Una città viva e la movida del Conservatorio di Como
Restiamo sereni, Como è piovosa ma non sarà mai Dublino
In questa città, insofferente a tutto, dove spesso si parla a sproposito di movida, non ci sarebbe da stupirsi se prima o poi qualcuno dovesse lamentarsi anche del Conservatorio di Como. Ebbene sì, da quel palazzo di via Cadorna, per tutta la settimana, è un fluire continuo di suoni: violini, flauti, percussioni, tenori, soprani. Da mattina a sera, soprattutto in estate, quando le finestre si aprono, gli alunni del Verdi inondano la strada di musica. La colonna sonora della fabbrica delle note è quasi commovente in una città in cui impera il sonno, anche di giorno. Certo, la nostra è una provocazione. Ma fino a un certo punto, perchè persino in via Cadorna qualche smorfia di insofferenza si è vista e non ci stupirebbe se prima o poi si trasformasse in protesta.
Ne sa qualcosa persino il Festival Como Città della Musica, che ha spesso subito un circoscritto malcontento per i suoi 15 giorni di "rumori" in estate in Arena. Il lamento lo si può anche subire, basta non farsi vincere. Succederà sempre. Ai tempi del Rhythm of The Lake a Cernobbio c'era chi chiamava il sindaco per lamentarsi del fracasso delle prove diurne, disturbavano la pace di Rovenna. Insomma, a Como piove quanto a Dublino, il clima è lo stesso. Quel che ci manca, per dirla con Giorgio Gaber, è un po' di illogica allegria, quella che fa degli irlandesi un grande popolo. A Como, anche il suono di due pinte di birra che si incontrano al tramonto può dare fastidio.