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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Vita da promoter a Como, quei 5 euro all'ora e le lacrime quando si torna a casa: la storia di Sofia

Viaggio nel mondo delle promozioni nei supermercati e mega store

Vi sarà capitato di passare nelle corsie dei supermercati o dei centri commerciali e vedere ragazze-i, ma anche signore in piedi davanti ai loro stand. Propongono assaggi, promozioni, spiegano come si può risparmiare e lasciano, a volte, volantini. Spesso ci passiamo davanti distogliendo lo sguardo, un po' come fosse una seccatura. È un lavoro faticoso quello del promoter, per tanti motivi: dover stare in piedi molte ore, essere affabili e non avere dietro alcuna certezza perché queste collaborazioni funzionano a chiamata. Biscotti, telefonini di nuova generazione, creme di bellezza: i promoter, specie nei fine settimana, sono dietro i loro banchetti, tra corsie affollate, con il sorriso d'ordinanza. Ma cosa si nasconde dietro quel sorriso?

Oggi vi raccontiamo la storia di Sofia, una promoter di Como. 

Ha 44 anni Sofia ed è di origine brasiliana anche se ha la cittadinanza italiana. Ha un diploma in campo contabile ma non lo ha validato in Italia. Ha cominciato subito a lavorare come promoter. È una donna spigliata e di bell'aspetto e anche se all'inizio non parlava perfettamente italiano è sempre riuscita a fare il suo lavoro con grande impegno e risultati. La paga, a ore, era di meno 5 euro netti. Questo significa che per stare in piedi 8 ore al giorno allo stand (nei centri commerciali o all'interno di negozi e supermercati) a fine giornata si porta a casa, quando va bene, 50 euro.

La pausa pranzo, gli orari e lo sconforto

"Ci sono delle agenzie che si occupano dei promoter e la paga è sempre questa, può variare (al massimo 6 euro all'ora) in base ai clienti, ovvero al prodotto che vai a promozionare. Il massimo che ho percepito per un giorno di lavoro sono stati 70 euro, era per dei cioccolatini. 

Ma questo è solo uno degli aspetti negativi. Oltre alla precarietà di un contratto a chiamata e alla paga bassa ci sono tante cose che rendono spesso umiliante fare questo lavoro. Molti titolari dei negozi non vogliono nemmeno che utilizziamo il loro bagno e spesso, anche in realtà grandi come superstore o centri commerciali, non possiamo mangiare negli appositi spazi dei dipendenti ma dobbiamo uscire fuori. Molte volte ho mangiato il pranzo in macchina. Il mio ragionamento sarà forse banale ma credo umanamente comprensibile: dovrei forse chiedere il reddito di cittadinanza? Anche per un'onesta lavoratrice che da 4 anni, pur con l'iniziale difficoltà della lingua si è messa in gioco proponendosi per un lavoro onesto e serio ma che viene trattata economicamente e umanamente così, la tentazione è forte. La cosa che mi ha stupita è che all'inizio credevo che questo trattamento fosse riservato solo a me perché di origini straniere. Negli anni, parlando con le altre, ho scoperto che il trattamento è uguale per tutte, anche per le italiane". 

Il lavoro, ci spiega Sofia, si svolge dalle 9.30 alle 18.30 con un'ora di pausa pranzo. Quattro anni fa percepiva 5 euro netti all'ora ma adesso la tariffa, in molti casi, è anche inferiore. 

Come lei anche Chiara, 35 anni che vive in provincia di Como. Entrambe hanno mandato il loro curriculum in giro e aspettano di fare colloqui. La prossima settimana tutte e due ne hanno uno, per fare le commesse. 

"A volte torno a casa e piango- dice Chiara. Perché sono stanca, perché sono stata trattata male o comunque con indifferenza. Perché ho lavorato 8 ore in piedi e le gambe mi fanno male. Perché non ho diritti ma non ho nemmeno alternative. Spero che questo colloquio come commessa a Como vada in porto. E spero che con le nostre testimonianze quando incontrerete in un supermercato un promoter lo tratterete con gentilezza".

1° maggio 1886

1° maggio 2023, Festa dei Lavoratori, ricorrenza che nasce per ricordare quanto accadde nel 1886 a Chicago quando, dopo le proteste e gli scioperi dei lavoratori per ridurre i turni da 12-16 ore a 8, i manifestanti davanti alla fabbrica McCormick furono caricati dalla polizia senza alcun motivo. Due di loro morirono. Molte cose sono cambiate da allora ma la situazione di molti lavoratori in Italia è ancora problematica. Molto. 



 

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