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Martedì, 23 Aprile 2024
Alimentazione

La dieta ipocalorica rallenta l'invecchiamento tanto quanto smettere di fumare

Secondo una nuova ricerca, ridurre le calorie giornaliere promuove una vita lunga e sana prevenendo le malattie correlate all'età che avanza

È noto che ridurre le calorie giornaliere migliori la salute delle persone, specialmente di quelle in sovrappeso e obese. Ora un nuovo studio a lungo termine, condotto dalla Columbia University Mailman School of Public Health di New York, suggerisce che questa strategia promuove una vita sana e lunga anche in persone sane e non obese. Secondo i ricercatori, chi riduce il proprio apporto calorico del 25% in 2 anni, invecchia più lentamente fino al 3%. E questo si traduce in una riduzione del rischio di morte prematura del 10-15%, un effetto simile a quando si smette di fumare. In poche parole: meno calorie assumi ogni giorno, più ringiovanisci. Lo studio di basa sull’ipotesi della 'gerioscienza' secondo cui la restrizione calorica - ovvero la riduzione dell'apporto calorico senza privare i nutrienti essenziali - rallenta l’invecchiamento biologico e promuove una vita lunga e sana. I risultati sono pubblicati sulla rivista Nature Aging.

Lo studio

Lo studio di fase 2 "CALERIE™" (“Valutazione completa degli effetti a lungo termine della riduzione dell'assunzione di energia”), ha coinvolto 220 persone, uomini e donne sani e non obesi, di età compresa tra i 26 e i 45 anni. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: il primo doveva seguire una dieta normale e un altro una dieta ipocalorica che riducesse l'apporto calorico giornaliero del 25%, per due anni. Per i primi 27 giorni, i volontari del secondo gruppo hanno consumato pasti in porzioni più piccole forniti dai ricercatori e poi hanno continuato da soli. Dopo il primo anno, i partecipanti che hanno seguito la dieta ipocalorica hanno perso in media il 15% del loro peso corporeo.

Un algoritmo stima il ritmo con cui si invecchia

Per misurare il ritmo e il progresso dell'invecchiamento biologico per tutta la durata dello studio, i ricercatori hanno esaminato i campioni di sangue dei partecipanti, raccolti prima dello studio e dopo 12 e 24 mesi di follow-up. In particolare, hanno esaminato sul sangue l’attività genetica chiamata “metilazione del DNA”, ovvero i cambiamenti epigenetici (dovuti all’interdipendenza tra genetica e ambiente) che avvengono nelle cellule e che mostrano se le persone stanno invecchiando a un ritmo lento e veloce. I risultati si riflettono anche su altri segni dell’invecchiamento, come l’aumento della pressione sanguigna e una minore efficienza del sistema immunitario.

In un primo momento, si sono concentrati sugli orologi epigenetici PhenoAge e GrimAge, che stimano l'età biologica (o l'età cronologica): queste misure possono essere pensate come "contachilometri" che forniscono una misura statica di quanto invecchia una persona. Successivamente, hanno misurato il ritmo dell'invecchiamento attraverso l'algoritmo DunedinPACE (Pace of Aging, Computed from the Epigenome), una sorta di tachimetro, sviluppato dagli stessi ricercatori, che stima il tasso di deterioramento biologico nel tempo. I valori dell'algoritmo DunedinPACE corrispondono agli anni di invecchiamento biologico durante un singolo anno solare, fornendo una misura del ritmo con cui si invecchia.

La restrizione calorica rallenta l’invecchiamento

Lo studio ha dimostrato che la restrizione calorica è in grado di rallentare il ritmo con cui le persone invecchiano biologicamente poichè influisce sull'attività genetica. Sebbene alcuni partecipanti dello studio non siano riusciti a ridurre le calorie giornaliere del 25%, tutte le persone a dieta sono invecchiate con un ritmo più lento del 2-3% rispetto alle persone che hanno mangiato normalmente. E un tasso di invecchiamento più lento del 2-3% significa un rischio inferiore di morte prematura dal 10 al 15%. Pertanto, secondo i ricercatori, seguire per due anni una dieta che riduce le calorie potrebbe avere lo stesso effetto sul rischio di morte prematura dello smettere di fumare. Inoltre, coloro che hanno ridotto le calorie di oltre il 10% hanno avuto i benefici maggiori: sono invecchiate circa l’1% più lentamente rispetto a coloro che hanno ridotto in misura minore l’apporto calorico.

“Rallentare l’invecchiamento biologico - ha affermato Daniel Belsky, primo autore dello studio - significa vivere più a lungo e ammalarsi più tardi. Pertanto, la restrizione calorica potrebbe non solo giovare alle persone obese, ma potrebbe dare alle persone vite più lunghe e più sane”.

Prospettive future di ricerca

I risultati di questo studio sono importanti perché dimostrano che è possibile rallentare l’invecchiamento umano con la giusta strategia alimentare, tuttavia la restrizione calorica non è per tutti. Per tale motivo, i ricercatori vorrebbero testare altri interventi dietici più attraenti come il digiuno intermittente o un’alimentazione a tempo limitato. Intanto, è in corso un follow-up a lungo termine dei partecipanti allo studio per determinare se coloro che seguono una dieta ipocalorica continuano effettivamente a condurre una vita più lunga e più sana, come suggeriscono i loro esami del sangue.

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