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Le vitamine servono a qualcosa contro il Covid?

Un apporto di vitamine completo è fondamentale per stare bene, sempre. Da mesi sono tra i prodotti farmaceutici più venduti nei negozi e sui siti di e-commerce, ma non ci sono prove di effetti migliorativi o preventivi

Le vitamine sono utili per prevenire il Covid? Non ci sono prove. Un apporto di vitamine completo è però fondamentale per stare bene, sempre. Non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo non è, quindi, raccomandato.

Covid: la corsa a integratori e vitamine

Da mesi integratori e vitamine sono tra i prodotti farmaceutici più venduti. I medici e gli esperti non hanno certezze: c'è uno stimato dottore che dice che contro Covid-19 ci vuole la vitamina C. Altri studi ipotizzano un effetto protettivo della vitamina D (ad esempio, l'olio di fegato di merluzzo).

Il ministero della Salute per fare il punto della situazione ha scritto in una circolare che "non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato".

Nonostante ciò, nei negozi e nei siti di e-commerce, le vitamine per il rafforzamento delle difese immunitarie vanno a ruba (+11% nella vendita diretta). Al quotidiano la Stampa il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma. "Non esistono evidenze scientifiche che vitamine e integratori come la lattoferrina abbiano effetti migliorativi nel trattamento del Covid né che abbiamo un’utilità in termini di prevenzione".

"L’espressione “rafforzamento delle dife- se immunitarie” è diventato uno slogan commerciale. Dal punto di vista clinica esistono prodotti con una funzione immunodepressiva che vengono usati per impedire per esempio il rigetto, ma non è scientificamente provato che ci siano sostanze in grado di stimolare la risposta immunitaria potenziandola".

Se si ha una dieta varia e sana, le vitamine presenti negli alimenti sono più che sufficienti per assicurare al nostro organismo tutto ciò di cui ha bisogno. Se si assumono più vitamine del necessario, l’organismo non utilizza le vitamine in eccesso.

La vitamina D e l'infezione da Covid-19

Torniamo alla vitamina D. Qualche tempo fa la prestigiosa rivista di settore “Clinical Nutrition” aveva pubblicato lo studio di un gruppo multidisciplinare del San Matteo di Pavia sulla correlazione tra livelli di vitamina D e infezione da Covid 19. Tuttavia Riccardo Caccialanza, direttore dell’Unità operativa complessa di nutrizione clinica del San Matteo e firmatario del lavoro avverte: “La vitamina D non è la panacea - diceva il medico al Giorno - non sostituisce il vaccino e non protegge dal contagio sostituendo i dispositivi e le misure che vengono consigliate da mesi e non devono essere disattese. Può però essere una preziosa alleata per ottimizzare le terapie e prevenire le forme più severe di alcune infezioni. Alcuni Paesi come Israele e la Gran Bretagna hanno cominciato a somministrarla. Il costo è basso, si tratta di 10 centesimi al giorno e i benefici sono molteplici se ci si affida al medico per i dosaggi e non al fai da te".

In base ad alcuni studi, la dieta di molti italiani non garantirebbe il fabbisogno giornaliero di vitamina D e neppure nei Paesi del Nord Europa dove mangiano molto salmone e aringhe riescono ad assumerne nelle dosi adeguate. Il deficit di vitamina D può essere associato a un maggior rischio legato a patologie oncologiche, cardiovascolari e immunitarie. Salvare vite con alte dosi di vitamina C, D e altri micronutrienti? Per ora, in riferimento al Sars-CoV-2, non vi sono dati solidi di alcun tipo.

Anzi. Si sono diffuse molte voci a riguardo, ma è importante sottolineare che al momento non è stata verificata scientificamente nessuna relazione tra vitamina D e coronavirus ci sono solo ipotesi. Non si sa ancora inoltre se la carenza di vitamina D renda più esposti al coronavirus e ai suoi effetti negativi. È riconosciuto invece che l’ipovitaminosi D (la carenza di vitamina D) sia associata a un aumento delle infezioni in generale, anche virali, e che la supplementazione con vitamina D riduca le infezioni delle alte e basse vie aeree.

Secondo la nota AIFA 96 possono assumere vitamina D, dietro consiglio del medico: "persone istituzionalizzate, donne in gravidanza o in allattamento, persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa o osteopatie accertate non candidate a terapia remineralizzante (vedi nota 79), persone con livelli sierici di 25OHD < 20 ng/mL e sintomi attribuibili a ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate), persone con diagnosi di iperparatiroidismo secondario a ipovitaminosi D, persone affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia; una terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D; malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto”. Per tutto quello che riguarda il Covid, meglio invece andarci con i piedi di piombo.

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