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Emergenza freddo, aiutate a Como 160 persone: il 90% sono stranieri

La maggior parte proviene dal Pakistan e dal Nord Africa

Anche quest'anno le realtà del volontariato comasco hanno dato dimostrazione di grandissimo impegno e solidarietà nei confronti delle persone disagiate costrette a vivere in strada. Il servizio “Emergenza Freddo” promosso a Como dalla Rete degli enti e dei servizi per la grave marginalità, è riuscita – nonostante le difficoltà dovute alla pandemia da Covid-19 - a garantire un riparo complessivamente a 160 persone.

Le nazionalità

Secondo i dati raccolti dal servizio Porta Aperta della Caritas (aggiornati al 22 aprile) sono state 160 le persone accolte nei dormitori temporanei di cui (152 uomini e 8 donne). Per quanto riguarda la nazionalità 17 sono stati gli ospiti italiani e 143 gli stranieri.
Di seguito il dettaglio delle nazionalità in ordine decrescente di presenza: Pakistan (24), Marocco (21), Tunisia (19), Italia (17), Somalia (15), Nigeria (13), Ghana (8), Gambia (7), Senegal (7), Mali (5), Afghanistan (3), Algeria (3), Egitto (3), Camerun (2), Venezuela (2), Bangladesh (1), Etiopia (1), India (1), Iraq (1), Israele (1), Macedonia (1), Sierra Leone (1), Sri Lanka (1), Sudan (1), Turchia (1), Lettonia (1).
La composizione anagrafica è così suddivisa: minori di 25 anni (25), tra 26 e 35 anni (55), tra i 36 e i 55 anni (59), oltre i 55 (21).

Le strutture d'accoglienza

Tanti sono stati gli ospiti che hanno avuto accesso, anche solo per una notte, alle due strutture attive dal 29 novembre 2020: l’ex oratorio di San Rocco in Via Regina Teodolinda 61 (23 posti), gestito dalla Fondazione Caritas Solidarietà e Servizio onlus, e l’ex caserma dei Carabinieri di Via Borgovico 171 (35 posti), data in comodato d’uso dalla Provincia di Como al Comune di Como che ne ha assegnato la gestione a Fondazione Somaschi Onlus.
Nel computo complessivo sono comprese anche le persone ospitate in tre parrocchie della città di Como all’interno del “Progetto Betlemme” (8 posti).

Cosa è cambiato

«La disponibilità di più strutture, in un’ottica di accoglienza diffusa sul territorio – afferma Paola Della Casa, referente della rete – è sicuramente la novità più importante di quest’anno, insieme alla decisione di posticipare la chiusura di un mese da fine marzo a fine aprile. L’accoglienza in piccoli gruppi e in strutture diverse e più confortevoli ha avuto ricadute positive non solo sugli stessi ospiti, ma anche sul servizio prestato da volontari e operatori. Il bilancio di questi mesi è dunque positivo: un risultato frutto della collaborazione di tante realtà diverse che ringrazio per il grande contributo che hanno portato. Un grazie speciale va poi quest’anno ai volontari, di associazioni, gruppi o semplici cittadini, che pur in un periodo difficile, non hanno fatto mancare il loro sostegno assicurando la presenza in turni (sera, notte e mattina) e affiancando il prezioso lavoro degli operatori».

Uno grande impegno

Complessivamente sono stati 200 i volontari che hanno prestato servizio nei due dormitori in rappresentanza di una ventina di realtà diverse (in calce trovate l’elenco completo).
«Proprio a loro - le fa eco Beppe Menafra, referente del servizio Porta Aperta che ha coordinato l’accesso alle strutture -, rivolgo anch’io il mio grazie. Sono tuttora stupito per la loro grande disponibilità e generosità dimostrate, superando anche le perplessità determinate dal Covid: evidentemente la forte motivazione e la grande sensibilità sono stati più forti della paura».
Un grazie speciale va anche ai tantissimi cittadini che hanno donato un contributo economico per la copertura dei costi dei servizi integrando le risorse messe a disposizione dall’Amministrazione comunale di Como.

Collaborazione Comune-associazioni

«L’Amministrazione comunale - replica l’Assessore alle Politiche Sociali Angela Corengia - oltre al dormitorio di Via Borgovico in convenzione con Fondazione Somaschi, ha attivato la struttura di Via Cadorna, concessa in comodato da ASST e data in gestione a Croce Rossa, per l’accoglienza di persone senza fissa dimora e per minori stranieri non accompagnati positivi al Covid o in isolamento fiduciario. In complesso sono state ospitate 40 persone. Durante tutto il periodo il Comune di Como si è confrontato con Caritas, Fondazione Somaschi e con la Rete Grave Marginalità in modo da verificare l’andamento dei servizi e consentire uniformità di trattamento in tutte le strutture. Tale collaborazione ha garantito una gestione efficace e soprattutto attenta sia agli ospiti che al contesto cittadino in cui i dormitori sono inseriti. A tale proposito va rilevato che, malgrado i timori segnalati inizialmente dai residenti, non è emerso alcun problema di integrazione nei quartieri". 

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