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Giovedì, 25 Aprile 2024

Maurizio Pratelli

Collaboratore

Siccità, la vera tragedia di questo secolo

L'industria del benessere collettivo deve diventare la lobby più potente della terra

Non piove, non pioverà. Ma soprattutto non ha piovuto lo scorso inverno. Ogni tanto qualche tempesta, che più che acqua porta frane e disastri: la terra non è in grado di assorbire così velocemente gli improvvisi fortunali. Fa sempre più caldo e l'acqua scarseggia ovunque, i fiumi sono in secca, i laghi sono in preda alla siccità. Succede sempre più di frequente. 

Tuttavia, mentre tutti si dipingono le mani e la faccia di slogan green, e mentre siamo in ritardo di decenni, continuiamo a calpestare la terra nel nome di un progresso che deve soddisfare, seppure in misura tragicamente diversa, quasi 8 miliardi di esseri umani: dal 1970 a oggi siamo più che raddoppiati. Numeri impressionanti che vanno di pari passo con lo sfruttamento sempre più brutale del pianeta. 

La domanda è però molto semplice: siamo ancora in tempo per una cura? A guardare la guerra che infuria, le leggi che ancora consentono l'impiego di glifosati e altri composti chimici, il mai domato utilizzo di combustibili fossili, le pratiche agricole intensive, il consumo predatorio del suolo, la deforestazione e le nostre stesse abitudini mai piegate alla consapevolezza, viene da dire che il malato è molto grave. E che forse quel modello consumista senza freni, che ha preso piede ovunque, ha le sue responsabilità.

Di sicuro non possiamo pensare che sia la natura a piegarsi al nostro volere o alle nostre necessità. La natura ha sempre fatto quel che vuole, ribellandosi con prepotenza. Lo fa già di suo, figuriamoci quando le diamo una mano a spostare i suoi già delicatissimi equilibri. Pensare che tutto questo lo possa risolvere la politica è pura utopia. Non basteranno leggi, sulle quali peraltro esiste una feroce discussione tra le potenze che dominano il globo, a rimetterci in pace con la terra. In altre parole non pioverà perché una brava commissione ha messo freno alle auto a benzina nel 2035.

C'è da ripensare, e sono soprattutto le nuove generazioni a doversene occupare, a un nuovo modo di vivere. In questo tempo digitale che ci ha tolto glii occhi dal cielo e dalla luna, se non vogliamo finire a camminare come zombie con delle maschere antigas e antivirus in faccia e una razione d'acqua in borsa, l'industria del benessere collettivo deve diventare la lobby più potente della terra. Ma tutto questo non succederà mai finché a guidare l'uomo nn sarà l'etica ma il profitto, non il bene comune ma l'interesse di pochi.

La storia non ci aiuta, fin qui sappiamo bene qual è stata l'istanza primaria che ha guidato il nostro cammino. Ma arriva un momento, e non siamo lontani, in cui se non ti fermi la battaglia per la sopravvivenza porta all'unica tragica via che fin qui abbiamo conosciuto: i grandi conflitti mondiali. E forse non lo faremo per il gas o il petrolio ma "solo" per l'acqua di questa benedetta Terra Madre. 

Motherland cradle me,
close my eyes, lullaby me to sleep
keep me safe, lie with me
stay beside me don't go
don't you go.

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