Il senso di Lorenza per la bellezza
Ovvero, le paratie di Como secondo Ceruti
In una città che smonta il suo Info Point da un palazzo antico di una storica piazza per metterlo in un negozio in affitto di un anomimo cortile, il senso della belleza può farsi sfuggente. Non bastassero i guai che abbiamo, in preda a non si sa quale logica - ma darne una alla politica è paradossalmente argomento da scienziati - abbiamo infatti il vizio di andare a cercarne altri.
Magia? Un po' sì, perché Lorenza ha la forza di ritrarre la città, ogni suo scatto lo dimostra, con un occhio capace di catturare il bello anche quando, almeno apparentemente, non c'è. Figuriamoci se si parla del simbolo, oramai ultradecennale, della più grande sconfitta di Como: le paratie, appunto. Prospettiva, angolatura, momento, luce, sono solo alcuni degli elementi che fanno della sua "architettura fotografica", un genere in cui Lorenza non teme confronto. I suoi lavori, immediati ed efficaci come la cronaca, raccontano Como con quell'idea quasi maniacale di restituirla sempre bella. Come un raffinato sarto, taglia e cuce e veste. Anche quando le capitano "clienti" altamente imperfetti, Lorenza li trasforma in modelli da copertina. Credo, con l'impeto di chi sa di non essere il solo, che sia arrivato il momento che qualcuno pensi seriamente ad organizzare una personale di Lorenza Ceruti. Quando l'arte e l'amore si incontrano, non può che nascere bellezza. Elemento con cui a Como occorre fare pace. Anche attraverso piccoli capolavori come questi.