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Redazione

Cantiere delle paratie, un fallimento lungo otto anni

Tanti annunci e promesse, ma nessun passo avanti. Il cantiere delle paratie, che oltre a difendere la città dalle esondazioni del Lario dovrebbe ridare a Como un lungolago più bello, è fermo al palo. Incatenato. Oggi apprendiamo anche che il...

Tanti annunci e promesse, ma nessun passo avanti. Il cantiere delle paratie, che oltre a difendere la città dalle esondazioni del Lario dovrebbe ridare a Como un lungolago più bello, è fermo al palo. Incatenato. Oggi apprendiamo anche che il sindaco Mario Lucini non è più sicuro che la situazione si possa sbloccare.

In mattinata i militari della Guardia di Finanza hanno (di nuovo) fatto visita agli uffici del Comune che si occupano dei lavori del lungolago e hanno notificato al sindaco e all'ex primo cittadino Stefano Bruni l'avviso di garanzia. Nel registro degli indagati sono finiti anche tutti i dirigenti comunali che negli anni si sono occupati (o si stanno occupando) del cantiere.

Non mettiamo in dubbio che in questi anni tanti architetti, ingegneri e funzionari ci abbiano messo davvero l'anima nel tentativo di portare a compimento l'opera. Quando Lucini sottolinea l'impegno profuso dagli uffici per trovare una soluzione all'annoso problema delle paratie non c'è motivo per non credere nella sua sincerità. Ma il punto non è questo. Il punto è che per quanto chi di dovere - politici, dirigenti e funzionari - si sia impegnato per ridare a Como il suo lungolago, i risultati sono fallimentari. Molteplici, ma fallimentari: una relazione dell'Anticorruzione che stronca sotto il profilo di legittimità otto anni di lavori, non solo quelli concretamente realizzati sul cantiere, ma anche quelli compiuti nel dietro le quinte, cioè negli uffici in cui è stato messo mano al progetto con tre varianti (l'ultima voluta dall'amministrazione Lucini) e in cui sono stati decisi incarichi e consulenze esterne. E un'inchiesta giudiziaria che, a essere ottimisti, terrà necessariamente al palo il cantiere per mesi.

Ma il risultato più falllimentare forse deve ancora arrivare e potrebbe essere dietro l'angolo: l'azzeramento del cantiere con rescissione del contratto con Sacaim (l'azienda che vinse l'appalto) e conseguente nuova gara per individuare una nuova azienda. Tutto ciò non è fantascienza. A suggerire questa strada è proprio l'Anac nella sua relazione. E se fossero giustificati i dubbi di Lucini ("Non so nemmeno più se esiste una soluzione a questo problema") fossero confermati, l'azzeramento del cantiere potrebbe essere l'ultima inevitabile strada da tentare. In medicina si parlerebbe di trapianto di organo. Una soluzione radicale ma l'unica che possa dare qualche speranza al malato. Questo, però, significherebbe attendere fino al 2021 per poter vedere finalmente inaugurato tutto il nuovo lungolago.

Lascia perplessi anche il ritardo con cui i cittadini di Como stanno vedendo esplodere il bubbone. E' naturale chiedersi come mai solo adesso l'autorità giudiziaria stia effettuando le verifiche sulle premesse con le quali fu avviato il cantiere circa otto anni fa. Se le opportune verifiche fossero state fatte prima forse si sarebbe potuto evitare di complicare la vicenda. O meglio, forse l'attuale amministrazione avrebbe potuto evitare di complicare la vicenda assumendo decisioni e scelte anch'esse nella lente d'ingrandimento degli inquirenti.

Vista nel suo complesso la vicenda delle paratie appare come un fallimento totale, sia della parte tecnica, sia della politica, sia della giustizia.
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