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Setificio al San Martino, ecco il progetto della Provincia

Bongiasca: "La democrazia è una grande ricchezza ma non deve degenerare in anarchia"

C'è chi lo ha già affossato, Adria Bartolich, chi lo ha esaltato, Giordano Molteni, e chi invece non si è ancora espresso specificamente ma ha fatto altre proposte, Barbara Minghetti. Intanto oggi a Villa Gallia, l'amministrazione Provinciale di Como ha ufficilamente presentato il progetto di fattibilità per il trasferimento del Setificio nell’area dell’ex ospedale psichiatrico San Martino.

Il presidente Florenzo Bongiasca, riferendosi alle polemiche di questi giorni, si è preparato un lungo discorso con il quale ha voluto ribadore le sue convinzioni. E in particolare sulla necessità strategica di trasferire la sede del Setificio all'interno dell'ex manicomio: "L'idea di rilancio dell'area del San Martino è una di quelle cose di cui si parla da tanto senza mai far nulla, un'area che - per chi non lo sapesse - ha rilevanza sovracomunale. Per questo abbiamo elaborato un progetto che non è certo definitivo - è uno studio di fattibilità  - ma sul quale chiediamo un confronto serio e costruttivo; tenuto conto che questo studio ha già ricevuto una formale condivisione da parte di Regione Lombardia e della Soprintendenza alle Belle Arti. E non credo di dovervi spiegare quanto siano fondamentali questi pareri".

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Il Setificio al San Martino

"Lo spunto per questo studio -a fferma Bongiasca -  ci è venuto dalle difficoltà in cui versa l'attuale sede del Setificio che, per anomalie strutturali, costa alla Provincia ogni anno un paio di milioni in manutenzioni straordinarie. Da qui l'idea di trasferire questa storica scuola - peculiarmente comasca – nella vicina area dell'ex ospedale psichiatrico  San Martino.  Lo scopo che abbiamo individuato è duplice:  dare una sede consona, moderna e funzionale al Setificio e  restituire la fruibilità di un importante polmone verde  alla città di Como. Ricordo che l'istituto di Setificio conta più di 1500 studenti ed è parte integrante della tradizione economica comasca. Non solo, ogni anno sforna un numero rilevante di soggetti qualificati e assorbiti con  continuità dal mondo del lavoro.

Parco pubblico

"L'area del San Martino, complessivamente circa 300 mila mq - ricorda Bongisca - da troppi anni è abbandonata a se stessa e deve tornare ad essere fruibile da parte dei cittadini.  Per questo abbiamo pensato ad un parco pubblico in cui siano presenti anche dei servizi culturali e ricreativi. Si è pensato, ad esempio, ad una nuova sede per il “museo della seta”, ad un “museo della memoria”, oppure a uno spazio teatrale e a spazi dedicati a relax e  pratiche sportive.
Il tutto - lo sottolineo -  senza rovinare la bellezza e la naturalità del luogo, ma ponendo finalmente termine ad anni di immobilismo. Non decidere, quasi sempre, equivale a peggiorare la situazione".

In sintesi

    1) Nuova sede moderna e efficiente per il Setificio
    2) Parco pubblico a disposizione dei cittadini
    3) Nessun aumento dell'attuale volumetria immobiliare
    4) ristrutturazione dell'attuale sede del setificio con destinazione probabile  al settore dell'istruzione (ma siamo disponibili a considerare altre idee).

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La stoccata politica

Voglio aggiungere in conclusione del mio breve intervento - a cui seguirà quello dell'architetto Monti ed, eventualmente, dell'ingegner Tarantola -  una veloce riflessione politica. La democrazia è una grande ricchezza di questo Paese meraviglioso che è l'Italia. A volte, però, la democrazia degenera in anarchia nel senso che ognuno fa quel che gli pare, o - peggio - dove chi ha  responsabilità, anche istituzionali,  non  decide mai nulla,  trincerandosi dietro mille scuse, vere o presunte. Con l'andazzo che si è impadronito della vita pubblica,  l'Italia si è completamente fermata negli ultimi  20/30 anni; dopo Tangentopoli c'è stata una difficoltà generale ad assumersi le responsabilità del proprio ruolo: il risultato è sotto gli occhi di tutti, il Paese è ingessato.  E' arrivato il momento, e forse siamo all'ultima chiamata, di cambiare registro, approfittando - se possibile - anche del treno di risorse del PNRR;  e si sa che certi treni passano una volta sola... non c'è, quindi, tempo da perdere. Io ho molti difetti, ma  non quello di non prendermi le mie responsabilità, e  - fino a quando sarò qui -  seguiterò a prendermele anche da Presidente della Provincia. Quindi, come ho sempre fatto, anche in questa occasione adotterò un metodo inclusivo ascoltando  tutti e   dando massimo spazio ad un dibattito che sia aperto, franco e pluralista.  Poi, però, la Provincia - insieme agli altri enti chiamati in causa - ed, in particolare, con la prossima amministrazione comunale di Como  dovrà fare delle scelte. D'altronde, lo ribadisco, siamo chiamati a  decidere perché ce lo impone il  ruolo e la responsabilità che abbiamo accettato di fronte ai cittadini quando siamo stati eletti o - per i dirigenti - quando hanno assunto determinate funzioni.  Come diceva Luigi Einaudi, permettetemi la citazione, dobbiamo  “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”. E questa è l'essenza di una democrazia, non solo giusta, ma anche viva e vitale. 

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Il progettista Monti

"Stiamo parlando di un progetto di rigenerazione che riguarda la fattibilità del trasfeirmento del Setifico al San Martino, questo è il tema. In uno studio di fattabilità come questo - spiega l'architetto Angelo Monti - occorre individuare le soluzioni orientate alla sostenibilità. Un lavoro che ho svolto in equipe: Stefano Seneca, Augusto Colombo, Erica Cantaluppi Nicole Ciancimino, Gaia Camareri.  persone che hanno competenze specifiche che mi sembrava opportuno mettere in campo data la complessità del luogo, fondata sul fatto che sia una delle aree strategiche della città (quasi grande quanto la città murata, ndr)".

"Nessuno mette in dubbio - aggiunge Monti - che tutto ciò ingaggia molti temi, perché se pensiamo che per decenni il San Martino è stato un luogo di esclusione e lo vogliamo o trasformare in un luogo di inclusione - che è poi il modo di fare città, ovvero di recuperare i suoi contesti ridandogli vitalità e funzione aperte all'uso pubblico - tutto ciò apre inevitabilmente infinite riflessioni. Noi abbiamo assunto alcuni indirizzi concordadoli con la Provincia e i principi in sintesi sono questi: sostenibilità ambientale perchè stiamo parlando di un luogo sensibile dal punto di vista ecosistemico, un luogo che ha una potenzialità enorme di costituire un pezzo di città pubblica. Ragion per cui qui non va consumato nuovo suolo, non solo per preservare il parco ma per il principio che non è più tempo di consumo ma di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo. Il secondo principio altrettanto importante è quello dell'innovazione, e conservare non significa congelare".

"Come innovo conservando? E' una bella scommessa - conclude Monti. Un grande restauratore dell'inizio del '900, Alois Riegl, austriaco, che inquadrava i valori di intervento sull'esistente proprio intorno a questi temi: il valore da conservare dell'antichità, il valore della memoria, però c'era indiscutibilemente il valore di non avere paura della novità. E quindi rigenerare non solo come un recupero ma rigenerare introducento elementi di novità sostenibile". 

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