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Tornando a casa con Davide Van De Sfroos

L'arte del dettaglio negli scatti del cantautore lariano

E' sempre difficile indagare l'animo di un artista. Ci sono così tante curve e angoli sensibili che è meglio andare piano anche quando pensiamo di ritrovarci a percorrere sentieri senza più segreti. Eppure, camminare con Davide Bernasconi, in arte Van De Sfroos, ti conduce all'interno di un cerchio magico dove scopri sempre qualcosa di nuovo. 

Da tempo stavo cercando di "ascoltarlo" anche guardando le foto pubblicate su Instagram o Facebook. In qualche modo tutti quegli scatti sono assolutamente suoi, parlano di lui esattamente come fanno le sue canzoni, sono solo un altro indizio, non certo casuale, del suo racconto: persone, luoghi, storie. Un po' come Pollicino, con le sue tracce Davide ti indica sempre la strada di casa qual è.  

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Allora gli ho chiesto di raccontarmele, di fare qualche nuovo passo insieme tra queste vie che nascondono segreti solo agli occhi di chi non li sa cogliere. E  proprio oggi, in questo giorno d'autunno in cui fa rumore solo la neve, ho fatto mio (e vostro) il suo sguardo curioso, quella sua magnifica capacità di saper leggere ciò che lo circonda, anche attraverso un obiettivo, e di plasmarlo con le sue mani.

"In casa avevo una vecchia reflex e qualche macchina di quando da bambino ero più il soggetto che l'autore. La fotografia professionale necessita ancora di altre attrezzature, ma con la tecnologia digitale è diventato più facile fare scatti interessanti. Le foto però non le studio, non le cerco: tutto è lasciato al caso, all'istante, al soggetto. Io dico che ogni cosa è già lì e chiunque può fotografarla. L'importante è riuscire a vedere ciò che ti interessa, esattamente come per una canzone, tu cogli un attimo e poi lo racconti. D'altronde ho sempre usato la fotografia come fosse un tacquino, appunti fatti di immagini. Da lì tutto riprende forma e inizio a scrivere". 

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"Quando c'è un bel tramonto tutti lo vedono, lo fotografo anch'io se mi capita. Ma ho sempre preferito abbassare il mio sguardo, cercare quei dettagli che sfuggono. Mi immergo nel mondo dei particolari. A volte esco con il proposito di fare foto con la musica giusta che accompagna l'immersione, canzoni nordiche con atmosfere elettroniche rarefatte. E' un modo per rimanere mascherati, per raccogliere ogni sasso che ha una piega. Poi succede che spesso le arricchisca di effetti che aumentano la sensazione del sogno, quella carica onirica che magari non le rende più belle ma certamente più evocative".  

"Durante il primo lockdown ho notato particolari che mi erano sempre sfuggiti. Era primavera e indagavo ogni angolo intorno a casa mia. La natura si stava riprendendo tutto e ho saccheggiato ogni suo istante, ogni suo piccolo movimento mentre tutto intorno era fermo. Abitulamente ho i miei luoghi che raggiungo a piedi o in macchina, ritornando negli stessi posti solo quando c'è una luce o una situazione atmosferica particolare. Come ho detto, ho un debole per i particolari ma anche per i volti. Alcune foto sono finite anche sui miei dischi, sulla copertina come in Pica! o all'interno di molti altri".

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Ah, la musica. Come si possono dimenticare le canzoni quando sei con Davide? Imposssibile, alla fine ti circondano. "Sai, mi sono reso conto che mi capita sempre più spesso in questo periodo di parlare a voce alta tra me e me. Ma soprattutto di cantare per chiunque si trovi sui miei passi, persino per i cavalli. Ma ho comunque avuto la fortuna di aprire una finestra live con i De Sfroos per la ristampa di Manicomi e sono sicuro che appena sarà possibile ci sarà spazio anche per riprendere questa esperienza che è stata straordinaria". 

Intanto ci sono anche nuove canzoni di Davide Van De Sfroos messe in cantina come il buon vino, a primavera ne uscirà una bottiglia, forse due: "Sono state scritte tutte prima della pandemia. Quando oggi le riascolto rimango colpito, colgo sfumature, rivedo la loro genesi e anche profezie involontarie come in Fiada, un inno al respiro, a prendersela con calma".

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Poi c'è una nuova canzone di una bellezza incredibile. Ho avuto la fortuna di ascoltarla lo scorso settembre insieme a Davide e a Gianpiero Canino, il manager, l'amico, a cui si deve riconoscere il merito di saper gestire la materia per quel che è: arte. "Probabilmente ti riferisci a Oh Lord. Una sorta di gospel lariano uscito d'istinto: Oh Signore, per favore dimmi cosa devo fare, dove devo andare. Quando usciremo da questa esperienza saremo ancora smarriti: chi segnato dalla rabbia, chi dalla solitudine. Siamo consapevoli ma impazienti e turbati. Come bambini che sottoposti a troppe regole poi finiscono per disubbidire".

Nevica ancora in Tremezzina. Allunghiamo il passo parlando un po' dei nostri dischi, di Bob Dylan, di Tom Petty, degli Smashing Pumpkins. Della musica che anche questa volta ci tiene vivi. Del nostro cammino incerto che ci ha portato ancora a casa mentre intorno si è fatto tutto bianco. 

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De Sfroos Gallery 2

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