rotate-mobile
Attualità

Il lockdown di un 18enne in zona rossa

Alessandro ci ha raccontato come vive la pandemia una generazione messa sotto accusa

Il tema degli adolescenti e di come stanno vivendo questi mesi di pandemia è certamente uno di quelli che ha fatto più discutere. Non di rado i più giovani sono stati giuducati con grande superficialità e accusati di essere degli irresponsabili. Generalizzare è sempre un grande errore, soprattutto quando si pensa che il comportamento di pochi possa diventare una scusa per colpevolizzare un'intera generazione che è molto più matura di quello che pensiamo. Non solo, più di altri, soprattutto durante il lockdown, i ragazzi sono stati privati di tutto, dalla scuola allo sport, dalle relazione al divertimento. E non  c'è dubbio che il prezzo che stanno pagando ancora oggi, quasi sempre in silenzio, sia enorme. Senza che mai nessuno sia stato dalla loro parte ma piuttosto usato come alibi per coprire ben altri problemi.  

Per queste ragioni ne abbiamo voluto parlare con Alessandro - la foto è di repertorio - uno studente liceale di Como che ha appena compiuto 18 anni. "La sensazione  di essere stati strumentalizzati l'ho sentita eccome. Ma la nostra generazione non è irresponsabile, la maggior parte di noi ha sempre rispettato le regole. Ma la vera frustrazione per molti ragazzi come me è stata la scuola. Ancora adesso si cerca di far passare il concetto che la didattica a distanza sia perfetta ma non è così".

Cosa non funziona nella Dad?

Ad esempio per uno studente del liceo seguire una lezione di fisica non in presenza è molto complicato. Certo la situazione è straordinaria ma i supporti tecnici forniti dalla scuola durante il primo lockdown di marzo erano davero carenti. Molti miei compagni non avevano nemmeno un computer e hanno dovuto fare ore e ore di lezioni con il cellulare. Alcuni professori non capivano nemmeno le loro difficoltà e non hanno curato affatto i rapporti umani. Sono stati abbassati anche i voti per mancanza di fiducia nei nostri confronti da parte dei docenti, che erano convinti che copiassimo. Questa mancanza di fiducia non è stata piacevole, mi ha fatto sentire disonesto.  

Con l'inizio del nuovo anno siete tornati in classe ma poi...

Ci avevano assicurato che il ritorno in presenza a scuola sarebbe avvenuto in sicurezza. Ma questo è successo solo in parte. In classe eravamo distanziati ma costretti ad entrarci tutti insieme allo stesso orario. Non parliamo poi dei mezzi di trasporto. Nel mio liceo siamo circa 1600 studenti e già prima della pandemia era una sfida tra chi riusciva a prendere il bus e chi no. Figuriamoci dopo. Ho amici che arrivavano a scuola da Blevio ma non tutti riuscivano a salire sui pullman perché non c'era posto per tutti. 

Le rinunce sono state molte

18 anni sono importanti e molti di noi non li hanno potuti festeggiare in alcun modo. Anche non potere più praticare lo sport per tanti di noi è stato durissimo. Durante il primo lockdown alla fine ci siamo salvati con le videochiamate, non era come vedersi di persona ma era già qualcosa. Eppure in molti si sono ingiustamente accaniti contro i giovani. D'altronde lo scriveva già Manzoni nei Promessi sposi che durante un'epidemia si cerca sempre l'untore.

Com'è la tua giornata in questo nuovo lockdown

Innazitutto per non deprimermi cerco di vivere ogni giornata come se dovessi uscire. Mi alzo, faccio la doccia, mi vesto e mi preparo la colazione. Poi inizio le lezioni (30 sessioni settimanali da 45 minuti, ndr). Devo dire che non ho mai ringraziato il fatto di dover fare lezione come ora: mi tiene occupato e comunque è un momento per stare insieme, rende meno pesante l'assenza di un vero e proprio contatto umano. Poi appena posso esco con il cane e cerco una zona isolata vicino a casa dove passeggiare. 

E a casa?

Nel primo lockdown ho cercato di recuperare tutti i film che non avevo visto. Ma ho anche pensato a tutte le cose che prima avrei voluto fare a casa e che non trovavo mai il tempo di fare. Ma soprattutto ho realizzato che tutto questo tempo passato da solo in camera potesse essere un'occasione per riflettere su me stesso. 

Come si vivono le relazioni? 

Forse è stato più fortunato chi era già fidanzato prima della pandemia. Perché quella che le nuove relazioni nascono solo sui social è una delle tante false teorie che si affermano sui giovani. Ci si conosce in giro e sicuramente il lockdown ci ha limitato moltissimo, ma alla fine le nuove relazioni nascono ugualmente. 

La fisicità tra gli amici è cambiata?

Verso giugno, dopo il primo lockdown, qualche amica che incontravo mi abbracciava d'istinto e io mi sentivo a disagio. Sono gli strascichi che lascia  l'insicurezza che stiamo vivendo. Infatti quando guardo mi capita di vedere un vecchio video dove tutti si abbracciano senza mascherina mi fa un efeftto stranissimo, come se fosse una cosa che non esiste più. 

Cosa ti manca di più?

La serenità. Poter uscire di casa senza problemi, senza paura. Senza essere guardati male se siamo in quattro come mi capitava nelle scorse settimane. Vorrei potermi lasciare tutto questo alle spalle.

Come vedi il futuro?

Spero che la stagione del covid evidenzi tutti gli errori che la politica ha commesso negli ultimi decenni. La malapolitica ha compromesso la sanità, la scuola, i trasporti. Spero che questa lezione servirà almeno a prendere coscienza dei molti errori commessi. 

Si è detto che i giovani se ne fregano del covid

All'inizio anche io avevo la percezione di essere immune. In realtà eravamo tutti sempre preoccupati per le nostre famiglie, era un sentimento diffuso. Io che vedevo sempre i miei nonni, che hanno più di 80 anni, sono stato sempre così prudente che qualcuno mi prendeva anche in giro. Ma ho alcuni amici risultati  positivi che sono sempre stati attenti e rispettosi delle quarantene. 

Alessandro è ragazzo appena maggiorenne lucidissimo, non è arrabbiato e assolutamente conscio delle difficoltà che stiamo tutti vivendo. Però, prima che la nostra chiacchierata si concluda, mi chiede: "Posso aggiungere una considerazione personale?". Certo, Alessandro: "Mi ha sempre dato fastidio, molto fastidio, sentirmi dire che tutto sarebbe andato bene. Questa frase è uno sfregio alle vittime e a chi ha perso il lavoro. Ne usciremo, ma non è andato tutto bene". 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il lockdown di un 18enne in zona rossa

QuiComo è in caricamento