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Tutti i segreti della città fantasma

L'incredibile storia di Consonno, le foto dal drone e la gallery di un sogno infranto

Un panorama surreale ma assolutamente aderente alla sua incredibile storia. Quella di una conquista d'altri tempi, quando il denaro e la vanità sembravano non avere davvero ostacoli. Soprattutto negli anni '60, la stagione del boom economico. Di quel sogno, che per molti fu solo un incubo, oggi rimane tutta la desolazione che solo il fascino distopico di un futuro impossibile può lasciare. Eppure da questi ruderi ancora emergono tutti gli strati di umanità che hanno attraversato un luogo ancora in grado di conservare tutto il suo fascino decadente. Una storia che si può dividere in tre parti: quella prima dell'arrivo del Conte Mario Bagno; quella scritta dagli edifici arabeggianti, memoria di un lampo di lucida e pervicace follia; quella segnata dai graffiti sacri e profani di chi infine ha occupato questa città fantasma.

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Di sicuro, nel bene e nel male, qui si incontra tutto il vissuto di oltre mezzo secolo di storia. Un non luogo che anche la natura più che nascondere ha cercato di inglobare. Memoria storica di macerie umane che si raccolgono ad ogni passo dentro e fuori le mura di questo avanzo di città. Tracce di vita che, nonostante tutto, meritano ancora rispetto. Abbiamo visitato Consonno, che sorge laddove il Lago di Como lancia l'Adda lungo il suo corso, cercando di riportarne intatto il suo spirito, un'anima che merita uno sguardo attento. Nota: tutte le foto sono di Francesco Mantero, quelle della gallery sono invece dell'autore dell'articolo.

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La storia dell'antico borgo di Consonno nel comune di Olginate, è di quelle che sono retaggio dei ruggenti anni Sessanta, quando il "Grande Ufficiale Mario Bagno - Conte di Valle dell'Olmo", imprenditore del settore immobiliare, decise di acquistare in un colpo solo l'intero tenimento di Consonno, tipico borgo brianzolo sul Monte di Brianza. Tutto il borgo venne demolito per realizzarvi una improbabile città dei divertimenti, una sorta di "Las Vegas" della Brianza. Bagno mise insieme un'accozzaglia di reperti e testimonianze che richiamavano tutti i luoghi del mondo e della storia, che prese il posto dell'antico borgo, di cui vi racconteremo in queste pagine la storia e vi mostreremo inedite immagini. "A Consonno il cielo è più azzurro", recitavano gli striscioni di benvenuto di chi, varcata la porta d'entrata con due armigeri medioevali fantocci in posizione di guardia, saliva all'improbabile minareto.

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L'arrivo del Conte Mario Bagno

Per l'antico borgo di Consonno l'inizio della fine coincide con l'arrivo in paese del Conte Mario Bagno, eccentrico imprenditore, che aveva messo gli occhi sul minuscolo paese che sorge in una posizione panoramica facilmente raggiungibile da Como e da Milano. Il suo progetto per potersi realizzare aveva in cantiere una sola modalità: la distruzione dell'antico borgo e la costruzione di una grande nuova Consonno, ridisegnata come "Città dei balocchi". Siamo negli anni Sessanta, in pieno boom economico. L'attenzione ai valori ambientali non è ancora nata. Nella Brianza vengono costruiti enormi condomini, vaste aree di campagna vengono distrutte per fare posto ad interi quartieri, ma nessuno era mai arrivato a tanto. Ma nulla ferma il Conte Mario Bagno, che in quegli anni con la sua impresa edile costruiva strade, autostrade e piste di aeroporti in tutta Italia.

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Giunge quindi una data storica per l'antico borgo di Consonno: con atto notarile dell'8 gennaio 1962, le famiglie Anghileri e Verga, proprietarie per il tramite della Immobiliare Consonno Brianza di tutta Consonno, cedono tutte le quote di partecipazione della società alla famiglia Bagno: ne è capofamiglia il "Grande Ufficiale Mario Bagno, Conte di Valle dell'Olmo", come si legge nell'atto notarile, industriale, nato a Vercelli il 24 febbraio 1901, la moglie Edmea Beretta, casalinga, nata a Pavia il 17 maggio 1908 ed i figli Osvaldo Bagno, geometra, nato a Vercelli il 17 gennaio 1939 e Maria Teresa Bagno, casalinga, nata a Vercelli il 27 gennaio 1934. Il passaggio di quote e conseguentemente l'acquisto di tutto il borgo di Consonno avviene per il prezzo di 22.500.000 lire. Per Consonno è l'inizio della fine. "Costruirò una nuova strada" disse il Conte Bagno. Detto e fatto.  Da quel momento Mario Bagno, per gli anziani del posto, diventa il "Conte Amen".

