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Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità Lanzo d'Intelvi / Strada Provinciale 13

Lavori per la variante della Tremezzina: in una lettera tutte le paure dei cittadini della Valle d'Intelvi

Tra i disagi temuti ci sono quelli causati dai numerosi camion diretti alle cave. Il comitato "Amici del Faree e Valle" chiede risposte a numerose domande

Sono tante le paure dei cittadini della Valle d'Intelvi per l'imminente avvio del cantiere della Tremezzina. Tutte paure alle quali, finora, non hanno avuto alcuna rassicurazione. Tante domande rimaste ad oggi senza risposte, nonostante esprimano timori più che legittimi riguardo a questioni molto delicate.
In una lunga lettera aperta inviata ad Anas, a Regione Lombardia, Provincia di Como, Prefettura e Comune di Centro Valle Intelvi, il presidente del comitato Amici del Faree e Valle, Marco Benzoni, elenca in modo dettagliato tutte le domande inevase, con particolare attenzione alla problematica dei mezzi pesanti che dovranno trasportare i materiali di risulta alle cave. Decine di camion tutti i giorni dovranno verosimilmente fare avanti e indietro lungo la SP 13. Quali saranno le ripercussioni per tutta l'area intelvese?

Scrivo in qualità di Presidente del Comitato ‘Amici del Fareé e Valle’, ma anche, e soprattutto, quale Cittadino con abitazione in Valle d’Intelvi.
Come noto, il Comitato è stato costituito allo scopo di opporsi all’utilizzo della ex cava Citrini in località Castiglione – attualmente non più presente nel piano cave della RL – quale punto di lavorazione e trasformazione del materiale di risulta dagli scavi del cantiere della ‘Variante della Tremezzina’. 
Nessuna contrapposizione, quindi, con il progetto in sé, siamo anzi assolutamente favorevoli all’opera, come pure si comprende come, oggi, il problema della chiusura della Regina a Colonno rivesta enorme importanza.
Ciò detto, non si può non rilevare come, a circa un mese dall’apertura del cantiere, non solo il Comitato, ma tutti i cittadini della Valle Intelvi, non abbiano ricevuto la benché minima informazione e non abbiano la più pallida idea di cosa li aspetterà per i prossimi 6 anni, salvo ritardi.
E ciò non da ora, ma sin dall’avvio del progetto nessuna informazione è giunta alla popolazione, se non quanto riportato dagli organi di stampa, mentre dagli Enti istituzionali preposti al progetto e dalle Amministrazioni del Territorio, nulla, se non in modo del tutto interlocutorio.
Tralascio di riportare le peripezie che il comitato ha dovuto attraversare per entrare in possesso di documenti che dovrebbero essere di libero accesso del cittadino. Alcuni enti interpellati, addirittura, non hanno mai fornito alcun documento, seppur richiesto nei modi formalmente e sostanzialmente previsti dalle norme in vigore e nell’interesse della cittadinanza.
Il paragone con altri Paesi, dove in occasioni di opere similari, ma anche di minore impatto, vengono aperti uffici sul territorio laddove chiunque, interessato o meno, può liberamente attingere informazioni e dove i progetti sono appesi in bella vista in bacheche e sono facilmente consultabili, è purtroppo impietoso.
In tale contesto, è normale che si rincorrano voci incontrollate, destabilizzanti, spesso imprecise e a volte addirittura allarmanti, che creano disagio ed incertezza alla popolazione, non essendo possibile verificarne l’attendibilità, poiché le porte a cui si bussa chiedendo risposte dovute, oltre che opportune, restano generalmente chiuse, spesso anche oltre i limiti di legge.
Oggi, la voce che ora circola con più insistenza riferisce che, oltre alla ex cava di Castiglione, verrà utilizzata anche una cava in Lanzo, con trasporti formati da convogli di 7 mezzi preceduti e seguiti da staffette. Chi percorre giornalmente la SP 13 capisce benissimo cosa ciò possa comportare, ancor più nel periodo coincidente con la chiusura di Colonno, che sposterà verosimilmente una considerevole quota di traffico sulla strada della Valle.
