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Teatro di guerra: disertare la scena, disarmare il linguaggio

Riflessioni sul conflitto in Ucraina

Teatro di uno scontro fra la Russia e l’Occidente che ha per posta in gioco l’ordine (o il disordine) mondiale, l’Ucraina è anche il teatro di una rappresentazione della guerra dove i ruoli sono predeterminati e fissi, le narrative di parte si impastano con le politiche dell’informazione, i torti e le ragioni si dividono con un taglio netto che prescinde dall’analisi storica delle cause e degli effetti, le identità e il linguaggio si armano secondo la stessa logica del riarmo militare generalizzato.

In questa rappresentazione non c’è spazio per una prospettiva pacifista che significa in primo luogo, come il femminismo insegna, disertare queste logiche di scontro identitario e contrapposizione frontale, disarmare il linguaggio, articolare un’analisi delle differenze e dei conflitti - di classe, di sesso, culturali - che scompongono i due fronti del nuovo “scontro di civiltà” fra democrazie e autocrazie. In questa prospettiva, stare dalla parte delle vittime non implica solo la solidarietà verso il popolo ucraino aggredito e verso le donne e gli uomini che in Russia dissentono dalla strategia di Putin. Implica anche disegnare la mappa dei territori, delle figure sociali, dei /delle profughi/e che da questa guerra vengono sospinti in una condizione di marginalità e precarietà, e stringere con loro nuove alleanze transnazionali e transculturali. 

Martedì 17 maggio ore 18:00
Intervengono Alisa del Re (Studiosa Senior Università di Padova), 
Ida Dominijanni (filosofa e giornalista), Cristina Morini (ricercatrice e giornalista)
 Villa Sucota, via Cernobbio 19, Como
 
Ingresso libero 
info: far@fondazioneratti.org
fondazioneratti.org

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