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Coronavirus

Tampone positivo, dopo 21 giorni può uscire dall'isolamento. Ma non andare al lavoro: la storia di Dario

La vicenda di un nostro lettore che ci racconta la sua odissea per uscire dal covid e le sue perplessità sulle "guarigioni d'ufficio"

Questa storia merita una riflessione. Perchè per quanto ci possano essere spiegazioni mediche e scientifiche dietro ad alcune decisioni, qualche domanda (dati anche tutti gli sforzi umani, sociali ed economici che stiamo facendo nella lotta contro il covid), questa storia la fa sorgere. 

Ci scrive in redazione Dario (nome di fantasia) che chiede l'anonimato, ma di cui chiaramente conserviamo mail e comunicazioni. Dario vive nella provincia di Como e, proprio perchè persona attenta e responsabile, si è sottoposto volontariamente ad un test rapido covid in prossimità del Natale, anche se non aveva nessun sintomo. Positivo. Da lì è cominciata l'odissea dei tamponi, ma comunque, anche in questo caso, il senso civico ha prevalso e Dario si è attenuto a ciò che gli veniva detto di fare. Dopo 21 giorni e 2 test risultava ancora positivo.

Anche se positivo, però, lo hanno considerato "guarito" e liberato, a livello medico, dalla quarantena, perchè "la carica virale era bassa". Ciò nonostante lui necessitava, per tornare al lavoro, di un tampone negativo.

E se positivo, come dicono alcuni studi, non volesse dire per forza contagioso? I numeri che ci vengono forniti su che basi si fondano?

Facciamo riferimento, ad esempio, ad un articolo apparso su Repubblica.it, di Cenzio di Zanni: « Gli esiti degli esperimenti in vitro del laboratorio di massima sicurezza dell'Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata, pubblicati sul Journal of clinical medicine, dimostrano che i pazienti positivi a lungo termine e guariti da almeno tre giorni, dal punto di vista clinico, presumibilmente non sono contagiosi»

Qui il primo nodo. Se i medici ti dicono che puoi tornare "in società" ma sei covid positivo al lavoro non puoi andare. Si presume che prima di essere reintrodotto in un ufficio, per esempio, si debba avere la certezza di essere negativo. 

Quindi sarà molto probabile che il tuo datore di lavoro ti chieda un tampone negativo che, come in questo caso, dovrai fare e pagare tu.

Ma lasciamo che sia Dario, con la sua precisa ricostruzione, a spiegarci bene quello che è accaduto a lui, ma sicuramente a molte altre persone. 

Covid positivo ma guarito?

«Mi chiamo Dario,
non sono il primo e purtroppo neanche l’ultimo segnato dalla malattia da Covid19, proprio per questo sento la necessità di condividere la mia esperienza ed esprimere le mie perplessità riguardo la gestione delle quarantene da Covid-19.

Ho effettuato volontariamente un tampone rapido pochi giorni prima delle feste e con sorpresa (essendo asinomatico) sono risultato positivo. Avvisato subito il mio medico curante, vengo contattato da ATS che fissa il primo tampone molecolare. Parte la segnalazione alle persone venute in contatto con me e inizia la quarantena di tutta la mia famiglia. Dal giorno di Natale in cui ricevo conferma della positività, effettuo su indicazione di ATS altri 2 tamponi: il virus non mi lascia. Arriviamo così a 21 giorni dall’inizio della quarantena e pur essendo ancora positivo, la stessa viene considerata finita. Mi si informa che i medici hanno stabilito che dopo tale periodo la carica virale è bassa e si può rientrare nella comunità senza arrecare pericolo. Questo è il nodo della mia perplessità! Alla luce della mancanza di elementi di comparazione (il covid-19 è una novità), come possono essere certi che tutte le persone “liberate” dalla quarantena ed ancora positive non possano contagiare ignari individui? E’ umano chiederselo…….Potremo mai uscirne con queste basi? Per mia esigenza lavorativa dopo ulteriori 7 giorni, ho voluto effettuare privatamente un tampone molecolare e risultato negativo mi sono recato al lavoro, a distanza di un mese. Permane il dubbio: ma siamo così sicuri che i contagi non siano in costante aumento per queste “guarigioni” d’ufficio? Non sarebbe meglio che si attendesse un tampone negativo prima di rientrare nella comunità lavorativa e sociale?
Le risposte le avremo probabilmente solo a fronte degli studi che verranno effettuati al termine di questa pandemia….ma nel frattempo i contagi aumentano.
Mi domando se non si possano migliorare le procedure, in modo da avere più sicurezza ed essere certi che gli sforzi di medici, infermieri e malati non vengano vanificati.»

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