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Violenza fisica, psicologica e economica: a Como c’è chi aiuta le donne da più di 30 anni

Come riconoscere quando si subisce violenza e a chi chiedere aiuto nel nostro territorio

Telefono Donna a Como è un'associazione di volontariato "femminile" ed è stata costituita nel 1991 per aiutare le tutte le donne vittime di violenza. Un luogo di ascolto, incontro e protezione per tutte le donne italiane e straniere che subiscono violenze e maltrattamenti in famiglia e non solo. Bisogna innanzitutto andare oltre agli stereotipi.

La violenza non è solo fisica e a subirla non sono solo donne particolarmente "indifese" per questioni culturali, d'integrazione sociale o economiche. Al contrario la violenza è trasversale e ci sono vittime "insospettabili": donne in carriera, con un bel lavoro, mamme realizzate. Non guarda in faccia a nessuno la violenza e quella psicologica a volte è ancora più subdola e difficile da individuare, anche per chi la subisce.

Parliamo con Piera Manfreda, vice presidente dell'associazione, per farci spiegare i mille volti della violenza e come possiamo tutelarci o essere aiutate.

«Quando l’Associazione Telefono Donna  Como ha iniziato la sua attività, 30 anni fa, si parlava poco di violenza di genere. Oggi le cose sono cambiate, anche a livello normativo si sono fatti molti passi avanti, ma soprattutto, ora il Centro Antiviolenza può contare sulla collaborazione di altri soggetti  istituzionali e associazioni del nostro territorio (per citarne solo alcuni: Questura, Prefettura, Uffici Giudiziari, Comune, Ospedali, Ufficio Scolastico Territoriale, Carabinieri e altri ancora) che intervengono, ciascuno secondo le proprie competenze,  per contrastare la violenza contro le donne.  Per esempio se una donna si reca in caserma anche solo per segnalare maltrattamenti in famiglia, senza voler sporgere denuncia, i Carabinieri  la mettono in contatto con il Centro Antiviolenza». 

È molto importante far sapere a tutte le donne che desiderano essere aiutate o anche solo ascoltate  che Telefono Donna Como garantisce la segretezza delle informazioni e un eventuale intervento con i servizi sociali o con le Forze dell’Ordine potrà essere considerato solo su consenso della donna.

L'intento è quello di supportare, sorreggere, ascoltare e capire. Quello di non far sentire sole le donne, offrendo loro anche prestazioni specialistiche come l’assistenza psicologica e  legale.

Violenza psicologia: un iter laido e logorante

«La violenza psicologica, soprattutto, spiega Piera Manfreda, ha un iter abbastanza comune. All'inizio della relazione viene mascherata da gentilezza ed essendo in quella fase magica dell'innamoramento è molto difficile accorgersi anche di quei piccoli segnali che potrebbero essere d'aiuto a capire se colui al quale abbiamo dato la nostra fiducia e il nostro amore sia un violento. E’ tipico del maltrattante isolare la vittima e farla sentire sola, farle perdere fiducia in se stessa perché con il crollo dell'autostima "dominare" è molto più semplice. Abbiamo preso in carico donne che hanno avuto partner violenti che all’esterno del  nucleo familiare davano un’immagine di sé molto positiva e che occupavano nella società ruoli di rilievo, rendendo più difficile per le donne uscire dal tunnel della violenza».

Spesso a far scattare la molla sono i figli, quando ci sono. In ogni caso arriva un punto di rottura e in quel caso bisogna sapere a chi rivolgersi se non si sa come uscirne.

Tuttavia, specie all'inizio, il comportamento ambivalente da parte dell'uomo non permette alla donna di uscire da questa rete. «Alcune vengono da noi, a volte ci contattano ma decidono di rimanere con i propri partner, poi tornano, fino al punto di rottura da dove non si torna più indietro e prima o poi arriva. Abbiamo casi di donne con figli adulti che dopo una vita di sottomissione sono riuscite a staccarsi e a chiedere aiuto.»

Le donne che decidono di mettersi in contatto con Telefono Donna Como vengono ascoltate da una volontaria del Centro antiviolenza che fornisce le informazioni; viene affrontata un’ eventuale situazione di emergenza e viene fissato un appuntamento per un colloquio. Ribadisce spesso la vice presidente Manfreda che non c'è alcuna forzatura a presentare denuncia: «È importante capire che si può uscire dalla violenza , rispettando i tempi della donna  supportandola affinché raggiunga la piena consapevolezza  delle violenze subite e recuperi l’autostima. Già chiamarci è un primo passo che richiede molto coraggio in alcune situazioni...».

La parola d'ordine è ascoltare. La metodologia dell'ascolto che supporta la donna e le dà gratuitamente assistenza psicologica e legale. Nel 2001 inoltre è stata costituita la cooperativa l’Una e Le Altre, una casa rifugio che ha la funzione di accogliere le donne che non possono permanere in casa per pericolo grave. La permanenza è temporanea e flessibile, in riferimento alla singola situazione (può essere mediamente  8 mesi). La Casa rifugio rappresenta non solo un luogo protetto ma anche un luogo dove sperimentare una modalità diversa di affrontare la violenza  e un luogo in cui riorganizzare il proprio progetto di vita personale e professionale.   

Come fa una donna a capire se è vittima di violenza psicologica o economica?

In alcuni casi, parliamo di donne che hanno avuto una lunga convivenza con il proprio partner maltrattante, la violenza psicologica non viene riconosciuta come tale. Ci spiega Piera Manfreda- «...la violenza psicologia, è bene spiegarlo, è diversa da un conflitto, fisiologico in  una coppia, dove però non c’è sudditanza, uno squilibrio di poteri, ma entrambi i partner sono sullo stesso piano. Nella violenza psicologica ci sono tanti indicatori che la fanno apparire tale. Viene a mancare la libertà personale, vengono recisi i rapporti esterni, recisi i contatti con i famigliari, controllati i telefoni o gli spostamenti e tutto avviene gradualmente, con azioni manipolatorie.»

In alcuni casi oltre alla violenza psicologia si innesca anche quella economica dove alla donna viene fatto pesare di essere una mantenuta e non ha alcun controllo sui conti di casa e questo crea in lei, specie se ha figli, la paura di lasciare il tetto coniugale.

Ma è successo anche, spiega Piera Manfreda, che alcune donne fidandosi del proprio marito o compagno si sono trovate invischiate in situazioni economiche e in affari che si sono rivelati poi fallimentari.

Sul sito Telefonodonnacomo.it troverete anche un test che può aiutarvi a capire se siete vittime di violenza o meno, dato che sono sottili le forme in cui si può sviluppare. Un'altra cosa importante è, specie nella violenza fisica, che non esiste un singolo episodio che non si ripeterà, ma una volta innescata si ripropone e si intensificherà.

«Non c’è stato schiaffo o mani al collo o il gesto del pugno che si siano fermati ad una volta sola. E ci tengo anche a dire che siamo tutte vulnerabili, nessuna è indenne e non bisogna colpevolizzarsi».

A Como ogni giorno Telefono donna riceve chiamate e vengono trattati più di 250 casi all'anno. Sono per lo più di donne tra i 35 e i 55 anni ma ci sono anche giovanissime e persino donne anziane di 80 anni.

INFORMAZIONI GENERALI

Via Giuseppe Ferrari, 9 - 22100 Como (IT)

Tel.: +39 031 30 45 85

Numero verde: 800 166 656

info@pec.telefonodonnacomo.it

Segreteria: segreteria@telefonodonnacomo.it

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