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Tommaso, una voce fuori dal coro di una generazione che si sta arrendendo

"Oggi potremmo tornare davvero a fare quello che amiamo, ma sembra tutto come prima. Mi piacerebbe vedere la voglia di tornare a vivere".

Prima i lockdown, poi i tampoini, i vaccini, il green pass e infine il super green pass. Tutte misure applicate con rigore a livello nazionale all'insegna di un ritorno alla normalità. Quella normalità di cui più di tutti avrebbero bisogno i giovani. Eppure quella tanto agognata normalità sembra non interessi più molto. I più sembrano anestetizzati dalla paura anche quando non ce ne sarebbe bisogno.
 Arte, musica e cultura sembrano essere finiti irrimediabilmente all'angolo, presi a pugni costantemente dalla paura del covid. Tanto che oggi ancora si fatica a trovare le forze per riprendersi almeno quegli spazi che a norma di legge sono di nuovo (o ancora) concessi. Che fine ha fatto la voglia di vivere, di emozionarsi, di godere del tempo che passa afferrandolo prima che sia irrimediabilmente fuggito? Mentre i giorni scivolano via dalle mani qualcuno sogna di poterli afferare e farli risplendere e, sopratutto, risuonare di buona musica, nei locali e nelle piazze. Tommaso Imperiali, 22 anni di Como, è uno di quei musicisti che hanno dovuto mettere in stand-by sogni e ambizioni. E adesso che il ritorno alla normalità (o quasi normalità) sarebbe di nuovo possibile devono scontrarsi con la disillusione dilagante. Il pensiero che Tommy ha affidato a un post su Facebook sembra ben rappresentare lo spirito di chi non accetta e non accetterà mai che il mondo si fermi a questo punto, come se niente dovessere essere più come prima.

Eventi annullati, artisti che rinviano le date, locali autorizzati a fare concerti che “preferiscono non rischiare”, ragazzi che “forse non è il caso di andare a un concerto adesso”.
Un anno fa eravamo insieme in piazza a rivendicare l’importanza della cultura, dell’arte e della musica. 
Oggi siamo nelle condizioni di poter tornare davvero a fare quello che amiamo (banalmente grazie a vaccini, green pass e a una maggiore consapevolezza di chi decide cosa apre e cosa chiude) ma sembra tutto come prima.
Mi piacerebbe vedere la voglia di tornare a vivere, il desiderio di tornare insieme su e sotto ad un palco, il coraggio di sfruttare ogni occasione per organizzare qualcosa e di incazzarci se poi, oggettivamente, non si riesce a fare. 
Abbiamo lottato per due anni urlando che la musica è qualcosa di essenziale, che le canzoni salvano la vita (e ti fanno dire no, cazzo, non è ancora finita) e adesso che possiamo riavere tutto questo sembra che siamo noi i primi a tirarci indietro.
E vederci così mi fa male. 
So che delle mattine non è facile trovare la voglia di fare progetti, di fare promesse, di rischiare, di uscire, di crederci davvero a quello che dicevamo in quelle piazze. Ma, vi prego, proviamoci.

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