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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Como, lo chef va dal medico perché non sta bene, licenziato via WhatsApp

Il fatto è accaduto in un ristorante del centro della città: "Siamo i nuovi schiavi"

I turni erano lunghissimi ed estenuanti ma lo chef non si è mai lamentato di questo. Credeva in quel progetto per cui era stato assunto i primi di luglio del 2022, in un ristorante in pieno centro storico a Como.

Contratto regolare (40 ore a settimana, primo livello) e sei mesi di prova. L'entusiasmo e la voglia di fare bene (e anche una paga tutto sommato buona) spingevano lo chef a non cedere alla stanchezza. Poi un giorno, dal nulla, è stato licenziato. Con un messaggio via WhatsApp mentre lui era dal medico, un messaggio che anticipava la raccomandata che sarebbe stata spedita dal titolare lo stesso giorno.

Ma riavvolgiamo il nastro di questa storia che ci racconta il protagonista, l'uomo che è stato licenziato. Dato che sono in corso le dovute verifiche e azioni legali e sindacali preferisce mantenere l'anonimato, almeno per il momento. Stesso motivo per cui ci riserviamo, qualora lo volesse, di riportare la versione del titolare.

"Sono stato assunto il 6 luglio 2022 ed ero molto entusiasta di questo progetto. All'epoca la titolare era affiancata da una società di gestione anche se tutto era sempre supervisionato e deciso da lei, per intenderci gli stipendi li pagava lei. A settembre avevo notato che qualcosa non andava tra la titolare e la gestione e infatti è stato licenziato il direttore e anche molte persone dello staff. Sono quindi andato personalmente a chiederle se avesse intenzione di mandare via anche me, ma in quell'occasione (e ho tutte le prove) sono stato rassicurato: mi diceva che io ero fondamentale soprattutto in quel periodo di transizione e che potevo stare tranquillo". Il lavoro prosegue, in turni spesso di 15 ore (dalle 9 del mattino a mezzanotte).

"Nel mio caso era una mia scelta quella di lavorare così tanto. Sono stato anche un imprenditore nel settore e quindi in virtù di un progetto in cui credevo non mi sono mai tirato indietro."

Ma qualcosa evidentemente non andava, specie dopo la richiesta di essere pagato per le ore straordinarie: "Le avevo chiesto quando avrei avuto il corrispettivo per gli straordinari, a voce in maniera informale. Il giorno dopo non c'erano più le telecamere e anche la macchinetta per obliterare i cartellini era sparita".

Parliamo di persone che lavoravano anche 80 ore a settimana. Che vuol dire 7 giorni su 7, dieci ore al giorno. Poi accade un imprevisto. La stanchezza inizia a farsi sentire. "Avevo problemi alla caviglia, forse perché passavo troppe ore in piedi, fatto sta che mi ritrovo delle ulcere sottopelle da curare. Faticavo a stare in piedi. Il 26 ottobre scorso, dopo il turno del mattino, intorno alle 14.30 chiedo di poter uscire per andare dal medico. Avviso la titolare che sapeva già da giorni che non stavo bene e anche via messaggio mi aveva invitato a riposare di più: "Ti faccio mettere una brandina in cucina", mi aveva detto. Vado dal medico che mi dice di prendermi assolutamente dei giorni di riposo e mi prepara le regolari carte da presentare al lavoro. Avviso di non riuscire a tornare al ristorante ma, di tutta risposta, ricevo un messaggio via WhatsApp dove mi veniva comunicato che ero licenziato. Io però ero già sotto malattia con l'Inps che aveva già trasmesso i documenti al datore di lavoro. Il motivo per cui ci tengo a denunciare pubblicamente questa vicenda è che un lavoratore non può ne deve essere trattato così. Io sono uno chef esperto e ho lavorato anche in Asia e non mi manca l'esperienza per cui ho già altre richieste da valutare. Ma ci sono i ragazzi, tanti, che sono stati licenziati o se ne sono andati perché mancavano i presupposti umani. Si è persa la correttezza e l'umanità". 

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