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Si rischia davvero la terza guerra mondiale? Cosa rischia l'Italia? Parla l'esperto comasco di geopolitica

Giuseppe Gagliano del Centro studi strategici Carlo de Cristoforis è esperto di guerre economiche e intelligence

Una terza guerra mondiale avrebbe ripercussioni catastrofiche e nel caso dell'utilizzo di armi nucleari non ci sarebbe salvezza, se non per le classi dirigenti in grado di accedere ai bunker segreti. nella speranza che ciò non si verifichi non resta che stare a guardare i grandi della Terra che hanno in mano le sorti dell'Europa e più in generale del pianeta. Nel mentre possiamo solo cercare di capire meglio cosa sta succedendo e perché. L'analisi che Giuseppe Gagliano - presidente del Cestudec di Como ed esperto di geopolitica - ricompone in questa intervista può forse aggiungere qualche tassello nel complesso mosaico che costituisce l'ampio contesto in cui è maturata l'attuale situazione in Ucraina. 
Gagliano, lo ricordiamo, è autore di numerosi libri e pubblicazioni su questioni di intelligence, guerre ecnomiche e psicologiche.

Questa guerra oltre a preoccupare per il destino degli ucraini spaventa la gente comune anche per il rischio di azioni con armi nucleari. Quanto è reale questo rischio secondo lei? La minaccia di ricorrere alle armi nucleari è concreta o fa parte della strategia?

Allo stato attuale il rischio non esiste perché la NATO non ha a sua volta allertato le sue forze di deterrenza nucleare che, non dimentichiamolo sono presenti anche sul nostro territorio, vera e propria portaerei per le infrastrutture militari Nato/USA. Il ricorso alla deterrenza nucleare è stata una strategia di dissuasione ampiamente usata durante la guerra fredda sia da parte americana che da parte russa. Allo stato attuale, e sottolineo allo stato attuale, rimane solo un’arma di dissuasione.

Una terza guerra mondiale avrebbe come teatro ancora una volta principalmente l'Europa? C'è chi sostiene che sarebbe una guerra che USA e Russia combatterebbero fino all'ultimo europeo. E' d'accordo?

Al momento non esistono le condizioni per parlare di una terza guerra mondiale. Queste condizioni si realizzerebbero laddove ci fosse un intervento delle forze armate Nato e di quelle degli Stati Uniti su tutti i fronti, cioè sul fronte terrestre, aereo e marittimo. In questo caso, e solo in questo caso, la risposta russa potrebbe certamente essere quella di colpire le principali infrastrutture militari presenti in Europa, per esempio in Germania, ma anche in Italia.

Dove e quando ha sbagliato la diplomazia internazionale, ammesso che abbia sbagliato qualcosa? I rapporti economici tra molti Paesi UE e Russia sembravano sempre più fiorenti per tutte le parti.

La diplomazia europea ha posto in essere alleanze di natura politica e di natura economica con la Russia per lungo tempo, sia nel settore energetico che nel settore militare. Basti pensare al fatto che esistono quarant’anni di ottimi rapporti tra la multinazionale Eni e la Gazprom. Affermare, come si sente dire oggi, che Putin avrebbe violato il diritto internazionale significa dimenticare che Putin ha agito con analoghe modalità operative non solo in Crimea, ma continua ad agire in modo analogo in Siria sostenendo il regime autocratico di Assad insieme all’Iran. Infatti, sul fronte mediorientale cinque giorni fa sono giunti rinforzi rilevanti da parte delle forze armate americane in funzione anti-iraniana e anti-russa. Anche su questo fronte si sta combattendo una guerra. Affermare poi che in Europa la guerra è inconcepibile significa semplicemente dimenticare il sanguinoso conflitto in Kosovo che ha visto come protagonista non la Russia ma la Nato.

Le sanzioni economiche finora sembrano l'unica vera arma messa in campo dalla UE. Possono fare arretrare la Russia o possono piuttosto inasprire i toni e accelerare una escalation dagli esiti assai incerti?