L'imprenditore propone all'Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Luigi Viganò di realizzare una strada camionabile per unire Olginate a Consonno. Con delibera di Consiglio Comunale numero 30 del 1961 il Consiglio Comunale approva il progetto della nuova strada, che andava poi donata al Comune. La nuova strada fu presto realtà ad opera dell'impresa del Conte Bagno, ma da quella nuova via per un collegamento comodo ad Olginate iniziarono ad affluire, ruspe, camion e betoniere. Fu l'inizio della fine. 

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In un primo tempo il Conte Bagno diede ad intendere che le caratteristiche agricole del borgo sarebbero rimaste inalterate seppur integrate da un incremento turistico: in quel periodo inoltre la crisi dell'agricoltura indusse molta gente a lasciare il paese per trovare lavoro nelle industrie sorte a Olginate. Chi aveva scelto di restare a Consonno vedeva di buon occhio l'idea di far diventare Consonno un centro agro-turistico: gli alberghi avrebbero portato lavoro e turisti che potevano acquistare i prodotti della terra. Ben presto però il Conte Bagno fa capire che mira alla costruzione di una pacchiana Las Vegas della Brianza.

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L'imprenditore non si ferma davanti a nulla e casa dopo casa il vecchio borgo di Consonno cade: alla fine dei lavori si salveranno solo la Chiesa di San Maurizio con l'attigua casa del cappellano ed il cimitero, posto su un poggio a Nord di Consonno. I consonnesi ricordano ancora oggi i giorni della demolizione. "Le ruspe attaccavano le case con ancora all'interno gli abitanti o gli animali nelle stalle - ricorda Roberto Milani - bisognava scappare fuori in fretta e furia".

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Anche la collina adiacente al cimitero viene attaccata dalle ruspe: limita il panorama e il Conte Bagno la fa abbassare con esplosivo e ruspe, in modo che si possano ammirare da Consonno il Resegone e le Prealpi lecchesi. Consonno città dei balocchi nasce senza un progetto ma estemporaneamente: il Conte Bagno fa costruire quanto pensa una mattina ed il giorno dopo fa demolire quanto costruito perchè ha cambiato idea.

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L'opera delle ruspe muta l'equilibrio idrogeologico della zona: nel novembre 1966 le continue piogge favoriscono lo slittamento verso valle di ingenti quantità di fango e pietrisco; nell'aprile del 1967 un nuovo movimento franoso invade la strada che congiungeva le frazioni di S.Maria, Albegno e Parzanella con Olginate. Ma il conte Bagno non si ferma neanche di fronte ad una denuncia di "Italia Nostra". Alle vecchie case vengono sostituiti nuovi palazzi, sfingi egizie, cannoni, pagode, di tutto un po'. Ma le intenzioni del Conte Bagno sono ancora più preoccupanti e, per fortuna, alcune sue idee sono rimaste irrealizzate. 

Graffiti Città Fantasma

I vecchi abitanti che ancora lì risiedevano si trovavano "accampati" nelle baracche dei cantieri del Conte Mario Bagno. Nel periodo in cui ha funzionato è stato un paese dei balocchi: giostre, negozi ristoranti, attrazioni ludiche.. Una fatua attrazione figlia dell'epoca in cui la Brianza voleva imitare Las Vegas, L'eccentrico imprenditore tenterà un rilancio di Consonno negli anni Ottanta il cui primo tassello doveva essere la casa di riposo, ma la cosa non riuscì mai a decollare. Consonno diventa di anno in anno sempre più una città fantasma, ed il suo padre e padrone muore il 22 ottobre 1995 alla veneranda età di 94 anni. Eppure questo luogo ancora vive, anche di musica.

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