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Epatiti infantili, grave un bimbo in Lombardia: è stato trapiantato

Si tratta di una forma di epatite acuta grave di origine sconosciuta che ha colpito diversi bambini tra i 2 e i 5 anni in alcune parti d’Europa

Sono due ad oggi i casi di epatite infantile in Lombardia. Entrambi i bambini colpiti da epatite acuta di eziologia ignota sono attualmente ricoverati all'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Uno ha 11 anni e la bambina ne ha 6: il primo ha avuto la necessità di un trapianto. I casi di epatite acuta e eziologia ignota non sono nuovi e anche in Lombardia se ne affrontano diversi ogni anno. Ora la situazione è sotto stretto monitoraggio in tutta Italia e proprio due giorni fa la Sigenp (Società Italiana gastroenterologia patologia e nutrizione pediatrica) ha inviato uno studio per riuscire a ricostruire la reale situazione in Italia in merito ai casi di epatite acuta.

Come spiegano i colleghi di MilanoToday, l'obiettivo è quello di capire quanti sono i casi in questo momento in trattamento in tutta Italia, se siano maggiori rispetto agli anni passati o se addirittura si stia verificando un incremento anomalo.

Giovanni Di Perri, infettivologo, sui casi di epatite acuta grave di origine sconosciuta che ha colpito diversi bambini tra i 2 e i 5 anni in alcune parti d’Europa aveva sottolineato a Inews24 che “le indagini fatte al momento sembrano escludere, ad esempio, un agente per via alimentare. Nel 70% dei casi è stato isolato l’adenovirus 41, che però è associato a banali infezioni che possono anche interessare il tratto gastroenterico sotto forma di diarrea. Epatiti di questa gravità non sono attribuite, in genere, all’adenovirus 41”.

L’infettivologo spiega che i dati disponibili non sono abbastanza: “In questo momento è difficile capire di cosa si tratta. Il fatto che interessi i bambini e non gli adulti potrebbe riguardare l’assenza di una precedente memoria immunitaria maturata nella vita. Però questo non basta e non sembra trattarsi di bambini immunodepressi. È molto inquietante. Gli stessi dispacci non vanno oltre quello che dico, quindi in questa fase, formulare un’ipotesi è molto azzardato. È chiaro che il problema è da osservare molto attentamente. Sono certo che in Inghilterra stiano facendo tutti i rilievi necessari anche di microscopia elettronica sulle feci e una serie di caratterizzazione dei campioni”. 

Di Perri aggiunge che “la cosa è inquietante, francamente non sembra nulla di tipico. Lo screening dei virus noti sono tutti negativi e in questo momento non c’è nessuna associazione col consumo di particolari alimenti. I casi sono geograficamente lontani, per cui non sembrano esserci nemmeno fattori in comune come, ad esempio, l’inquinamento di un acquedotto”. 

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