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Editoriale

Quest'estate a Como? Forse non ESCO

Mentre i dati del Turismo corrono, gli eventi in città scompaiono

Se aveva un pregio ESCO, era quello di radunare sotto un unico cartellone tutto ciò che veniva organizzato in estate a Como. Se aveva un pregio Sergio Gaddi, era quello di averlo capito per primo. Sì, è vero, l'ex assessore alla Cultura si era inventato anche le Grandi Mostre e un grande bando per i concerti in città. Ma ESCO era forse la sua idea migliore: un imbuto che si prendeva tutto, anche ciò che impegnava Palazzo Cernezzi solo nel marginale ruolo di comparsa. Dagli eventi del Teatro Sociale a Parolario, dal cinema ai grandi concerti di Villa Erba o del Sinigaglia, tutto finiva sotto il cappello di ESCO, concedendo così al Comune di fare sempre una bella figura. Nulla di geniale ma certamente una mossa molto intelligente che permetteva di avere per tempo una bella vetrina dell'estate a Como.

Era un brand ormai consolidato degli eventi città e averlo accantonato sotto la giunta Lucini forse non è stata una buona idea. Mantenendolo, a prescindere da cosa avrebbe contenuto, anche in tempi di magra si sarebbe consolidato sotto quel marchio un sistema sempre più difficile da smontare. Senza quel cappello, al quale Cavadini ha voluto rinunciare per ripartire da capo, si è azzerata la storia commentendo un errore strategico che è tipico della politca. Ovvero rifare tutto, anche ciò che funziona, ad ogni cambio di amministrazione. Ma almeno allora c'era un progetto che, per quanto potesse essere anche discutibile, si basava sulle idee: un nuovo percorso di mostre a Villa Olmo, il Wow e via dicendo.

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Ma quando non hai nessun cappello, né uno vecchio né uno nuovo, il re è nudo. Appare infatti del tutto evidente che se non hai idee, o le poche che hai sono confuse, leggere e in ritardo, per non fare brutte figure dovresti almeno poter rispolverare un vecchio copricapo sotto il quale provare, se non a fare bella figura, almeno a nascondere le vergogne. Perché non è vero che a Como nei prossimi mesi non succederà nulla, e un minimo di scaltrezza politica, quella che di certo non mancava a Gaddi, avrebbe nascosto buona parte dei guai. In altre parole, se non sei in grado di organizzare nulla, cerca almeno di mettere in luce ciò per cui si battono da anni gli operatori culturali. Invece no, basti pensare alle difficoltà che hanno Parolario, il Festival Como Città della Musica e il Lake Como Film Festival, visti spesso non come un grande valore culturale per la città. ma come una grande scocciatura.

Eppure quel cilindro magico che era EsCo, mai come oggi avrebbe potuto dimostrarsi il migliore salvagente estivo di questa giunta. Ma anche qui occorre, se non acume, almeno un minimo di furbizia. Invece siamo al de profundis. Stiamo rimpiangendo Gaddi e Cavadini come un tifoso interista ha rimpianto prima Herrera e poi Mourinho senza avere nemmeno un Conte all'orizzonte. E tutto questo mentre i dati del turismo rispetto a 10 anni fa sono almeno triplicati e gli eventi riferibili direttamente al Comune sono invece praticamente scomparsi, seppure in presenza di una ricca tassa di soggiorno che un tempo non c'era. Quindi senza nemmeno la scusa della cassa vuota. Da tutto ciò ne consegue che a Como si respira oggi un clima di rabbia e sfiducia. Con un carico di rassegnazione che potrebbe condannare questa città ad un ruolo che non le appartiene dopo aver persino coltivato il sogno di diventare Capitale della Cultura. Ora non ci è più concesso nemmeno di sognare.

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