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Lunedì 18 gennaio, ancora Dad per le superiori ma anche per le seconde e terze medie

Chiudere la scuola è come chiudere la porta al futuro

Se la sentenza del Tar sembrava avere aperto le porte delle scuole per un ritorno in classe, la zona rossa ha subito affossato ogni speranza. Insomma, a un anno dalla pandemia, con gli studenti delle superiori che non fanno lezione in presenza da febbraio dello scorso anno, fatta salva qualche breve parentesi ad inizio del nuovo anno scolastico, ancora non si è trovata una soluzione al problema: non attraverso il potenziamento dei trasporti, non con gli ingressi differenziati non con le lezioni a turni. Senza che mai sia stato scientificamente provato che le scuole siano un luogo di contagio, visto peraltro tutti i presidi di sicurezza che sono stati adottatti.

Ma da lunedì 18 gennaio alla Dad saranno nuovamente costretti anche i ragazzi delle seconde e terze medie, di nuovo spediti a casa con tutti problemi che questo provvedimento crea alla gestione quotidiana delle famiglie: senza una sola ragione che possa davvero spiegarlo, visto che quasi nessuno di loro peraltro si reca a scuola con i mezzi pubblici. Oltretutto va da sè che oggi, per come è organizzata e con gli strumenti che mette a disposizione, la Dad più che una modalità di istruzione è un alibi per le tante lacune delle istituzioni. L'acronimo si presta facilmente ad altre interpretazioni: "Dimenticati a distanza"; Disastro a distanza. Perchè la didattica, nella sua modalità da remoto, ha dimostrato di avere enormi lacune, non solo strutturali: meno ore, ore più corte, lavori di gruppo impossibili, socialità finita.

Tra le tante urgenze della pandemia, quella dell'struzione dovrebbe essere la più importante dopo quella sanitaria, quella su cui andrebbero concentrati gli sforzi maggiori per un ritorno alla normalità. Invece, oltre a piazzare qualche milione di ragazzi davanti a un pc, ma spesso anche solo con in mano un telefono, dentro piattaforme che avrebbero bisogno di ben altre connessioni internet, per la scuola non è stato fatto nulla di concreto se non acquistare degli inutili banchi con le rotelle. Passerà anche questo gennaio, forse persino febbraio, ma a marzo, con solo qualche mese di lezioni prima delle vacanze estive, rischiamo di trovarci al punto di partenza: esattamente nella stessa situazione precaria di marzo del 2020.  

In questo contestonon possiamo poi dimenticare l'università, dopo mesi di lauree su Skype e lezioni a distanza. Gli atenei hanno un ruolo fondamentale per qualsiasi paese civile: l'università è un luogo di confronto, di aggregazione, di studio, di crescita. L'università è il nostro futuro. Lo è la scuola in generale. Continuare a vivere alla giornata, dimenticando il domani, è un errore capitale che pagheremo salatissimo.     

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