Inoltre, da notizie di stampa, si apprende che è stata riattivata una ex cava in direzione Erbonne dove verrà depositato il materiale proveniente dal cantiere della futura variante di Casasco.
Ma è veramente intenzione avviare e mantenere in funzione in contemporanea entrambi i cantieri? Nel caso, è stato adeguatamente valutato l’impatto sull’economia e sulla qualità della vita della Valle?
Qualora ci siano risposte, sarebbe opportuno per gli abitanti averle.
Ma tornando alla questione della ex cava di Castiglione, vogliamo provare a mettere in fila tutti i problemi sollevati, anche modestamente da questo comitato, e a cui nessuno ha mai dato risposta? E qualora qualcuno le abbia maturate, non ha sentito la necessità di condividerle con coloro che ne sono più interessati: i Cittadini?
Proviamo a farlo partendo per un viaggio ideale dal lago salendo sino in Alta Valle:
-    Lo snodo di Argegno e la precarietà del primo tornante della SP 13. A seguito di conferenza di servizio, già nell’aprile 2018, con nota n.1140 indirizzata al Ministero delle lnfrastrutture e dei Trasporti il Comune di Argegno sottolineava l’intralcio allo scorrimento veicolare creato dal snodo tra la Regina e la strada della Valle, laddove, verosimilmente i mezzi pesanti provenienti da Colonno saranno costretti ad impegnative manovre per poter imboccare la provinciale, stante la curva di accesso a gomito, con evidenti e facilmente immaginabili ripercussioni sul traffico da e per la valle e da e per la Tremezzina, ed inoltre evidenziava “la precarietà materica e soprattutto statica delle murature che sostengono il primo tornante della provinciale stessa” cui sinora non pare sia stato posto rimedio.
-    Lo stato dei sottoservizi che corrono sotto la SP 13: sotto l’asfalto della strada della valle, come comunemente accade, corrono tutti i sottoservizi necessari, rete idrica, rete fognaria ecc., reggeranno all’enorme peso dei mezzi del cantiere moltiplicato per il numero esponenziale dei passaggi? Dalle informazioni ricevute da taluni enti locali che hanno ritenuto di effettuare una valutazione d’impatto, i rischi in tal senso appaiono attuali e preoccupanti.
-    Castiglione d’Intelvi: la comunità di Castiglione, almeno secondo il progetto iniziale, comunque l’unico sinora a conoscenza, sopporterà il peso maggiore. A poche settimane dall’avvio del cantiere nessuno ancora sa cosa verrà fatto e dove. Sarà svolta la lavorazione dello smarino come da progetto originale, o vi sarà solo deposito di materiale? Non si sa. E dove? Presso l’ex cava Citrini, (durante l’estate la Cava è stata abbondantemente svuotata senza che al Comitato venisse fornita spiegazione nonostante le richieste ufficiali inoltrate) o presso l’area nei pressi del distributore di carburanti, già indicata come alternativa migliorativa dall’allora Sindaco di Castiglione nella conferenza dei servizi del 2014? Non si sa.
Qualora, nonostante alcune rassicurazioni solo verbali sinora giunteci (che ad oggi appaiono, purtroppo, poco credibili), si procedesse con la lavorazione, consistente nella frantumazione dello smarino e il successivo impasto con cemento per creare il calcestruzzo necessario ai lavori della galleria di Colonno, il quadro sarebbe il seguente:
colonne di  mezzi carichi di smarino che risale la valle, e ne ridiscende vuota.
Colonne di betoniere vuote che risale la valle e la ridiscende carica di calcestruzzo.
Colonne di autobotti cariche di acqua che risalgono la valle e ne ridiscendono vuote, ciò poiché, sia in fase di frantumazione dello smarino sia per il successivo impasto con il cemento, sono necessarie ingentissime quantità di acqua di cui la valle è evidentemente sprovvista.
