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Covid e sindrome di Kawasaki, migliorano i tre bambini comaschi. Ma i pediatri sono in allerta

Un incontro con oltre cento medici per approfondire gli aspetti della correlazione tra le due malattie

Oltre cento pediatri tra Como e Varese, pediatri di libera scelta ed ospedalieri, hanno partecipato al webinar che si è svolto nella mattina del 5 dicembre 2020 sulla sindrome di Kawasaki correlata al Covid-19. L'evento formativo è stato proposto dalla direzione di Asst Lariana, attraverso la Pediatria dell'ospedale Sant'Anna, ad Ats Insubria. L'incontro online ha seguito il ricovero all'ospedale Sant'Anna, nei giorni scorsi, di tre bambini di 5, 3 e 2 anni, residenti in comuni della provincia di Como, cui è stata diagnosticata una sindrome di Kawasaki potenzialmente correlata al Covid-19. Per due di loro si era reso necessario il trasferimento nelle terapie intensive pediatriche di Bergamo, ospedale Papa Giovanni XXIII, e di Milano, ospedale Buzzi, stante l'interessamento infiammatorio del tessuto cardiaco. Le loro condizioni sono ora in netto miglioramento e sono usciti dalla fase critica. Il terzo bimbo - non interessato da problemi cardiaci - è tuttora ricoverato al Sant'Anna e anche le sue condizioni sono buone.

Febbre alta da oltre tre giorni, congiuntivite, eruzioni cutanee, gonfiore e/o arrossamento delle mani e dei piedi sono i principali sintomi della sindrome di Kawasaki, che è una rara malattia infiammatoria che interessa i vasi sanguigni e che colpisce in genere i bambini di età inferiore ai cinque anni. Dagli studi finora pubblicati sembra che la Kawasaki - le cui cause restano tuttora sconosciute - possa essere favorita da una reazione immunitaria eccessiva ad un'infezione, reazione che potrebbe, appunto, essere provocata dal Covid.

Insieme al primario Angelo Selicorni, per la Pediatria dell'ospedale Sant'Anna sono intervenute le dottoresse Paola Cianci e Luisa Abbagnato e per i pediatri di libera scelta i medici Magda Carrà, Chiara Zambetti e Massimo Branca. "Considerato il numero di casi che si sono registrati in poche ore - osserva Selicorni - abbiamo ritenuto doveroso condividere con i pediatri del territorio l'esperienza fatta in modo da definire insieme criteri precoci di sospetto, di invio in pronto soccorso e di intervento per rendere più precoce possibile la diagnosi di eventuali ulteriori casi. Come ha ben ricordato in questi giorni il professor Angelo Ravelli (direttore della U.O.C. Clinica Pediatrica e Reumatologia dell'IRCCS Istituto Giannina Gaslini di Genova, professore ordinario di Pediatria all'Università degli Studi di Genova e neo presidente della Società Europea di Reumatologia Pediatrica, ndr) questa condizione rappresenta la rara ma possibile sequela a distanza di una infezione da Covid-19 anche asintomatica o manifestatasi in modo lieve e non preoccupante". "Oltre alla sintomatologia classica riconducibile alla Kawasaki - aggiunge Selicorni - sono stati riscontrati casi di sindromi multi-infiammatorie correlate al Covid in bambini con un'età media più alta di quella che ci si attende per la Kawasaki classica e con ulteriori sintomi come dolori addominali e vomito che non rientrano nel quadro classico della Kawasaki. Tra l’altro è una condizione che può insorgere anche ad un mese di distanza dall’infezione da Covid ed indipendentemente dal fatto che tale infezione fosse stata sintomatica o meno e riconosciuta o meno. Questo significa che bisogna fare estrema attenzione ai sintomi che si manifestano e in particolare alle condizioni generali del bambino (irritabilità e stato generale di grande malessere) che sono un indice di sospetto importante. Se adeguatamente riconosciuta e trattata, infatti, questa sindrome ha una prognosi favorevole con una guarigione completa e senza esiti a distanza".

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