuovo album da presentare. Lei che a Como ha fatto nascere suo figlio, dopo essersi sposata con Nicolò Tomaselli, lei che i problemi dell'Africa e della gente di colore li ha vissuti sulla sua pelle, ha sentito che questo era il momento giusto per ribadire con forza ciò che le sue canzoni fanno in tutto il mondo: raccontare un continente che in realtà conosciamo pochissimo.
Consapevole del momento di contrapposizione che sta vivendo la nostra città, e più in generale tutto il Paese, soprattutto in queste settimane che ci accompagnano alle elezioni, Fatou non si è limitata a cantare e a suonare, cosa che fa benissimo con sua strepitosa band: in questo concerto l'artista ha voluto spiegare ogni canzone, lanciare messaggi profondi senza mai perdere il suo sorriso. Tra un brano e l'altro ha ribadito che siamo tutti uguali, che gli uomini di colore e gli uomini bianchi hanno tutti lo stesso sangue. Ci ha ricordato che le diversità ci fanno crescere e che un mondo tutto bianco o tutto nero sarebbe un mondo molto più povero. Perchè nel 2018 abbiamo incredibilmente ancora bisogno di sentircelo dire. E Fatoumata Diawara lo ha fatto con un'energia che ha commosso, con un orgoglio figlio della sua terra, di quel Mali che è un solo piccolo pezzo di un'Africa che non è vero che vuole tutta scappare. Un po' come cantava John Lennon, o come supplicava qualche anno prima Martin Luther King, Fatou ha chiesto di dare una speranza alla pace, di dare una speranza ai nostri figli. 

Lo ha fatto di fronte a un Teatro Sociale esaurito, che ha accompagnato con calore e appluasi due ore di concerto. Perchè la musica, più di ogni altra arte, unisce con la sua inesauribile capacità di abbattere ogni barriera, ogni confine geografico. E quando Fatou ha cantato Sinnerman di Nina Simone, ha trasformato una canzone che già di suo vale oro in un momento che ci ha fatto sentire tutti uguali e tutti inesorabilmente peccatori. La sua musica è coraggiosa, calda, coinvolgente, impegnata, necessaria. Ed è stato commovente vedere una città, abitualmente freddina, rispondere con così tanto entusiasmo. Alla fine, Fatou ha fatto un'ultima richiesta alla platea: " Volete provare la mia danza africana?". La risposta è stato un corale "sì". Tutto il teatro ha ballato. 

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