Colonne di automobili che seguiranno le carovane dei mezzi, con gravi disagi per la circolazione e rischi di incidenti stradali per i sorpassi azzardati che immancabilmente, purtroppo, ci saranno, con evidente grave disincentivo del traffico turistico.
Inquinamento da polveri derivanti dallo smarino, dalla sua lavorazione e polveri sottili per il traffico.
Inquinamento acustico sia l’intenso traffico che per la lavorazione, estremamente rumorosa del materiale, rumore accentuato dalla configurazione ad anfiteatro della valle, laddove nessun ostacolo naturale impedirebbe il propagarsi del rumore sino a raggiungere Lura, Blessagno, San Fedele, Cerano e Casasco.
Percolamento dei liquami derivanti dalla lavorazione del materiale (in alcuni punti le indagini geologiche hanno evidenziato la presenza di Arsenico, dati ufficiali di RL) che confluirebbero inevitabilmente nel Telo e quindi nel nostro lago e in zona di rigidissimo vincolo ambientale, vista la prossimità con la valle,
senza tralasciare lo stato e le condizioni della via Al Farèè, dotata di calibro che non permette non solo l’incrocio di due mezzi pesanti, ma, il alcuni punti nemmeno di due auto, con almeno due ‘ponticelli’ dalla staticità precaria e non adeguata al carico a cui saranno soggetti.
Tutto ciò per la durata di quattro lunghissimi anni, 24 ore giorno 7 giorni su 7, non essendo, giustamente, prevista alcuna pausa nelle lavorazioni del cantiere.
Evidentemente, qualora invece si parlasse solo del deposito di una certa quantità di smarino sino al riempimento della ex-cava, ciò sarebbe enormemente meno impattante e, nell’ottica del bene comune, sarà senz’altro accettabile per la Valle, che comunque, è bene ricordarlo, è la comunità che meno di tutte godrà dei benefici (indubbi) della variante. 
Ma se così fosse, cioè solo deposito, piacerebbe almeno saperlo, ed essere messi a conoscenza con esattezza dei programmi, di quanto materiale verrà portato in cava, con quanti mezzi per quale durata, se il traffico sia in qualche modo governabile, cadute le esigenze di produzione immediata del calcestruzzo, evitando magari il traffico nei fine settimana, nei mesi estivi di punta (luglio, agosto), nel periodo natalizio, preservando così, in qualche modo, il flusso turistico che in Valle ha conosciuto negli ultimi anni un ritorno importante, che verrebbe oltremodo vanificato da soluzioni differenti. 
Per la comunità della Valle, soprattutto del Comune di Centro Valle Intelvi, sarebbe anche opportuno sapere se come ristoro della grave quantità e qualità di disagi che sarà chiamata a sopportare, siano almeno state previste opere compensative.
Infine, il tessuto sociale della Val d’Intelvi, ricordiamo, è composto soprattutto da lavoratori che per raggiungere i rispettivi luoghi di operatività giornaliera debbono spostarsi, chi verso Como, chi verso la Svizzera. I disagi per questi cittadini saranno, prevedibilmente, ingentissimi. Ne deriverà un peggioramento della qualità di vita inestimabile. 

-    Alta Valle: qualora, come si vocifera, parte del materiale dovesse essere destinato ad una cava di Lanzo si segnala l’Ordinanza Provinciale  37144 del 22/09/21 che pone divieto di transito ai mezzi con massa superiore a 7,5 ton dal km 9+900 della SP 13 in località Pellio, cosa che, nel caso, costringerà i mezzi pesanti a deviare sulla strada del Pian delle Noci.  Con un po’ di fantasia non è difficile immaginare le conseguenze.

Ora, tutti noi, io per primo, facciamo un atto di fede e riteniamo che tutte queste problematiche e criticità siano state affrontate, valutate e mitigate, se non risolte, tenendo anzitutto in considerazione l’interesse primario della tutela dei Cittadini e del territorio e non del cantiere e delle sue lavorazioni. Ma in tal caso, ci piacerebbe saperlo ed essere esattamente e puntualmente informati.
Ringrazio fin d’ora, nella certezza che alla Cittadinanza vengano fornite le risposte e le rassicurazioni dovute. 

Marco Benzoni

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