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Luci al Sinigaglia, una cattedrale nel deserto

L'immagine di una città sospesa e impaurita dal covid

Fa davvero impressione vedere quelle luci nella notte. Da una parte tutta una città rinchiusa nelle proprie case dal coprifuco imposto alle 21, dall'altra uno stadio dove il Como gioca la sua partita di campionato contro la Pro Vercelli. Una sorta di messa senza fedeli, uno stadio senz'anima. È la fotografia di ciò che stiamo vivendo, di un paesaggio notturno irreale. Dove il calcio prosegue il suo balletto in un catino vuoto, in un silenzio surreale, mentre tutto intorno è buio.

C'è una terribile crisi sanitaria che sta mutando, chissà fino a quando, qualsiasi anelito di vita che non sia legato al lavoro. Siamo in una bolla, aggrappati alla vita in attesa che la tempesta passi. Distanziati, mascherati, impauriti. Senza il conforto dei nostri piccoli sollievi quotidiani. In attesa di buone notizie che non arrivano mentre proviamo a fare tutto quello che possiamo per tenere il virus lontanto dalle nostre case. 

E intanto il Como gioca e perde la sua partita, solo senza i suoi tifosi, mentre la città è in affanno. Con il suo respiro sospeso dal maledetto covid che nonostante tutto prosegue la sua corsa inarrestabile. rispettando le sue vecchie abitudini. Mentre riporre le nostre ci sta aiutando solo in parte. Ma in fondo quelle luci sono una sorta di speranza, un ultimo baluardo prima della bandiera bianca. Un tentativo, giusto o sbagliato che sia, di non arrendersi alla notte.  

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