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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Maurizio Pratelli

Collaboratore

La biodinamica e la caccia alle streghe

Il pericolo di ridicolizzare (in nome della scienza) il naturale rispetto per la terra

Chi mi conosce sa che ormai da diversi anni ho avviato un percorso che mi ha portato a esplorare da vicino il mondo del vino. Con passione, attraverso eventi come Strade Rosse e soprattutto grazie all'esperienza della trilogia letteraria di Vini e Vinili, ho incontrato un universo di persone e luoghi che mi ha profondamente arricchito e che ho poi voluto condividere ovunque ne abbia avuto l'occasione. Questa premessa, semplicemente per affermare un minimo di conoscenza rispetto ad un tema, quello delle pratiche biodinamiche, che in questi giorni, dopo l'intervento in Senato della parlamentare Elena Cattaneo, sta infiammando i social. Non avendo nessuna esperienza diretta, e cavalcando una visione scientista del mondo, la senatrice ha liquidato il tutto ridicolizzandolo e gettandolo nel cestino della stregoneria e dell'esoterismo. 

La sfida di Alessandra, solo vino naturale

Sono reduce da un viaggio in Sicilia e in Veneto, dove ho nuovamente incontrato alcuni vignaioli che alla biodinamica e al naturale ci si sono avvicinati da anni senza mai farne una questione ideologica. Alla base di questa scelta, che comporta sacrifici e basse rese, c'è la consapevolezza che impongono il rispetto della terra e la tutela della nostra salute, un'attenzione quasi maniacale che non ha nulla a che fare con maghi e streghe ma più con la certezza che il biologico è solo il primo passo da compiere in direzione di un'agricoltura etica. Le pratiche intensive ancora concesse in vigna, che non hanno alcun rispetto per il territorio e la biodiversità, basti pensare ad esempio al glifosato - che tanto ardore per la sua abolizione non ha mai suscitato in parlamento - sono ancora lontanissime dal condurci verso un'agricoltura pulita.

Ragion per cui la ferocia nei confronti di chi ha avviato percorsi naturali, peraltro totalmente al di fuori dalle logiche del mercato di massa, fa davvero rabbia, soprattutto quando il sostegno a certe tesi avviene anche da parte di chi ha sempre dimostrato una certa sensibilità nei confronti dell'ecologia. Non tanto per il fatto che si stia sempre più diffondendo l'idea che tutto debba essere guidato solo e sempre dalla scienza, ma più per il fatto che una questione così delicata possa essere svilita, paradossalmente, dall'incoscienza della scienza.

A iniziare dal fatto che la biodinamica, peraltro non sempre appicabile strettamente, non ha mai fatto del male a nessuno, perché è innanzitutto un sistema non interventista. I danni fatti in Veneto, ma non solo in quelle zone, da certe pratiche massive e preventive in vigna sono invece noti a tutti; così come sappiamo bene che la biodinamica non ha mai ucciso nemmeno una mosca. Va da sé che è una scelta complicata, che va parallelamente accompagnata da comportamenti coerenti in cantina. Qui non si tratta di mettersi dalla parte della scienza o della biodinamica ma, piuttosto, di elevare un dibattito che non può finire divorato da un clima da caccia alle streghe. Senza avere la sensazione di doversi mettere al riparo da un futuro invadente. Mi fermo qui, lasciando la chiosa a un autorevole commento, il più interessante tra i tanti che ho letto in questi giorni. 

vigna in biodinamica 2-2-2

Il parere dell'esperto

Sulla questione, prendendo spunto da un articolo, ne ha scritto nei giorni Maurizio Gily, accademico laureato in scienze agrarie, un professionista competente: "Spiace che anche una testata seria come l'Informatore Agrario cada nella trappola di divulgare una clamorosa balla, citando un testo di legge che dice un'altra cosa. La biodinamica non ha un sistema di certificazione ufficiale, è finanziata solo se, e in quanto, dotata di una certificazione di agricoltura biologica (e diverse aziende biodinamiche non ce l'hanno). Quindi l'azienda prende i contributi, che peraltro sono soldi europei strettamente finalizzati a questo scopo, per il fatto che segue i protocolli dell'agricoltura biologica. Se poi oltre a questo l'agricoltore semina in base alla luna (come peraltro gli agricoltori hanno fatto per secoli) e sparge il cornoletame sono esclusivamente fatti suoi. Il testo è discutibile, ma per altri motivi. Che si finanzi il cornoletame è, semplicemente, una balla. A prescindere dal fatto che la biodinamica è materia di svariati corsi universitari, soprattutto in Germania (ci si risparmi quindi la solita litania anti-italiana) e che vari ricercatori italiani hanno lavorato e stanno lavorando su alcuni preparati biodinamici scoprendo cose assai interessanti, ma anche ammesso che non abbia alcuna dignità scientifica, la biodinamica rappresenta comunque un segmento di mercato di una certa importanza e capace di creare un notevole valore aggiunto, lo fa con investimenti suoi e senza altro aiuto dallo stato che i contributi del biologico, e non vedo motivo quindi di scatenare questo putiferio. Tra l'altro nel momento in cui la considerazione dell'opinione pubblica verso gli scienziati ha raggiunto probabilmente il punto più basso degli ultimi duecento anni queste battaglie non hanno altro effetto che rafforzare l'opinione di chi pensa che la scienza sia sempre al servizio di oscuri interessi economici e contro "la gente".

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