La domanda è pienamente legittima ma allo stato attuale non è possibile dare una risposta risolutiva. Perché? Perché le sanzioni affinché possano essere realmente efficaci non solo devono essere applicate per un tempo ampio, parliamo cioè di mesi. Solo allora potremo sapere con certezza se sono state realmente efficaci. Fino a quel momento le trattative o meglio le carte di questa partita a poker che Putin sta giocando sono in mano a lui e non all’Unione Europea.

Il tema risorse energetiche è da considerarsi uno dei "campi di battaglia" dove si svolge il conflitto o è in parte anche una delle cause?

Oltre alle ragioni di ordine politico e geopolitico che hanno indotto Putin ad agire secondo una politica di produzione o di potenza allo scopo di contenere l’inaccettabile allargamento della NATO, vi sono certamente ragioni di natura economica legate sia alle risorse idriche sia a quelle delle terre rare presenti in Ucraina, ragioni queste che non devono essere trascurate né sottovalutate. Naturalmente, a scanso di equivoci, le motivazioni di questa offensiva russa rimangono principalmente di ordine geopolitico: in tutti i documenti della Nato e del Dipartimento di difesa americano è chiaramente scritto che sia la Cina che la Russia rappresentano un pericolo per l’egemonia globale americana. Per quanto riguarda i rapporti di natura economica non dimentichiamoci che proprio la Uninone Europea ha contribuito a esportare armi in Russia. Se fino a questo momento vi è un vero vincitore questo è il complesso militare industriale non solo Russo ma americano ed europeo. Piaccia o non piaccia durante le guerre le industrie militari raggiungono profitti elevatissimi.
Sulla questione prettamente energetica, l’Italia ha voluto cassare i progetti energetici lungimiranti di Enrico Mattei per consegnarsi alle Sette Sorelle, cioè a quella ristretta oligarchia che sta alla base dell’OPEC. L’aver rinunciato alla politica energetica di Mattei ma l’aver rinunciato anche ad avere una politica nucleare autonoma come quella francese fortemente voluta da De Gaulle, è stato un errore clamoroso che abbiamo pagato e continuiamo a pagare molto caro.

L'informazione restituisce una immagine di quanto sta accadendo che potremmo sintetizzare in "Putin contro il resto del mondo", come in un film hollywoodiano in cui c'è il super cattivo e ci sono le forze del bene che lottano per sconfiggerlo. Immaginiamo sia una visione riduttiva, ma quanto è riduttiva?

La visione che viene offerta dai periodici e dai social media è una visione dicotomica e attentamente veicolata, cioè pianificata dagli uffici di guerra psicologica presenti sia in ambito atlantico sia all’interno del territorio ucraino. Non dimentichiamoci, infatti, che esiste a Kiev una stazione della CIA che fu voluta dall’ex direttore Brennan. Nel corso di questi anni gli Stati Uniti hanno rafforzato l’addestramento delle forze armate ucraine sia nel settore dell’operazioni di guerra psicologica sia nel settore della Cyber difesa. Se Putin è diventato improvvisamente l’incarnazione del male, di Satana, dobbiamo chiederci come mai non lo fosse anche prima, quando aveva invaso la Crimea e soprattutto quando attraverso il gruppo Wagner ha costruito una storia di influenza in Libia in funzione anche antitaliana. Per non parlare poi del fatto, come dicevamo poc’anzi, che la guerra in Siria ha colpito e sta colpendo una popolazione civile inerme. Vogliamo forse affermare che le donne e i bambini siriani siano meno importanti di quelli ucraini?

Se dovesse, dio non voglia, scoppiare la terza guerra mondiale lei dove si rifugerebbe in caso di possibile attacco nucleare? Nelle nostre zone la gente dove potrebbe provare a trovare riparo?

Da nessuna parte perché i bunker atomici che sono installazioni militari segrete e che sono state costruite anche in Italia durante la Guerra fredda, sono per poche persone e cioè per le classi dirigenti, non per noi "comuni mortali", che saremmo sacrificati sull’altare della Ragion di Stato.

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