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Sabato, 20 Aprile 2024
Coronavirus

Omicron, il nuovo covid: cosa sappiamo, cosa può succedere, cosa possiamo fare

L'analisi del virologo americano Silvestri tradotta dalla dottoressa Roberta Marzorati

La variante Omicron sta decisamente soppiantando la Delta anche in Lombardia. Tra le tante opotesi sulla sua minore pericolosità e su come potrà eventualmente mutare nei prossimi mesi, raccogliamo questo importante scritto del dott. Guido Silvestri, virologo che lavora negli Stati Uniti ad Atlanta. La sua analisi è stata tradotta con efficacia e semplicità dalla pediatra Roberta Marzorati, nota professionista che lavora a Como, che l'ha pubblicata sulla sua pagina Facebook. La riproponiamo integralmente anche qui. 

COSA SAPPIAMO

1. Omicron è molto diverso da Delta e dalle altre varianti, con 45 mutazioni rispetto al primo covid, di cui ben 15 proprio nella parte che si attacca alla cellula 

2. Omicron è chiaramente più trasmissibile di Delta & co, ed infatti le sta rimpiazzando un po' ovunque nel mondo. Questa aumentata trasmissione sembra legata ad un'alta affinità per il recettore ACE2 (il punto della nostra cellula a cui si attacca) e alla capacità di aggirare le risposte immunitarie anticorpali (e forse una migliore abilità di sopravvivere in aria)

3. Omicron procura meno malattia di Delta nell'animale da esperimento (diversi studi indipendenti hanno confermato questo dato) e sembra causare una malattia meno grave nell'uomo, con riduzione del rischio di ricovero ospedaliero per ora stimata tra 67-80%.

4. La minore patogenicità di Omicron sembra legata alla minore capacità di infettare le cellule e di far danni al tessuto polmonare profondo. Ciò corrisponde a un rischio minore di sviluppare una polmonite severa e al contrario una maggiore capacità di infettare le cellule delle vie aeree alte 

5. La minore capacità di Omicron di infettare il polmone è dovuto alla difficoltà della sua proteina spike di infilarsi nelle sue cellule ma di aver la strada più facile in quelle del naso, della faringe e della trachea

COSA PUO' SUCCEDERE

1. Lo scenario migliore è che Omicron si diffonda rimanendo come tale o magari affinando ulteriormente la sua capacità di dare una infezione delle vie aeree superiori (la c.d. "raffreddorizzazione", che alcuni hanno già ipotizzato); in questo caso l'ondata potrebbe essere molto alta come numeri di contagi, ma anche piuttosto rapida nel tempo e con letalità più bassa delle precedenti ondate.

2. Lo scenario intermedio è che Omicron, nonostante la ridotta letalità, alla fine causi comunque una mortalità assoluta importante nei soggetti non vaccinati o non altrimenti immuni, soprattutto se anziani o affetti da comorbidità, semplicemente come conseguenza del gran numero di infezioni

3. Lo scenario peggiore è che Omicron faccia "marcia indietro" sulle sue mutazioni e quindi torni ad essere efficace ad infettare il polmone senza perdere la sua aumentata trasmissibilità. La probabilità di questo scenario è piuttosto bassa, anche perché non riesco ad immaginare un motivo per cui tale variante dovrebbe acquisire un chiaro vantaggio evolutivo sulla precedente. Se muore il paziente anche il virus non sta meglio..

COSA POSSIAMO FARE 

1. Evitare la tentazione di pensare di controllare questo virus con metodi basati sull'imporre la separazione forzata ad oltranza tra le persone , metodi dimostratisi già scarsamente utili e certamente insostenibili contro le precedenti varianti ma anche contro Omicron stessa (vedi Australia e Olanda per due esempi recenti).

2. Spingere al massimo per la vaccinazione universale, comprese terze dosi (che danno protezione neutralizzante contro Omicron molto superiore alle due dosi), e compresa soprattutto la VACCINAZIONE DEI BAMBINI

3. Cercare di implementare al più presto gli antivirali che sono efficaci contro Omicron, usandoli in modo diffuso in tutti i soggetti infettati "a rischio", come per esempio i soggetti di età sopra i 65 anni e con malattie predisponenti al COVID severo.

4. Non dimenticarsi di potenziare al massimo la ricettività del servizio sanitario, ricordando che COVID in un modo o nell'altro si endemizzerà mantenendo probabili picchi stagionali di incidenza (sì, è stagionale, facciamocene una ragione), ai quali bisognerà essere preparati al meglio.

5. Cercare di fare tutti una comunicazione basata sulla scienza, priva di conflitti di interesse di ogni tipo, e soprattutto né catastrofista né minimizzatrice, ma focalizzata a spiegare quello che sta succedendo con chiarezza e semplicità, guidati come sempre dall'ottimismo che viene dalla conoscenza.

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