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Torna l'ora solare: ecco quando spostare le lancette indietro di un'ora

Alle 3 della notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre dovremo spostare tutti gli orologi indietro di un'ora: potrebbe essere l'ultima volta

Dopo sette mesi ormai ci siamo: nella notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre dovremo spostare le lancette degli orologi un'ora indietro per il consueto passaggio passaggio dall'ora legale all'ora solare.
Il nuovo orario ci farà 'compagnia' fino al 31 marzo del 2019, sempre che l'Unione Europea non metta in pratica quanto annunciato da Juncker, ossia la possibilità di abolire il cambio dell'orario.

Stanotte potremo quindi goderci un'ora di sonno in più, visto che alle ore 3 di domenica le lancette dovranno essere spostate alle 2, facendoci recuperare quell'ora di sonno persa lo scorso 25 marzo, quando avvenne il passaggio contrario, dall'ora solare a quella legale.

Addio al cambio ora?

A fine agosto 2018, come scrive LeccoToday, la Commissione europea ha rilanciato l'idea di abolire il cambio dell'ora due volte l'anno, in seguito alla consultazione con diversi milioni di cittadini europei. A differenza di quanto emerso in un primo momento, ogni singolo Stato potrà però decidere se adottare l'ora solare o l'ora legale, anche se il presidente Juncker ha detto che in futuro "dovrà essere l'ora estiva a divenire la regola".

Ogni nazione deciderà quale fuso orario adottare

Ad ogni modo, i singoli Paesi avranno libertà di scelta. La competenza sulla decisione di quale fuso orario adottare è puramente nazionale: è oggi dei singoli Stati (tanto è vero che la Spagna adotta un fuso orario sfasato rispetto alla sua longitudine, in piena autonomia) e resterà dei singoli Stati anche domani. "E' sempre stata e rimane una decisione sovrana che ricade nella competenza di ciascun Stato membro", ha detto il viceportavoce capo della Commissione Europea Alexander Winterstein, durante un briefing con la stampa a Bruxelles.

Le regole in vigore oggi

Il regime attualmente in vigore, con una direttiva Ue, mira solo a effettuare il cambio di orario in maniera coordinata tra i vari Paesi, per armonizzare la transizione dall'ora legale a quella solare e viceversa, minimizzando i contrattempi e gli intralci che comporta un cambiamento di orari non coordinato tra i singoli Stati, specie per il settore dei trasporti e per quello della logistica.

Una rivoluzione a macchia di leopardo

Ma se ogni Paese deciderà per sé, quali sarerebbero gli effetti di una situazione così disarmonica? Secondo un articolo del Fatto Quotidiano, che cita uno studio della stessa Commissione, "ci sarebbero maggiori costi per gli scambi transfrontalieri, inconvenienti nei trasporti, nella comunicazione e nei viaggi, oltre a un generale abbassamento della produttività nel mercato interno per beni e servizi". D'altra parte ciascuno di noi può immaginare cosa possa significare avere un fuso diverso per ogni Paese. Attraversare il confine a Ventimiglia, per dirne una, potrebbe voler dire spostare indietro (o avanti) le lancette. Del resto era stato lo stesso portavoce della commissione Enrico Brivio a dire di non volere "una cosa a macchia di leopardo, non sarebbe buono il mercato unico". Ad ogni modo per ora si tratta solo di una proposta, anche se questa volta l'Ue sembra fare sul serio. 

Sette mesi di ora legale: quanto abbiamo risparmiato

Secondo le stime preliminari registrate da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, dal 25 marzo 2018, grazie proprio a quell'ora quotidiana di luce in più che ha portato a posticipare l'uso della luce artificiale, l'Italia ha risparmiato complessivamente 554 milioni di kilowattora (quanto il consumo medio annuo di elettricità di circa 205 mila famiglie), un valore corrispondente a minori emissioni di CO2 in atmosfera per 290 mila tonnellate.

Considerando che nel periodo di riferimento un kilowattora è costato in media al cliente domestico tipo circa 20 centesimi di euro al lordo delle imposte, il risparmio economico per il sistema relativo al minor consumo elettrico nel periodo di ora legale per il 2018 è pari a circa 111 milioni di euro. Nei mesi di aprile e ottobre si è registrato, come di consueto, il maggior risparmio di energia elettrica. Ciò è dovuto al fatto che questi due mesi hanno giornate più 'corte' in termini di luce naturale, rispetto ai mesi dell'intero periodo.

Spostando in avanti le lancette di un'ora, quindi, si ritarda l'utilizzo della luce artificiale in un momento in cui le attività lavorative sono ancora in pieno svolgimento.

Nei mesi estivi come luglio e agosto, invece, poiché le giornate sono già più lunghe rispetto ad aprile, l'effetto ''ritardo'' nell'accensione delle lampadine si colloca nelle ore serali, quando le attività lavorative sono per lo più terminate, e fa registrare risultati meno evidenti in termini di risparmio di elettricità. Dal 2004 al 2018, secondo i dati elaborati da Terna, il minor consumo di elettricità per il Paese dovuto all'ora legale è stato complessivamente di circa 9 miliardi e 100 milioni di kilowattora (quantitativo equivalente alla richiesta di energia elettrica annua di una regione come la Sardegna) e ha comportato in termini economici un risparmio per i cittadini di circa 1 miliardo e 545 milioni di euro.

Gli effetti sul corpo umano

Esistono approfonditi studi che documentano un cambiamento della qualità del sonno con il cambiamento di orario. Gli effetti negativi di questo disturbo colpiranno i "gufi", le persone che prediligono coricarsi alle ore piccole, e soprattutto le "allodole", che amano godersi le prime ore di luce del giorno. Secondo recenti statistiche in questi periodi dell'anno aumentano notevolmente gli incidenti stradali, verosimilmente legati a una minore capacità di concentrazione e ad un maggior rischio quindi d'incorrere in disattenzioni fatali. Consigliata attività fisica aerobica, a chi non soffre di pericolosi fattori di rischio cardiocircolatori. Vietate le abbuffate, ma anche lo spuntino di mezzanotte che appesantisce prima di andare a dormire.

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