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Giovedì, 25 Aprile 2024
Attualità Rovellasca / Via Roma, 1

Rovellasca, Katia costretta a tenere chiuso: "Assurdo, sono circondata da negozi aperti"

Vende abbigliamento e per questo non può aprire: "Ma qui sono tutti aperti: bar, edicole, ciclista, erboristeria e tanti altri"

Oltre a baristi e ristoratori sono tante altre le categorie di commercianti che hanno accusato il duro colpo inferto dalle norme restrittive anti-covid. Alcune categorie hanno accusato il colpo più di altre, come i negozianti di abbigliamento, quelli, per intenderci, che non vendono intimo ma solo vestiti. Ed eccoci, dunque, alla situazione di Katia Spanò, commerciante di Rovellasca. Il suo caso rappresenta uno dei tanti paradossi generati dalle restrizioni imposte dai dpcm nelle cosiddette "zone rosse".
Katia è titolare di uno dei due negozi di abbiagliamento di Rovellasca ed è una delle poche commercianti a dover tenere chiuso. Un'assurdità, come la definisce lei stessa: "Qui, praticamente, sono tutti aperti, dal fiorista al ciclista, dal bar che fa asporto all'erboristeria. Io sono davvero contenta per loro ma è a dir poco frustrante vedere intorno a me tutti i negozi aperti con via vai di clienti mentre io solo per il fatto che vendo abiti non posso lavorare".
Katia, però, è forte e tenace e non si è data per vinta. Non si è arresa a queste paradossali restrizioni e si è buttata con tutte le energie nella vendita online: "Però al momento devo continuare a pagare l'affitto del negozio e la vendita online non mi permette di guadagnare abbastanza da ripagare tutti i costi e ricavare qualcosa per vivere".
Katia sa bene che la normativa non prevede deroghe per casi come il suo. Anche se farebbe differenza a Rovellasca se i due negozi di abbiagliamento restassero aperti, i dpcm sono chiari: in zona rossa devono restare chiusi. "Mi trovo quindi a dover pensare a qualche strategia per superare questo divieto - spiega la commerciante delusa - per esempio potrei cominciare a vendere intimo, ma avrebbe ulteriori costi che non sarei sicura di recuperare".

"La mia speranza - conclude Katia Spanò - è che chi di dovere rifletta sulle assurdità di queste restrizioni che permettono di lavorare a un fioraio o a una cartoleria ma non a un negozio di abbigliamento".

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