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Illusione scuola, Dad anche per i figli di medici e infermieri: "Siamo sconcertati"

Le decisioni contrastanti sulla possibilità per i figli dei medici e dei sanitari in genere di poter frequentare la scuola in presenza nelle zone rosse e arancione rafforzato fanno discutere

"Questo governo è qui e ora. Abbiamo discusso con tutti i presidenti delle giunte regionali, continuiamo a parlare con tutti" assicura il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo in Senato a un convegno promosso dalla senatrice Valeria Fedeli. "Abbiamo già pensato a interventi specifici per le autonomie scolastiche - ha aggiunto il ministro con riferimento al Pnnr - con la possibilità di disporre di risorse proprie, per poter gestire rapporti con le famiglie", soprattutto per gli istituti tecnico-professionali e per il Sud. "Stiamo lavorando intensamente su questo piano di ragionamento". Le Regioni vanno in ordine sparso sulle chiusure e gli elementi di confusione non mancano.

Dad anche per i figli di medici e infermieri in zona rossa? "Così non va"

Il qui e ora è infatti la terza ondata, e le scuole chiuse in molte regioni con modalità diverse da territorio a territorio. E ci sono criticità persino inattese. Una riguarda i figli di coloro che da un anno lavorano in prima linea contro il Covid, l'illusone che almeno per loro le scuole rimanessero aperte in presenza non è durata nemmeno un giono: "Siamo sconcertati per il susseguirsi di decisioni contrastanti sulla possibilità per i figli dei medici, degli odontoiatri e dei sanitari in genere di poter frequentare la scuola in presenza. Avevamo chiesto un cambio di passo nelle organizzazioni sociali, che consentisse alle professioniste e ai professionisti di conciliare la vita lavorativa con quella familiare: proprio oggi, invece, i nostri figli trovano chiuse in molte regioni, e senza preavviso, le porte dei loro istituti scolastici" spiega Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), che esprime "amarezza" da parte della categoria per "il nuovo 'pasticciaccio'" che coinvolge la scuola.

Non c'è tempo da perdere "Ripristinare subito la deroga", chiede. "Sino ad ora - ricorda la Federazione in una nota - anche nelle zone rosse i figli dei professionisti sanitari facevano parte delle categorie esentate dalla didattica a distanza. A stabilirlo il Piano scuola 2020-2021. L'obiettivo era quello di dar modo ai genitori di non doversi assentare dal lavoro, essendo la loro professione essenziale in periodo di pandemia. Il 4 marzo una circolare del ministero dell'Istruzione a presidi e dirigenti scolastici regionali, riprendendo quanto stabilito dal Dpcm del 2 marzo - firmato dal presidente del Consiglio Mario Draghi e in vigore dal 6 marzo al 6 aprile - specificava le modalità della didattica a distanza e le sue deroghe. Tra queste veniva confermata quella per i figli del personale sanitario, 'salvo ovviamente diversa disposizione delle ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni'".

Poi il dietrofront: "Una nuova circolare del ministero dell'Istruzione chiariva che nelle zone rosse o arancione rafforzato sono 'sospese le attività dei servizi educativi dell'infanzia di cui all'articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e le attività scolastiche e didattiche delle scuole di ogni ordine e grado si svolgono esclusivamente con modalità a distanza. E che alla regola ci sono solo tre eccezioni: l'uso di laboratori, alunni disabili, studenti con Bisogni educativi speciali. Nessuna menzione per i figli dei sanitari. Tanto che alcune Regioni, in primis la Lombardia e il Piemonte, hanno già emanato circolari che li escludono esplicitamente dalla possibilità di usufruire della didattica in presenza". "Chiediamo ai decisori di ripristinare subito la deroga per i figli dei medici e degli odontoiatri, siano essi dipendenti, convenzionati, liberi professionisti", dichiara Anelli. "E' un giusto riconoscimento del ruolo che, tutti in egual misura, ricoprono nella gestione della pandemia. Una società matura - ammonisce il presidente dei medici - non deve scegliere quali diritti garantire, deve erogarli tutti in maniera completa ed efficace. La scuola deve accogliere i figli dei sanitari, dando modo ai genitori di continuare a svolgere la loro professione con serenità".

"La scuola in presenza, nelle zone rosse, va garantita anche ai figli del personale sanitario"

"La scuola in presenza, nelle zone rosse, va garantita anche ai figli del personale sanitario. La categoria degli infermieri, che è costituita in larga parte da donne, infatti, non può trovarsi di fronte al vicolo cieco di dover continuare a lavorare al servizio della collettività nella lotta al Covid e vedersi costretta ad abbandonare i propri figli minorenni a casa". E' l'appello che il Nursind lancia al presidente del Consiglio Mario Draghi e ai ministri dell'Istruzione e della Salute Patrizio Bianchi e Roberto Speranza. "Mentre le più alte cariche istituzionali sottolineano la necessità di portare anche in Italia la parità di genere al livello della media europea - evidenzia Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato -, siamo costretti a denunciare l'ennesimo scollamento tra le belle parole e la cruda realtà dei fatti. Condividiamo e sosteniamo la richiesta d`aiuto che si sta levando in queste ore da parte delle infermiere madri che vivono in zona rossa. Chiediamo, quindi, al governo, un intervento tempestivo che allarghi anche ai figli del personale sanitario il perimetro delle categorie escluse dalla Dad".

Da lunedì 8 marzo quasi 6 milioni di studenti seguono le lezioni da casa, a Como già dall'inizio della settimana precedente. Ma il rischio è che aumentino nei prossimi giorni. La regola generale resta quella dell’apertura delle scuole di ogni ordine e grado solo nelle regioni bianche. Mentre nelle regioni gialle e arancioni è prevista la didattica in presenza per scuole d’infanzia, elementari e medie. Ogni Regione può adottare restrizioni e organizzazioni differenti. Intanto una certezza c'é: l'Italia è tra le nazioni d'Europa in cui si sono perse più ore di scuole. 

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