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Salute

Allergie “stagionali” e “perenni”, quali sono i sintomi e come si curano

A scatenare la reazione allergica non è solo l’allergene (il polline o l’acaro), ma anche l’inquinamento e le variazioni di temperatura che contribuiscono al peggioramento del quadro clinico del paziente

La primavera è finalmente sbocciata e, come di consueto, ha portato con sé sole, temperature piacevoli e una maggiora concentrazione di pollini nell’aria, principale causa delle riniti allergiche stagionali. La rinite allergica è un’infiammazione della mucosa del naso scatenata da una reazione “eccessiva” del sistema immunitario nei confronti di una sostanza, detta "allergene", che generalmente non provoca alcun effetto nella maggior parte della popolazione. “Gli allergeni tipici di questa stagione – spiega a Today l’allergologo Gennaro Liccardi – sono i pollini rilasciati da diverse piante che fiorisco in questo periodo, come le graminacee (dei campi), la parietaria (in città), l’olivo o l’assenzio selvatico”. A soffrire di allergie primaverili nel nostro Paese è circa il 15-20% degli italiani con un picco di prevalenza negli adolescenti e giovani adulti, e secondo alcuni studi epidemiologici nei prossimi anni riguarderanno un terzo della popolazione.

Negli ultimi dieci anni si è già registrato un aumento delle persone allergiche parallelamente all’aumento delle temperature medie. E questa tendenza, secondo gli esperti, è dovuta all’allungamento del processo dell’impollinazione, oggi più lungo e intenso rispetto al passato a causa dell’aumento delle temperature durante l’inverno (quanto meno sono rigide nel periodo tra dicembre e marzo, tanto più sono accentuati e duraturi i sintomi delle allergie primaverili). Secondo le stime, entro la fine di questo secolo, le emissioni di pollini potrebbero iniziare 40 giorni prima, e chi soffre di allergie potrebbe vedere la stagione primaverile durare altri 19 giorni prima che l'alto numero di pollini inizi a diminuire. Ma quali sono i sintomi delle riniti allergiche “stagionali”, in cosa si differenziano dalle riniti allergiche “perenni”, e quali sono i rimedi? Ne abbiamo parlato con l’allergologo Gennaro Liccardi, professore di Allergologia presso la Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio dell’Università Tor Vergata di Roma e consulente IRCCS SDN SYNLAB.

I sintomi 

“I sintomi clinici – spiega a  Liccardi - sono ben noti e, in tempo di pandemia, devono essere distinti senza confusione da quelli indotti dal Sars Cov-2 o da altri virus di stagione. Tra i principali c’è il prurito e l’ostruzione nasale, gli starnuti e l’emissione di secrezioni chiare che si accompagnano all'interessamento delle congiuntive. Il paziente, infatti, avverte prurito, sensazione di corpo estraneo e lacrimazione più o meno intense”.

Allergie “perenni” e “stagionali”

“Un altro aspetto importante delle allergie primaverili è “quando” si manifestano i sintomi durante l’anno, perché la stagionalità è generalmente direttamente associata al tipo di allergene considerato. Utilizzando una classificazione di qualche tempo fa, ma più facilmente comprensibile, possiamo distinguere riniti allergiche “perenni” (che durano tutto l’arco dell’anno), riniti allergiche “stagionali” (presenti solo in alcuni mesi), e riniti “miste”. Le RA “perenni” sono indotte da allergeni presenti nell’ambiente tutto l’anno (come ad es. gli acari della polvere o gli epiteli animali), le “stagionali” si manifestano più comunemente in primavera/estate (se causate da pollini come parietaria, graminacee, olivo ed assenzio selvatico) oppure in inverno (se causate da pollini di alberi come betulle, cipressi e noccioli), mentre le "miste" sono allergie perenni con peggioramento primaverile causate sia da acari/epiteli che da pollini”.

Ereditarietà e contesto ambientale

“E’ molto probabile che chi soffre di rinite allergica abbia ereditato una predisposizione familiare da uno o da entrambi i genitori. Ma a scatenare la sua insorgenza può essere anche il condizionamento ambientale, diverso a seconda delle aree geografiche del pianeta. Il soggetto predisposto, man mano che cresce è, infatti, sottoposto a fattori “protettivi” che attenuano molto o ritardano lo sviluppo della “condizione allergica” e, quindi, della malattia (nel nostro caso la RA), mentre altri “favoriscono” in maniera più o meno precoce questo processo, come lo stile di vita “occidentale” (o dei “paesi industrializzati”). Al contrario, nascere in un contesto rurale con uno stile di vita caratterizzato dal contatto con gli animali, da una maggiore attività fisica, da aria poco inquinata, da una minore attenzione rivolta a germi e parassiti, da un’alimentazione sana ecc. tende a ridurre l’impatto delle malattie allergiche in quanto indirizza il sistema immunitario verso soprattutto i micro-organismi ampiamente presenti in questo contesto”.

Inquinamento e cambiamenti climatici

“Condizioni diametralmente opposte vengono riscontrate nelle aree industrializzate. In questi ambienti si vive soprattutto in contesti confinati, mentre l’aria che si respira è inquinata da agenti chimici emessi da fabbriche, impianti di riscaldamento domestico, autoveicoli ecc, che condizionano negativamente la vegetazione aumentando sia la produzione pollinica che la capacità degli allergeni pollinici di indurre l’allergia. Inoltre, in queste aree è diffusa una maggiore sedentarietà con conseguente sovrappeso, alimentazione con meno fibre, una minore incidenza di infezioni nei bambini (per effetto dell’uso di antibiotici), maggiore stress di vita ecc. Tra i fattori “facilitanti” ci sono anche i cambiamenti climatici che si associano all’intenso inquinamento dell’aria. Questo mix di fattori ha, negli ultimi anni, causato rilevanti modifiche nei periodi di fioritura delle piante in generale, con anticipi o ritardi in rapporto alle precipitazioni e ai cambiamenti delle temperature con passaggi repentini freddo/caldo e viceversa, causando un peggioramento dei sintomi e un aumento dei soggetti allergici”.

Diagnosi e trattamento

“Data l'importanza di questi fattori, al fine di una corretta diagnosi delle RA e della prescrizione di una terapia efficace, è fondamentale tenerne conto. Infatti, pur essendo l’allergene (acaro, polline ecc.) la causa primaria della RA, l’inalazione di aria non pulita (per inquinamento, polveri inerti, fumi, uso di detergenti ecc) e le variazioni di temperatura (ambienti condizionati) contribuiscono a peggiorare il quadro clinico e a “confondere” il paziente. Per quanto riguarda, invece, gli aspetti terapeutici è importante, quando possibile, evitare l’inalazione sia degli allergeni che degli altri agenti irritanti la mucosa nasale. Il trattamento farmacologico dei casi tipici (non complicati) prevede l’uso di cortisonici per inalazione ed antistaminici, e affinchè il trattamento abbia effetto, i farmaci devono essere assunti con continuità durante i periodi di maggiore contatto con l’allergene”.

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