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Coronavirus Piazza Giovanni Amendola

La lettera di Paolo, barista di Como: "Cari Governo e Cts, incolpate la movida ma siete voi i responsabili"

Le domande senza risposte di un piccolo imprenditore massacrato dalle restrizioni

Non è solo una "strigliata" nei confronti di chi siede nella stanza dei bottoni, ma è anche e soprattutto uno sfogo e una richiesta d'aiuto la lettera aperta che Paolo Ceruti, titolare del Cornobobò di piazza Amendola a Como, ha indirizzato al Governo e al famigerato Comitato tecnico-scientifico. Le domande che Paolo pone alla politica e ai consiglieri scientifici sono semplici e chiare e richiedono risposte altrettanto schiette.

“Carissimi” Governo Tecnico e Comitato Scientifico,
Mi chiamo Paolo Ceruti e sono il titolare di un WineBar sito in Como; WineBar che da Novembre 2020 è chiuso per merito Vostro in quanto il mio orario di apertura coincide con quello di chiusura disposto dai Vostri decreti.
Chiuso nonostante sia in possesso di tutti i requisiti da Voi richiesti per poter lavorare in sicurezza: sanificazione, ingressi contingentati, numero massimo di posti a sedere ecc.
Penso, perciò, di parlare a nome di una intera categoria penalizzata dalle Vostre decisioni che aspetta a tutt’oggi una risposta esaustiva ad una semplice domanda: Perché?
Perché non mi è permesso lavorare dopo le 18:00 ? prima mi sarebbe consentito con lo stesso tipo di locale, clientela, prodotti e restrizioni ma dopo no. Cosa succede di così particolare dopo quell’ora per cui tutte le misure diventano improvvisamente inefficaci o non sufficienti al contenimento del virus?
Perché nonostante sia chiuso come tantissimi del mio settore sento ancora a distanza di mesi la mia categoria usata come capro espiatorio dell’aumento dei casi di Covid?
Facciamo un passo indietro all’estate 2020.
Da lì si è coniato il termine “MOVIDA” per colpevolizzare una categoria di locali pubblici come responsabili dell’emergenza sanitaria dell’Ottobre scorso.
Bene. 
Nessuno però ha ancora provato a giustificare con dati “reali” questa accusa perché, di fatto, non esistono.
L’estate scorsa le persone hanno vissuto più o meno liberamente la propria vita perché Voi glielo avete permesso, non perché i locali le hanno incentivate a farlo.
Inoltre, a livello, medico non trova alcun riscontro il fatto che i casi siano passati da quasi 0 a migliaia improvvisamente a distanza di 2\3 mesi dalla sopracitata estate. Quando sappiamo ormai tutti che l’incubazione del virus è di una decina di giorni.
Casualmente lo stesso lasso temporale che è passato dalla riapertura delle scuole a metà settembre e il conseguente congestionamento dei mezzi pubblici (bus, metro, treni).
Forse è stato più facile colpevolizzare i giovani ed i locali da loro frequentati mesi prima, che ammettere di non aver preso per tempo misure corrette e preventive per un rientro scolastico in sicurezza?
Qual è stata allora la Vostra soluzione?
Zona Gialla, Arancio e Rossa?
Cari Signori questa non è una soluzione dettata dal Virus ma dalla Vostra negligenza ed è solo un palliativo che non ha fatto bene a nessuno, semmai ha creato solo confusione e comportamenti difficili da controllare.

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Dopo mesi di “lockdown” accuratamente mascherato, credevate che al primo allentarsi delle misure la gente non si sarebbe riversata in strade e piazze per godersi un po’ di aria fresca?
Gli assembramenti dell’estate scorsa sono niente rispetto a quelli che state generando ora.
Certo perché ostinandovi a tenere chiusi ristoranti e bar dopo le 18:00, fate solo in modo che prima di quell’ora migliaia di persone cambino le loro abitudini e si concentrino tutte negli stessi posti alle stesse ore.
Complimenti!
Torno perciò alla mia domanda iniziale. Perché?
Perché se avete imposto agli esercizi commerciali restrizioni e regole per lavorare in sicurezza obbligate poi gli stessi a limitazioni di orari? Se un ristorante può lavorare con le suddette regole a pranzo (rischiando in questo periodo di fare anche tre turni) cosa gli dovrebbe impedire di farlo a cena?
Per assurdo abolire gli orari andrebbe solo a favorire il distanziamento sociale, perché così come è vero che si avrebbe lo stesso numero di individui in giro è altrettanto vero che sarebbe scaglionato su un numero maggiore di ore. Scusate ma anche un bambino delle elementari che sta studiando gli insiemi sarebbe in grado di arrivarci.
Lasciateci lavorare e di conseguenza vivere perché se non ci uccide il Virus lo fate Voi.
Aumentate pure i controlli come in altri Paesi. Sarei il primo ad essere d’accordo. Ma che siano controlli seri e indiscriminati. Nel senso che devono riguardare la collettività e non solo gli esercenti.
Pensate forse che a Novembre, Dicembre e Gennaio scorsi con chiusure a tappeto e coprifuoco i più o meno giovani non si siano organizzati con ritrovi in case o posti non localizzabili? 
Certo che lo hanno fatto e con l’aggravante che nessuno poteva minimamente controllare!
Concludo, confidando che questo mio pensiero possa giungere ad un orecchio capace di ascoltare e che quanto prima si creino i presupposti per tornare con consapevolezza ed educazione civica, ad una vita degna di chiamarsi tale.

Paolo Ceruti 

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