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Venerdì, 19 Aprile 2024
Coronavirus

Il nuovo Dpcm non esclude il rischio lockdown, ma si fa strada l'ipotesi dei colori rinforzati

Sarà determinante l'andamento delle varianti ma anche con Draghi sembra prevalere la linea del rigore

Un consiglio dei ministri sempre più diviso tra aperturisti e rigoristi. Nonostante l'asse del rigore sembrerebbe poter cedere, la realtà dei fatti sembra essere diversa e il mantra delle chiusure non subirà scossoni, non certo con l'arrivo del prossimo Dpcm, il primo a firma Draghi. Infatto un ulteriore inasprimento, dopo la conferma del divieto di uscire dalla propria Regione, è atteso col provvedimento al quale sono già al lavoro a Palazzo Chigi e al ministero della Salute.

La scadenza del Dpcm, l’ultimo siglato dall'ex premier Conte, è venerdì 5 marzo, ma la linea della discontinuità, unica vera novità del nuovo Governo, in linea con le richieste del governatori, imporrà il varo diversi giorni prima, a quanto pare entro questo fine settimana. Draghi al momento non sembra avvicinarsi nemmeno lontanamente alla linea di Salvini sulle riaperture graduali ma se ne discosta nei fatti (d'altro canto era stato lo stesso premier a parlare di governo di poche parole e tanti fatti) approntando un nuovo decreto e preparando un nuovo Dpcm che di fatto andrà verso una nuova stretta, seppure cercando di calibrare la tenuta sanitaria con quella economica.

Non un lockdown totale, non ancora visto che quello arriverà solo se la variante inglese dovesse davvero portare il contagio a raddoppiare velocemente e a crescere poi esponenzialmente, ma un rafforzamento dei divieti nella varie zone attribuite alle Regioni.  I primi contatti del Cts con gli uomini di Draghi a Palazzo Chigi sono serviti per mettere almeno su questo un punto fermo: con le varianti che minacciano una terza ondata, riaprire attività considerate dagli scienziati a più alto rischio sarebbe un suicidio. Così come è da rispedire al mittente per gli esperti la proposta delle Regioni di dare meno peso all’Rt e maggior rilievo ai ricoveri.

L'ordinanza del ministero della Salute sulle regioni in zona rossa, arancione e gialla

L'indice di contagio è il primo indicatore a muoversi. Al governo è stato addirittura proposto di vedere in senso restrittivo anche i parametri: in zona arancione, dove bisognerebbe finirci con Rt a 0,9 e non a 1, in zona rossa con l'indice di contagio a 1,24. Il tema è sempre quello delle temute varianti che hanno già portato anche in Lombardia alcuni comuni in zona rossa.

Il Dpcm, o decreto ministeriale o più propriamente decreto della presidenza del consiglio dei ministri, è un atto amministrativo emanato dal capo del governo nell'esercizio della sua funzione e che non viene sottoposto ad alcuna verifica. Spetta ai prefetti monitorare il rispetto delle misure adottate. E una stretta, o un lockdown, non è escluso con il provvedimento del weekend: come spiega il Corriere della Sera, la linea del premier è realista più che rigorista e per questo Palazzo Chigi attende i dati del report #41 del monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, per prendere decisioni "sulla base di dati specifici e appropriati".

Il decreto 22 febbraio 

In attesa del testo del decreto 22 febbraio, dove - con gli allegati - sarà possibile capire in base a quali segnali della situazione epidemiologica il governo si è mosso, ecco il comunicato di Palazzo Chigi:

Il Consiglio dei ministri, su proposta del Presidente Mario Draghi e del Ministro della salute Roberto Speranza, ha approvato un decreto-legge che introduce ulteriori disposizioni urgenti in materia di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. In considerazione dell'evolversi della situazione epidemiologica, il decreto dispone la prosecuzione, fino al 27 marzo 2021, su tutto il territorio nazionale, del divieto di spostarsi tra diverse Regioni o Province autonome, salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o motivi di salute. Resta comunque consentito il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione.

Fino al 27 marzo 2021, nelle zone rosse, non sono consentiti gli spostamenti verso abitazioni private abitate diverse dalla propria, salvo che siano dovuti a motivi di lavoro, necessità o salute. Gli spostamenti verso abitazioni private abitate restano invece consentiti, tra le 5.00 e le 22.00, in zona gialla all'interno della stessa Regione e in zona arancione all'interno dello stesso Comune, fino a un massimo di due persone, che possono portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali esercitino la responsabilità genitoriale) e le persone conviventi disabili o non autosufficienti. Nelle zone arancioni, per i Comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti, sono consentiti gli spostamenti anche verso Comuni diversi, purché entro i 30 chilometri dai confini.

Le richieste di Fontana

Intanto il governatore della Lombardia Attilio Fontana chiede la riapertura dei ristoranti, in sintonia con Salvini: "Molto meglio quattro persone che cenano al ristorante sedute a un tavolo distanziate, che gli assembramenti che abbiamo visto domenica davanti allo stadio di San Siro o la sera fuori dai bar",  dice in un'intervista a Repubblica. "La gente comincia ad essere esasperata. E poi finisce che magari a tavola a casa si trovano in ventiquattro", ha sottolineato l'esponente leghista, "meglio dare un po' di libertà controllata che regole rigide che vengono violate senza che nessuno intervenga". Per Fontana il governo Draghi è partito con il piede giusto: "Il ministro del Turismo Garavaglia, appena è stata annunciata la chiusura degli impianti di sci, è venuto qui a parlare con tutti i rappresentanti del turismo. La ministra Gelmini mi è sembrata molto aperta sui problemi che riguardano il nostro territorio".

Nessun commento, invece, sulla conferma del blocco dei trasferimenti tra regioni con il divieto di ricevere amici in zona rossa: "Non e' mai stata mia abitudine entrare nel merito delle scelte di carattere sanitario del governo. Che siamo ancora davanti a una situazione seria mi sembra evidente". Sulla possibile zona arancione in tutta la provincia di Brescia, Fontana ha spiegato di aver avanzato due ipotesi: "L'istituzione della zona arancione in tutta la provincia di Brescia con la chiusura delle scuole o in alternativa alcuni interventi localizzati in alcuni Comuni dove i dati sono piu' brutti". "La decisione la prendero' quando ricevero' la risposta dei tecnici da Roma", ha detto il governatore, "stiamo affrontando una fase nuova. Ed e' necessario avere la massima condivisione. Stiamo valutando quale decisione prendere in base all'andamento delle varianti e su dati sostanziali".

La variante Pasqua e i vaccini

Insomma, una nuova stretta giustificata dalla necessità di contenere i casi delle varianti che non escludono nemmeno l'ipotesi di un nuovo lockdown generale. Ma c'è anche ci sostiene che un altro mese di sacrifici sia necessario per riaprire a Pasqua. In verità sembra più un tentativo di addolcire la cura che una reale possibilità. Come sempre, infatti, con l'avvicinarsi delle festività il livello di guardia si è sempre innalzato e mai abbassato. Più facile immaginare che un eventuale graduale apertura arriverà non prima di maggio, sempre che la campagna vaccinale inizi a premere sull'accelleratore dimosgtrando poi di essere davvero efficace, visto che anche in questo case le notizie sono in bilico tra il trionfalismo e la prudenza. 

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