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Oasi / Montorfano

Lago di Montorfano: la vecchia fabbrica del ghiaccio

Oggi è una magica riserva naturale, ma un tempo era una preziosa ghiacciaia

Il cambiamento climatico è lì da vedere anche quando, grazie ai frigoriferi che producono tutto il ghiaccio che vogliamo, ci dimentichiamo che una volta c'era un grande frizer che a Como lo produceva per tutti: il lago di Montorfano. E allora, vale la pena osservarlo oggi per quella splendida riserva naturale che è senza però scordare qual è stato il suo ruolo, anche sociale, nel passato.

Il lago di Montorfano è un grazioso specchio d'acqua placidamente adagiato tra le morene dell’Alta Brianza Comasca, il più piccolo dei laghi briantei, le ridotte dimensioni accrescono il fascino della natura rigogliosa che si sviluppa sulle rive, e racchiude in poche decine di ettari un ricco patrimonio di valori naturali ed antropici che ne fanno un territorio di straordinario interesse. La Riserva Naturale Lago di Montorfano è stata istituita nel 1984. La salvaguardia della Riserva è stata voluta per le importanti caratteristiche ambientali dell’area lacustre (biotopo) e per gli elementi paesistici e testimonianze storiche dell’ambiente circostante  (zona di rispetto) La superficie della Riserva Naturale Lago di Montorfano è di 89 ettari, di cui 51 dal Lago,  il territorio è compreso nei comuni di Montorfano e Capiago Intimiano. 

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La conca in cui giace il lago sembra un enorme catino abbracciato dal Monte Orfano, che svetta solitario, nel contesto paesaggistico, contrassegnato dall'armonica alternanza di acque, canneti, rilievi morenici boscati ed insediamenti antropici. Il lago e la sua fascia circostante custodiscono affascinanti testimonianze della storia dell'Uomo, dalle tracce di antichi insediamenti palafitticoli sino alle ghiacciaie, e gli ecosistemi complessi che lo compongono sono ricchi di biodiversità e allo stesso tempo estremamente fragili Le acque del lago di Montorfano non sono mai state interessate direttamente da scarichi fognari urbani o industriali, pur trovandosi in un’area densamente abitata e le sponde hanno conservato un buon grado di naturalità, tant’è che in passato era una delle mete balneari del turismo fuoriporta. All'intrinseco valore scientifico la riserva aggiunge una buona propensione alle attività didattico- ricreative. Nella zona si è infatti consolidata una intensa frequentazione di carattere ricreativo, favorita dalla vicinanza a centri urbani oltre che dalla bellezza del quadro paesistico.

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Le ghiacciaie

Il lago di Montorfano, nei periodi invernali, gela facilmente, anche se sempre meno, in superficie. Anni addietro, quando l'inverno era più rigido, lo spessore della lastra di ghiaccio che si formava era molto consistente e poteva raggiungere anche i 50-60 cm. Questo ha costituito un'importante fonte di lavoro per i montorfanesi: la superficie ghiacciata veniva tagliata con la scure in pesanti lastre, che poi venivano spinte a riva e frantumate in pezzi più piccoli, il ghiaccio così raccolto era poi depositato in apposite costruzioni, dette ghiacciaie, per essere conservato ed essere venduto nella stagione calda. Le ghiacciaie, che sorgevano nelle immediate vicinanze delle rive, erano costruzioni generalmente a forma circolare, posizionate in zone fresche e spesso costruite in parte sotto il livello del terreno.

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Possedevano sulla sommità una porta ed un'apertura attraverso cui il ghiaccio veniva introdotto. Le pareti di solito venivano isolate con pula di riso per evitare lo scioglimento del ghiaccio a contatto con lo pietra. La ghiacciaia più antica, detta "Giazerùn", è ubicata a sud-ovest della cascina Incastro (ora albergo-ristorante S. Andrea), e attualmente di essa rimangono solo i ruderi. Le ghiacciaie appartenevano a diversi proprietari che utilizzavano il ghiaccio per usi personali o lo vendevano. Agli inizi di questo secolo il conte Giovanni Barbavara fece costruire una grande ghiacciaia rettangolare, più moderna, all'imbocco della strada che porta al lido, dotandola di mezzi meccanici per il trasporto delle lastre dal lago: trasformò così la lavorazione del ghiaccio in una vera e propria industria. Nei mesi più caldi questo ghiaccio veniva insaccato, nelle ore più fresche della prima mattina, caricato sui carri e trasportato, secondo le richieste, nelle varie località vicine, tra cui Como, Cernobbio - Villa d'Este e perfino in alcuni paesi della Svizzera. Il commercio del ghiaccio terminò verso il 1950, con la diffusione prima del ghiaccio artificiale, più economico, poi dei frigoriferi.

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La torbiera

La torbiera rappresenta uno stadio intermedio della vita di un lago piccolo e senza molte possibilità di ricambio di acqua come è quello di Montorfano. Il materiale organico prodotto dallo sviluppo e dalla successiva parziale decomposizione delle piante, si accumula fino ad uno spessore tale che lo specchio d'acqua viene a poco a poco sostituito da un ammasso di sostanza organica, la torba appunto. La torba, che ha un colore bruno nerastro più o meno intenso, ed una struttura fibro-spugnosa, può costituire un combustibile, anche se il suo potere calorico è abbastanza basso.

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In occasione della prima guerra mondiale, a causa della scarsità delle fonti energetiche, venne predisposto lo scavo di alcune trincee per l'estrazione della torba, considerata un efficace surrogato per i bisogni industriali e domestici. Furono scavate cinque trincee, dalle quali veniva estratta la torba, che poi tagliata a quadri, era lasciata seccare al sole per ridurre il suo contenuto di acqua. L'attività estrattiva però, a causa di difficoltà operative (infiltrazioni d'acqua dal lago), non durò molto a lungo. Ancora oggi, l'occhio dell'osservatore attento può rilevare, nei prati e nei canneti, antistanti il lago i segni di quegli antichi scavi.

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